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Troppi antibiotici ai bambini italiani

di Maria Cristina Renis - 09.09.2011 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Febbre, tosse, raffreddore, bronchite o diarrea o altre infezioni virali: nell'80% dei casi sono causati da virus e contro i virus gli antibiotici non servono. Anzi sono un danno alla salute dei bambini. La denuncia arriva da un convegno che si è tenuto a Milano, all'Istituto Mario Negri di Milano

La metà dei bambini italiani (il 52%) assume almeno un antibiotico all'anno, contro il 14% dei bambini inglesi. Troppi. La maglia nera tra le regioni italiane va alla Puglia, con il 69% dei bambini che assume antibiotici almeno una volta all'anno. Quasi sempre i motivi della somministrazione sono rappresentati da malattie dell’apparato respiratorio, quindi faringiti, bronchiti, febbre e a volte anche semplici raffreddori.

I dati sono stati presentati venerdì scorso al convegno “Uso razionale dei farmaci per i bambini e i loro genitori: un obiettivo dinamico e strategico”, tenutosi all’Istituto Mario Negri di Milano, da cui è anche emerso che alcuni antibiotici sono prodotti soltanto per il mercato italiano.

Perché i bambini assumono tanti antibiotici?

“In Italia, forse per preoccupazione dei genitori, vengono dati ai bambini farmaci anche laddove non è richiesto - sottolinea Maurizio Bonati, Capo del Laboratorio per la Salute Materno-Infantile dell’Istituto Mario Negri di Milano -. L’antibiotico, infatti, non è necessario per curare un banale raffreddore,cioè un’infezione di origine virale: sono virus che devono sfogarsi e che contribuiscono a creare gli anticorpi nel bambino. Spesso quindi viene utilizzato un gran numero di antibiotici che quasi mai invece sono indicati. La faringite, per esempio, è frequentemente dovuta a virus, in particolare nei primi tre anni di vita, e contro i virus gli antibiotici non hanno efficacia”

Ma come fare a riconoscere una faringite dovuta a un batterio contro il quale invece l’antibiotico è utile? "Il pediatra - spiega Bonati - in base ad alcuni sintomi e segni del bambino, come per esempio febbre alta, presenza di linfoghiandole ingrossate, età scolare, assenza di raffreddore, forte mal di gola, cefalea, potrebbe eseguire un tampone faringeo prima di usare un antibiotico".

Spesso però sono i pediatri che vogliono somministrare da subito l'antibiotico. Bonati consiglia in questi casi "di porsi in un rapporto critico nei confronti del medico, anche quello verso il quale si nutre la più completa fiducia.

E' necessario che il genitore si informi correttamente prima sul ruolo dell’antibiotico e sul tipo di infezione che ha contratto il bambino". Insomma, il genitore "deve chiedersi e chiedere il perché e insinuare il dubbio nel pediatra se davvero è il caso di somministrare l’antibiotico o se il disturbo è destinato a risolversi spontaneamente nel giro di qualche giorno in più.

"Se si tratta di febbre, mal di gola, tosse o diarrea o altre infezioni virali, queste possono essere curate anche senza antibiotici. Infatti le varie famiglie di antibiotici non sono efficaci contro infezioni di natura virale come il raffreddore o l’influenza; ripeto, in questo caso è del tutto inutile, oltre che potenzialmente dannoso, somministrare al bambino un antibiotico in caso di febbre perché essa potrebbe essere causata da un virus contro cui il farmaco non ha alcun effetto".

L'80% delle infezioni ha origine virale, l'antibiotico non serve

Sulla stessa lunghezza d'onda Federico Marchetti, della clinica pediatrica presso l’Istituto per l’Infanzia Burlo Garofolo di Trieste. “È difficile dire se la somministrazione dell’antibiotico sia giusta o sbagliata. Una cosa fondamentale che i genitori dovrebbero ricordare è che i bambini di età prescolare soffrono in media 4/5 episodi all’anno di infezione respiratoria con stati febbrili: un numero che aiuta il genitore a pensare che il proprio bambino non è fuori dall’usuale".

"Certo, c’è il piccolo con difese immunitarie più basse o quello si ammala di meno, ma questo numero di infezioni rientra nella media. Di queste circa l‘80% inizialmente sono di origine virale, perché si tratta quasi sempre di bambini che vivono la comunità degli asili nido o delle scuole materne, il che favorisce il diffondersi delle malattie e delle resistenze.

"Se il bambino che ha contratto questo tipo di infezione sta relativamente bene, gioca e interagisce anche con febbre alta, è il caso di attendere l’evoluzione, che può essere variabile a seconda dei casi e a volte destinata a risolversi spontaneamente.

Un raffreddore, una volta che si sfoga, passa anche senza l’aiuto di farmaci.

"Diversamente se il bambino respira male e le condizioni generali sono compromesse ci vuole un occhio di riguardo da subito. Le complicanze in questo tipo di infezioni per fortuna sono piuttosto rare. In questi ultimi due casi, tuttavia, è preferibile optare per la somministrazione dell’antibiotico. L’importante è capire le circostanze in cui l’attesa è ragionevole e somministrare i farmaci somministrati in casi di estrema necessità”.

A volte è la stessa mamma che insiste per avere l'antibiotico. “Può succedere che ci sia la richiesta da parte del genitore che il bambino guarisca subito, o di mamme sempre in ansia che per la salute del proprio bimbo, sono capaci di tempestare di telefonate il medico anche per un banale nasino che cola. Il pediatra, quindi a volte, si muove secondo “l’idea” della mamma. Si tenga presente infine che un’eventuale complicanza di un'infezione, non curata subito con antibiotici, non poteva essere impedita con uso preventivo degli stessi".

L'antibiotico inutile fa male alla salute del bambino

“L’organismo del bambino può risentirne - spiega Marchetti - "Ci sono infatti, delle situazioni in cui l’antibiotico non dà spiegazione, oppure, a lungo andare, se il piccolo viene spesso “imbottito” di antibiotici, si può arrivare anche all’allergia al farmaco. Infine può portare disturbi gastrointestinali, come mal di stomaco e diarrea, giusto per citarne alcune, a testimoniare l’intolleranza".

"Da ultimo, ma non sicuramente per ordine di importanza, è l’assunzione di antibiotici anche quando non serve. Se per esempio, viene somministrato, una cura di questo farmaco per una banale infezione virale, ma non sarebbe necessaria, in un secondo momento, magari a causa di una ricaduta, la situazione peggiora per il sopraggiungere di un’infezione batterica più importante. In questo caso, l’assunzione dell’antibiotico, che potrebbe essere idonea, non risulterebbe efficace.

Insomma, in Italia c’è bisogno di una maggiore razionalità nell’uso degli antibiotici”.

Serve l'antibiotico? Rispettare i tempi di somministrazione

A volte però gli antibiotici servono davvero. In quel caso come devono essere assunti? "La durata di una cura a base di antibiotici varia molto e in genere dipende dal tipo di farmaco: ci sono quelli da somministrare per 15 giorni, altri sono efficaci in tre giorni, per altri ancora basta un’unica dose - spiega il pediatra della clinica pediatrica triestina - In ogni caso quando si inizia una terapia antibiotica è molto importante che la cura venga protratta per tutto il tempo indicato dal medico; se la cura viene sospesa prima del tempo ci può essere il rischio che i batteri responsabili dell’infezione vengano debellati solo in parte e che, rimanendo un parte latenti, la malattia progredisca anziché essere sconfitta".

E continua: "È importantissimo anche rispettare gli intervalli di tempo tra un’assunzione e l’altra: dopo alcune ore dalla somministrazione il farmaco viene smaltito dall’organismo ed è necessario ridare al bambino una nuova dose perché il medicinale fa effetto solo se, nel circolo sanguigno, raggiunge determinati livelli che devono mantenersi stabili per tutta la durata della terapia".

Uno dei luoghi comuni più difficili da sfatare è quello secondo cui gli antibiotici indeboliscono il fisico del bambino. "In realtà - spiega il medico - è l’infezione la responsabile della debilitazione dell’organismo, mentre l’antibiotico contribuisce ad alleviare la sofferenza del bambino e a rafforzare le sue difese immunitarie che non sono state in grado di proteggere l’organismo dall’infezione.

"Durante la terapia antibiotica non è necessario seguire una dieta particolare ma si deve tener conto della possibilità, direttamente connessa al naturale decorso della malattia, che il bambino abbia meno appetito del solito. Inoltre, tenendo conto del fatto che una terapia antibiotica ha lo scopo di combattere i batteri e c’è quindi il rischio che venga attaccata anche la flora batterica intestinale, può essere utile integrare la dieta con dei fermenti lattici.

Soprattutto in caso di febbre è necessario controllare che il bambino resti ben idratato, facendo in modo che assuma una maggiore quantità di liquidi; è bene anche evitare l’esposizione al sole perché alcuni farmaci sono foto-sensibilizzanti e possono causare la comparsa di macchie sulla pelle. Una volta terminata la terapia è opportuno buttare (in uno dei centri di raccolta dei farmaci) gli antibiotici già aperti".

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