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Scuola Reggio Emilia, principi e obiettivi per il bambino

di Marzia Rubega - 08.09.2014 - Scrivici

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Metodo educativo Reggio Children: ecco le fasce d'età cui è rivolto e quali sono i principi e gli obiettivi per il bambino 

In questo articolo

Metodo Reggio Children: a

quali fasce d'età si rivolge? Da 0 a 6 anni

Questo approccio educativo, messo a punto dal pedagogista Loris Malaguzzi (1920-1994), si rivolge ai bambini della fascia d'età 0-6.

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Caratteristiche principali: valorizzare la creatività

L'innovativa esperienza dei nidi e delle scuole dell'infanzia comunali di Reggio Emilia (iniziata nel 1963) rappresenta ancora oggi un punto di riferimento pedagogico e culturale in Italia a cui si ispirano molte scuole e progetti.

Apprezzatissimo anche all'estero dove continua a essere oggetto di studio e ricerca, l'approccio è diffuso in tutto il mondo ed è stato adottato soprattutto in America.

Il Reggio Emilia Approach è una filosofia educativa che assegna un ruolo centrale al bambino come soggetto di precisi diritti, nel rispetto e nell'ascolto delle sue grandi potenzialità di sviluppo.

La creatività del bambino è valorizzata dalla possibilità di sperimentare i suoi 'cento linguaggi', di cui ogni essere umano è dotato, attraverso il gioco, l'arte, la musica, la cucina.

Il compito della scuola, dunque, in stretta collaborazione con la famiglia, è proprio quello di aiutare il bimbo a esprimere e 'tirare fuori' tutto il suo patrimonio di potenzialità.

A questo scopo, grande importanza rivestono l'ambiente e l'architettura degli spazi (che diventa uno strumento pedagogico) e la presenza dell'atelier, dove è possibile misurarsi con diversi materiali e attività per 'mani, pensiero ed emozioni'.

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Obiettivi e approccio verso l'apprendimento: ogni bimbo è unico

Secondo Loris Malaguzzi, è fondamentale offrire al bambino le condizioni migliori (e il contesto favorevole) per imparare con piacere, in modo spontaneo e intuitivo, seguendo la sua curiosità.

Al nido e alla scuola dell'infanzia, spetta il compito di riconoscere pari dignità a tutti i linguaggi verbali e non verbali (i '100 linguaggi') che si moltiplicano nel rapporto tra bambini-bambini e bambini-adulti.

In questa dimensione di dialogo e confronto, la partecipazione di tutti (bimbi, educatori, genitori) costituisce il cuore della strategia educativa stessa che si rinnova ogni giorno.

Per questo, l'educatore, in costante formazione, ascolta in modo attivo (questa è la premessa di ogni rapporto educativo) e osserva ogni bimbo rispettando la sua unicità.

Questo atteggiamento favorisce l'accoglienza, il rispetto e l'apertura verso di sé e l'altro e il cambiamento. Tutto ciò significa anche stimolare il bambino a porsi domande, a trovare risposte, costruendo da solo percorsi scaturiti dai suoi interessi.

Il processo di apprendimento, dunque, nasce e si sviluppa, in modo divertente, a partire da originali esperienze individuali o di gruppo che abbracciano anche gli aspetti emotivi e relazionali. Tra l'altro, non ci sono programmi imposti a priori dall'adulto: il gruppo stesso dei bimbi (in 'assemblea') può decidere a cosa dedicarsi durante la giornata.

Ecco i metodi educativi più importanti:

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