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Idrocele nei bambini: che cos'è, che cosa bisogna fare

di Valentina Murelli - 19.08.2021 - Scrivici

idrocele
Fonte: Shutterstock
L'idrocele è una raccolta di liquido intorno al testicolo ed è piuttosto diffuso nei bambini, già alla nascita

In questo articolo

Se noti un piccolo rigonfiamento sullo scroto del tuo bambino, magari di colore violaceo, potrebbe trattarsi dell'idrocele. L'idrocele nei bambini è generalmente un disturbo congenito dovuto alla mancata chiusura del dotto che unisce l'addome allo scroto. Fortunatamente si tratta di una condizione che di solito si risolve da sola nel giro di poco tempo, ma a volte potrebbe essere necessario intervenire chirurgicamente. Ci spiega tutto Maurizio Cheli, direttore dell'Unità operativa di chirurgia pediatrica dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Che cos'è l'idrocele?

L'idrocele è una raccolta di liquido nello scroto, attorno al testicolo, che ne provoca il rigonfiamento. È una condizione benigna molto frequente nei bambini, soprattutto in quelli nati prematuramente (16-25% nei prematuri e 5% nei nati a termine). L'idrocele, in genere, si manifesta alla nascita o nei primi mesi di vita - idrocele congenito - e può interessare un solo testicolo oppure entrambi (idrocele bilaterale).

L'idrocele, insieme all'ernia inguinale, è una delle patologie chirurgiche più comuni in età pediatrica. Si tratta di una condizione che non riguarda però solo i bambini. L'idrocele infatti può comparire più avanti, durante l'adolescenza, ma anche in età adulta.

Da che cosa dipende?

"Nei bambini piccoli, l'idrocele dipende da un'anomalia relativa alla discesa del testicolo dalla cavità addominale allo scroto" spiega Maurizio Cheli, direttore dell'Unità operativa di chirurgia pediatrica dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Durante questa discesa, che avviene intorno al 7°-8° mese di gravidanza, il testicolo porta con sé una guaina che forma una sorta di canale di comunicazione tra l'addome e lo scroto. In genere, questo canale - che si chiama dotto peritoneo-vaginale - si chiude prima della nascita, ma se questo non avviene, continua a portare fluido dall'addome, provocando l'idrocele. "Si parla in questo caso di idrocele aperto o comunicante" specifica il chirurgo.

"Altre volte, il canale si chiude ma intorno al testicolo rimane comunque del fluido in eccesso, per cui si parla di idrocele non comunicante".

Negli adolescenti e negli adulti l'idrocele ha invece un'origine diversa, legata a traumi, infiammazioni, infezioni oppure alla presenza di tumori. In questi casi si parla di idrocele reattivo o secondario e si tratta di una condizione ben più rara.

Come si manifesta?

"Nei primissimi anni di vita l'idrocele non dà sintomi e non provoca alcun dolore" rassicura Cheli. In genere, il bambino non lo nota neppure e se ne accorgono la mamma o il papà, notando un rigonfiamento sullo scroto, che a volte appare di colore violaceo.

Il volume dell'ingrossamento varia a seconda della posizione che il bambino assume. Alla sera, ad esempio, è normale che sia più voluminoso perché la posizione eretta favorisce il passaggio di liquido dalla cavità addominale allo scroto. Alla mattina, invece, il volume dell'idrocele sarà diminuito perché la posizione sdraiata favorisce il ritorno del liquido nell'addome.

Come viene fatta la diagnosi?

La diagnosi è essenzialmente clinica e non servono strumenti particolari. "Una volta si utilizzava una lampada speciale che, illuminando lo scroto, permetteva di vedere il testicolo in trasparenza, immerso in liquido", spiega Cheli. Oggi in genere il medico si affida per la diagnosi alla palpazione del canale inguinale

L'iter è solitamente questo: il genitore si accorge di "qualcosa di strano" e sottopone la quesitone al pediatra di famiglia. Questi è già in grado di ipotizzare l'idrocele, ma per conferma di solito richiede una visita specialistica presso un chirurgo. "In alcuni casi si fa anche un'ecografia, ma va detto che spesso questi esami sono fatti su richiesta dei genitori, non perché servano davvero".


Solitamente si tratta di idrocele se l'ingrossamento è:

  • più lungo che largo;
  • teso;
  • duro;
  • senza sintomi;
  • trasparente alla transilluminazione (con una torcia collocata dietro lo scroto);
  • situato lungo il funicolo o attorno al testicolo.

Come si interviene?

Nel caso dell'idrocele congenito, che interessa i bambini piccoli, si aspetta un certo periodo di tempo per vedere se la situazione si risolve da sola.

Evento che si verifica solitamente nel 70/80% dei casi. Se questo non accade, si procede con un intervento chirurgico per rimuovere il liquido in eccesso e chiudere il canale rimasto aperto. L'intervento è necessario perché altrimenti l'apertura del dotto predisporrebbe il bambino allo sviluppo di un'ernia inguinale. Inoltre, se non si interviene la compressione del testicolo potrebbe alterarne il normale sviluppo.

Nel mondo anglosassone in genere si aspetta l'anno di età e poi si interviene. In Italia, invece, in molti centri si preferisce aspettare di più, fino a che il bambino non ha due o tre anni. Secondo i più recenti studi scientifici, ma anche secondo il nostro Ministero della Salute, è infatti preferibile aspettare almeno i due anni di età prima di procedere chirurgicamente. Qualche caso può ancora risolversi e se il bambino è più grande l'intervento - che comunque è considerato semplice - è più agevole, perché le strutture anatomiche su cui bisogna intervenire sono più grandi.

L'operazione avviene di solito in day hospital - il bambino va a casa alla sera - o richiede al massimo un giorno di ricovero. "In genere si preferisce l'anestesia loco-regionale, tipo peridurale, che permette anche un miglior controllo del dolore post-operatorio" afferma Cheli. In alcuni casi, però, si usa ancora l'anestesia totale. Dopo l'intervento la ripresa è abbastanza veloce. "Basta qualche giorno di riposo" spiega il chirurgo. "Non occorre prendere particolari farmaci. Al massimo, se serve, si può dare qualche antidolorifico, come il paracetamolo". È però importante che il bambino si astenga dall'attività sportiva per circa 2-3 settimane.

Domande e risposte

L’idrocele si può prevenire?

L’idrocele congenito non si può prevenire in alcun modo. Se parliamo invece di idrocele reattivo, allora si può evitare proteggendo le parti intime da eventuali traumi.

Cosa fare in caso di idrocele?

In caso di idrocele è consigliabile far utilizzare al bambino abiti comodi e confortevoli ed evitare di stringere troppo il pannolino.

Fonti utilizzate: materiale informativo del Ministero della Salute; materiale informativo dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

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Revisionato da Francesca De Ruvo

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