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Francesco dell'Oro, come aiutare i ragazzi a scegliere le superiori e come sostenerli nello studio

di Federica Baroni - 12.10.2015 - Scrivici

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Come scegliere la scuola giusta dopo la terza media? Come aiutare i figli se ci sono difficoltà scolastiche? Quale dovrebbe essere il metodo educativo degli insegnanti? Abbiamo chiesto al professor Francesco dell'Oro, esperto di orientamento scolastico, di rispondere a queste e altre domande dei genitori alle prese con figli adolescenti e scuola.

In questo articolo

Francesco Dell’Oro è stato il responsabile del servizio di orientamento scolastico del Comune di Milano e autore del libro "La scuola di Lucignolo. Le ragioni del disagio scolastico e come aiutare i nostri ragazzi a superarlo" (Urra).

Lo abbiamo intervistato per chiedergli qualche consiglio su come sostenere i figli alle prese con la scuola e come aiutarli a scegliere la scuola giusta dopo la terza media, partendo da un dato: la forte dispersione scolastica nel nostro Paese (il 17% secondo Eurostat).

Francesco dell'oro

Francesco dell'oro

Perché molti ragazzi abbandonano la scuola?

Per prima cosa posso dire che i ragazzi sono chiamati a scegliere la scuola superiore in un momento molto delicato come è quello dell’adolescenza.


Poi i ragazzi subiscono molte pressioni da parte dei genitori sulla scelta da fare. Spesso sono mamma e papà a spingere i figli verso un liceo, senza valutare che questa scelta li potrebbe mettere in difficoltà in seguito. A volte noi adulti esercitiamo su di loro pressioni che poi li mettono in sofferenza.

Come può un genitore aiutare il figlio a scegliere la scuola giusta?

Solitamente do tre suggerimenti. In primo luogo i genitori non dovrebbero premere per il liceo a discapito dell'istituto tecnico o professionale. Basti pensare che oggi la maggior parte dei ragazzi che si rivolge al servizio orientamento perché in difficoltà con la scuola sono proprio quelli iscritti al liceo scientifico o al classico.


Di conseguenza, il secondo consiglio è quello di aiutarli a capire che cosa li interessa davvero, che cosa li appassiona.


Il terzo consiglio è cercare di rendere i ragazzi consapevoli della scuola che scelgono. Quando un ragazzo sceglie una scuola deve capire bene il tipo di impegno che richiede. Ossia quante ore al giorno dove stare sui libri. Quando ai ragazzi chiedo perché hanno scelto una scuola dove si studia il greco e il latino, molti non sanno rispondere.... Probabilmente hanno scelto per loro i genitori.


Come può un genitore aiutare e sostenere il figlio adolescente a scuola?

Bisogna sempre aver presente che le regole degli adulti arrivano ai ragazzi solo se loro si sentono stimati e valorizzati.


Quindi è fondamentale che i genitori lavorino sull'autostima dei figli. Gli adulti spesso davanti alle difficoltà scolastiche danno subito le loro soluzioni, tipo: "Devi studiare di più" oppure frasi che feriscono l'anima dei ragazzi come "te l'avevo detto..."

Invece bisogna sostenerli, ad esempio dicendo: "Guarda, può succedere un brutto voto..." e lasciar loro il tempo di metabolizzare e trovare soluzioni.

E se ci sono difficoltà che cosa fare?

Forse hanno perso la motivazione. Quindi è importante cercare di rimotivarli sostenendo la loro autostima. Sempre evitare giudizi e frasi, magari dette senza pensare, che li mortifichino, ad es: ""Scrivi come un cane", "sentiamo il genio...", "guarda che brava tua sorella"...

A volte a ferirli ci pensano gli insegnanti. Esistono docenti che trasmettono curiosità e amore per quello che insegnano, ma purtroppo ce ne sono molti di più che si limitano ad attenersi al programma didattico. Come si può appassionare un ragazzo alla storia quando la si insegna paragrafo dopo paragrafo e interrogando "da pagina x a pagina y", facendo perdere completamente la visione d'insieme degli eventi e del fascino che possono trasmettere a un giovane? Ma è così difficile immaginare tre o quattro aree tematiche sulle quali avviare un laboratorio di ricerca con approfondimenti, confronti, visite a musei, interviste... in modo che i ragazzi diventino protagonisti di quel sapere?

E poi i voti: spesso feriscono. La scuola dovrebbe essere il luogo elettivo dell’errore, quello in cui, quando un ragazzo sbaglia, ha accanto un professore che lo aiuta. Invece la valutazione si è imbrigliata in una sterile logica matematica del voto.

Leggi anche: Il decalogo per andare bene a scuola


Insomma alla base c'è una scuola che non funziona?

Io voglio molto bene alla scuola pubblica italiana. Ma dico anche che ci vorrebbe un respiro pedagogico diverso. Gli insegnanti non se ne rendono conto ma hanno una responsabilità enorme e un ragazzo ferito a quest'età, non guarirà più.

Un docente non dovrebbe limitarsi a guardare il risultato scolastico di un alunno, ma valutare la sua capacità d'ascolto, come lavora in gruppo, quanto è autonomo, se interviene in classe... tutte queste sono doti che in un futuro lavorativo saranno molto più importanti di un bel voto in matematica.


La nostra scuola, se non cambia organizzazione, metterà in difficoltà sempre di più coloro che sono meno inclini all’apprendimento. Così com'è, è una scuola che porta avanti solo un piccolo gruppo di alunni, le eccellenze, che io chiamo la punta dell'iceberg. Tutti gli altri rimangono sotto.


Sarebbe necessario riformare le competenze, la didattica, i testi scolastici, il sistema di valutazione... Leggi anche: Scuola italiana bocciata dalla Ue

Davanti all'insegnante che "ferisce" è meglio cambiare scuola?

Prima di prendere una decisione del genere è bene che i genitori vadano a parlare con l'insegnante per capire le sue ragioni. A volte parlando in modo educato e sereno si possono risolvere le incomprensioni. Certamente se non c'è una via d'uscita, è meglio cambiare.

In conclusione?

Prima di tutto ci vorrebbe una scuola che non ferisca l'anima: che dia valutazioni più rispettose della persona. E che non miri solo a finire il programma ministeriale ma renda gli studenti più attivi e protagonisti delle lezioni. In questo modo saranno gli studenti ad appassionarsi e ad approfondire i temi.


Poi anche i genitori devono lavorare sull'autostima dei figli, evitando frasi umilianti in caso di difficoltà.

Bisogna lasciare al ragazzo il tempo di capire gli errori e correggersi.

Oggi poi si esagera con le ripetizioni, e il messaggio che passa al ragazzo è che lui da solo non ce la può fare. Anche così si abbassa l'autostima e gli si toglie il ruolo da protagonista.
Infine, basta considerare come unica scelta possibile solo il liceo in base al falso mito che il "sapere" è meglio del "saper fare"! Invece è importante fare scelte consapevoli che rispecchino le attitudini dei nostri ragazzi e i loro tipi di intelligenza.

Guarda la VIDEO intervista per migliorare l'autostima dei bambini

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Aggiornato il 27.09.2017

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