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Vaccini obbligatori: le reazioni degli esperti

di Valentina Murelli - 14.06.2017 - Scrivici

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Fonte: CC BY-SA 3.0 Nick Youngson
Dopo l'entrata in vigore del decreto legge che impone l'obbligo di 12 vaccinazioni per accedere a nidi e scuole d'infanzia gli esperti si dividono, tra chi plaude a queste misure restrittive e chi invece le critica. Ecco le posizioni di Roberto Burioni e Guido Silvestri. 

A meno di modifiche che potranno intervenire nel corso della discussione parlamentare, il decreto legge sulle vaccinazioni obbligatorie parla chiaro: già dal prossimo anno scolastico resteranno chiuse le porte di asili nidi e scuole materne per i bambini che non sono in regola con le vaccinazioni indicate dal decreto. Alla scuola dell'obbligo si potrà accedere anche senza aver fatto tutti i vaccini necessari, ma pagando una multa. Misure estreme, che stanno suscitando nel paese una grande discussione, oltre all'inevitabile contrapposizione, anche tra le fila degli esperti, tra sostenitori e contrari.

Tra i sostenitori, oltre al direttore scientifico dell'Istituto Humanitas di Rozzano, l'immunologo Alberto Mantovani che in un'intervista al Corriere della Sera ha parlato di decreto "saggio, che lancia un segnale forte", c'è il virologo Roberto Burioni, professore all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e agguerrito sostenitore della causa "pro-vaccini", soprattutto sui social. Proprio dalla sua pagina Facebook, Burioni ha salutato la firma del decreto da parte del Presidente della Repubblica come "un grande passo avanti per la sicurezza della nostra società", nonostante qualche difetto.

"Manca ai miei occhi - sottolinea l'esperto - il vaccino contro lo pneumococco, che oltre a proteggere i bambini protegge gli anziani; manca un obbligo per i sanitari e per gli insegnanti e mancano pure altre cose". Nonostante questo, il suo giudizio sul decreto rimane positivo.

"In Italia le coperture vaccinali sono pericolosamente basse e corriamo il rischio di vedere qualcuno morire di morbillo o di vedere riapparire malattie che erano scomparse, come la poliomielite" ci ha detto al telefono. "Per questo, ritengo indispensabile una misura come l'obbligatorietà delle vaccinazioni, che in alcuni paesi - penso alla California - ha dato buoni risultati".

Per Burioni in pratica non c'è più tempo: "Quando la foresta brucia va bene continuare a sensibilizzare le persone sul fatto che non bisogna buttare i mozziconi di sigaretta nel bosco, ma bisogna anche mettere mano all'estintore.

Ecco, per me oggi l'obbligo rappresenta l'estintore. Poi, ovviamente, servono anche un grandissimo impegno nell'informazione e nell'organizzazione dei servizi, in modo da rendere semplice l'accesso ai vaccini".

Un punto, quest'ultimo, che non è affatto da poco, se secondo la presidente della Commissione igiene e sanità del Senato Emilia De Biasi, il calo stesso delle coperture vaccinali andrebbe almeno in parte imputato proprio alle difficoltà del sistema vaccinale, con sempre meno personale nelle ASL e dunque tempi di attesa più lunghi e, di fatto, disincentivanti.

E proprio la mancanza di qualunque cenno alla possibilità di potenziamenti della rete dei centri vaccinali, già al limite delle forze, è uno dei punti critici sollevati dall'immunologo Guido Silvestri, professore all'Emory University di Atlanta, negli Stati Uniti. Che, sempre su Facebook, scrive che difficilmente il decreto riuscirà a centrare i suoi obiettivi, cioè l'aumento dei livelli di coperture vaccinali e la prevenzione di future epidemie.

Silvestri è la dimostrazione che gli scontenti del decreto non stanno soltanto tra le file di genitori dubbiosi o addirittura contrari ai vaccini, ma anche tra esperti che, pur essendo convinti sostenitori dei vaccini, muovono critiche specifiche ad alcuni punti della legge o all'idea stessa di obbligatorietà delle vaccinazioni. In particolare, l'immunologo ricorda che altri paesi, in situazioni analoghe a quella italiana, sono state fatte scelte differenti. L'esempio è quello della Germania dove, di fronte a un'epidemia di morbillo, si è deciso di rendere obbligatoria per l'ingresso a nidi e materne non la vaccinazione ma la partecipazione a incontri di consulenza sui vaccini.


Secondo vari studi (e varie esperienze concrete), l'obbligo non è dunque l'unica strada possibile per arginare il fenomeno del calo delle coperture vaccinali. Anzi, per molti la via del convincimento dei cittadini dell'efficacia e della sicurezza dei vaccini, e dell'opportunità di effettuarli per i singoli e, in molti casi, per la collettività, sarebbe più produttiva. Resta però il fatto che è anche più faticosa, perché passa attraverso un lavoro capillare e continuo dei centri vaccinali, dei pediatri e dei medici di base.


Ed è proprio su questo fronte che Silvestri individua uno dei grossi punti deboli del nuovo decreto legge: la mancanza di un piano soddisfacente di misure in grado di ricostruire la fiducia dei cittadini nei vaccini, negli operatori sanitari che li propongono e nell’iter scientifico e amministrativo in base al quale si decide di raccomandare un vaccino. Certo, l'informazione sui temi della prevenzione e delle vaccinazioni è menzionata nel decreto, ma in modo generico, e prevedendo un impegno economico di 200 mila euro, francamente insufficiente.


Negativa, per l'immunologo Silvestri, anche l'insistenza su misure punitive, come le sanzioni economiche e la possibilità di rinvio al Tribunale dei minori per i genitori che rifiutino le vaccinazioni, perché queste misure rischiano di essere controproducenti in caso di forte opposizione alle vaccinazioni. E ancora: un'ulteriore perplessità dell'esperto riguarda la mancanza di indicazioni specifiche rispetto alle vaccinazioni degli operatori sanitari, che non sempre danno il buon esempio quando si tratta di farsi vaccinare. Lo dimostra il caso dell'epidemia di morbillo in corso attualmente in Italia, con ben il 10% dei casi che si è verificato proprio tra operatori sanitari.

Infine, Silvestri lamenta l'assenza di un comitato consultivo sulle vaccinazioni formato da esperti indipendenti dal ministero e senza conflitti di interesse con l’industria farmaceutica: un organismo considerato essenziale dall'Organizzazione mondiale della sanità e dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti.


A fronte di queste (e altre, ancora più tecniche) osservazioni critiche, l'immunologo invita i parlamentari italiani a non approvare il decreto nella sua versione attuale, pur dichiarandosi pronto a ricredersi se le sue obiezioni fossero accolte. Vedremo nelle prossime settimane come decideranno i nostri legislatori.

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