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Come crescere bambini felici? Con il tempo

di Nostrofiglio Redazione - 25.06.2012 - Scrivici

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Esiste una ricetta per crescere i bambini felici? Nostrofiglio.it lo ha chiesto a esponenti di mondi diversi - della cultura, dell'arte, dell'imprenditoria, e delle accademie - secondo la loro sensibilità e area di competenza. Loro hanno accolto la sfida. Oggi risponde Monica Colli, pedagogista, formatrice, scrittrice di saggi e di libri per bimbi.

Tutta la sua carriera gravita intorno al mondo dell'infanzia. Con uno sguardo sempre pronto (e le orecchie ben aperte) a cogliere le richieste dei bambini, anche quelle forse meno evidenti. Quella di Monica Colli, pedagogista e scrittrice, sembra una grande passione più che un (semplice) interesse professionale. E con entusiasmo e disponibilità, infatti, accetta di rispondere alla nostra sfida: come crescere bambini felici? L'intervista si trasforma in una lunga chiacchierata che ruota intorno a quei concetti che Monica Colli considera fondamentali, vere pietre miliari, per la vita di ogni bambino.

Una parola chiave per la famiglia - e il benessere e la felicità dei figli - è il tempo ”, inizia a spiegare la pedagogista nella sua riflessione a voce alta. “Il mercato induce noi adulti a comprare oggetti tecnologici per ogni cosa: da una parte ci facilitano la vita ma contribuiscono anche a tenerci sempre connessi. Tutto ciò si trasforma in fatica per la famiglia, il telefonino squilla in continuazione e non c'è mai un attimo di vera pace. Spesso manca lo spazio privilegiato per le relazioni tra adulti e bambini... Perché ci vuole tempo per nutrire il rapporto con il compagno e i figli. Ormai invece accade sempre più spesso che ci facciamo prendere (e sommergere) da un flusso continuo, e frenetico, di bisogni, desideri e obiettivi. Tutto sembra assolutamente necessario e fondamentale: ma lo è davvero? È una domanda che sarebbe utile porsi.

A volte, purtroppo, solo una crisi devastante offre l'occasione di rivedere la scala delle priorità e dei valori e capire quello che è veramente importante... Nella mia esperienza professionale, vedo che molto spesso i bambini delle elementari, già a 8-9 anni, si identificano con un logo, l'idea del marchio a tutti i costi. E questo capita anche tra le famiglie meno abbienti”, sottolinea Monica Colli.

In altre parole, secondo l'esperta, la corsa affannosa ai consumi e il fatto di essere sempre connessi e disponibili sono tra gli aspetti che contribuiscono a 'rubare' tempo alla famiglia.

Quel tempo che invece dovrebbe essere dedicato a condividere pensieri e azioni, a stare insieme, con calma, anche solo intorno a un tavolo.

Velocità? No, grazie

[Riappropriamoci della lentezza!]

Oggi, a tutti noi, sembra che il tempo a disposizione quasi si rattrappisca e non basti mai. Spesso, la scaletta delle mille incombenze familiari finisce con l'erodere i momenti di tranquilla condivisione tra genitori e figli. Secondo Monica Colli, sarebbe opportuno 'rallentare' un po' in ogni sfera del quotidiano: “Le cose non si sviluppano in un attimo, così velocemente come ci ha abituato il mondo dei consumi. Dobbiamo ricordare la stagionalità, il ritmo naturale della vita. Occorre compiere una serie di azioni per far crescere una mela, ha bisogno di tempi lunghi e distesi... E non sappiamo esattamente quando fiorirà un albero, nel giro di mesi o anni. È importante trasferire questo concetto ai bambini anche se ormai siamo tutti poco abituati all'incertezza - afferma la pedagogista.

L'ossessione della velocità - a scapito dei tempi più naturali - in qualche modo, ha contagiato anche la scuola, a partire già dalla materna, secondo l'esperta. “L'ultimo anno l'accento è posto quasi esclusivamente sulle attività di pregrafismo (quelle che preparano alla scrittura) ma siamo sicuri che il bimbo sappia, per esempio, semplicemente allacciarsi le scarpe da solo o stare in equilibrio su un piede?

E poi, con la scuola primaria – continua Monica Colli – il focus è spingere sull'apprendimento di informazioni. In questa fascia d'età, invece, si dovrebbe creare interesse verso tematiche diverse, e far leva sull'educazione e l'affettività. Questa visione della formazione dell'essere umano non riguarda solo la fascia delle elementari ma anche la materna (e perfino il nido). Le nozioni - e l'acquisizione di nuove capacità - sono importanti ma non è corretto puntare solo ai risultati.

Al contrario, alla scuola spetterebbe il compito di trasmettere ai bambini l'idea che la vita è cambiamento di per sé, aiutandoli ad accettarla, indipendentemente dai risultati.

I bambini non si dovrebbero identificare con i voti ma vivere serenamente un percorso, anche umano.

E ciò significa che l'istituzione scolastica e la famiglia possono anche condividere e passare ai bimbi valori fondamentali come la capacità di comprendere gli altri e ascoltare il diverso da sé”, sostiene la pedagogista. E per questo, ribadisce, “ci vuole tempo, a casa e nelle aule”.

Qualità = semplicità

Accanto alla riflessione sul tempo, dove la riappropriazione di ritmi più naturali, più lenti, in famiglia e a scuola, rappresenta un punto chiave per una crescita felice, Monica Colli mette l'accento anche sul valore della semplicità.

“I bambini mancano di esperienza, rifiutano quello che non conoscono e proprio per questo la scoperta di qualcosa di nuovo, spesso semplice e di uso quotidiano, batte qualsiasi giocattolo. In una prima elementare, ho tenuto un laboratorio sul gusto dove abbiamo impastato e cucinato e i bimbi erano incuriositi dal guscio delle noccioline che non avevamo mai provato a rompere e ad assaggiare. Questo è solo un esempio, naturalmente, ma è davvero importante lasciare il bimbo sperimentare anche a casa. Occorre proporre i materiali giusti, basta riciclare quello che ci circonda”, sottolinea con una certa enfasi la pedagogista.

Ma, allora – chiediamo in modo un po' sibillino – tutti quei genitori convinti di rendere il bimbo più felice con un mare di giocattoli che dovrebbe anche stimolarli, sbagliano?

“Ogni bambino è creativo ma meno l'oggetto è definito, più lavora con la sua immaginazione. Per questo con i classici giocattoli stereotipati del negozio non c'è niente da inventare.

Se i genitori continuano a comprare cose inutili, la cameretta a un certo punto sarà così piena che il bimbo non potrà pensare, afferrare nuove idee e contenuti.

Per questo, è indispensabile spazio, anche fisico, non si deve riempire troppo la camera dei bimbi.

Certo è bello che dia un senso di protezione e calore ma è fondamentale che ci sia spazio libero per 'vagolare' con la mente e alimentare la fantasia”, afferma l'esperta.

Di fatto, spesso, semplicità e qualità vanno a braccetto: “Ritorniamo a sperimentare quello che è essenziale. E non priviamo il bimbo di occasioni significative, pur se quotidiane, per una crescita serena. I genitori a volte sono un po' troppo ansiosi: in una scuola dove ho lavorato hanno chiesto di coprire le radici degli alberi... Non è una buona idea perché il bimbo quando cade, impara a stare più attento. L'eccesso di protezione limita le esperienze necessarie al bimbo per diventare più autonomo e crescere. grande sfida educativa è abituare il piccolo ad affrontare quello che si presenta, non è sano trovare subito una panacea per ogni situazione o piccola crisi”, conclude. Forse, così, anche se non esiste una ricetta, il bimbo sarà più felice nel presente e pronto per reagire a ogni tappa del suo cammino futuro.

Monica Colli

Monica Colli, pedagogista, formatrice, scrittrice di saggi e di libri per bimbi, si è occupata come responsabile dei corsi di formazione sulla lettura e la scrittura creativa nella scuola primaria, presso la Fondazione per la Lettura il Battello a Vapore (Piemme). Dalla sua esperienza su questi temi sono nati diversi libri ( "Il laboratorio di scrittura creativa", La scuola, "A scuola con Roald Dah", Salani Editore, "Con la pennac creativamente", "Dai quaderni di didattica della scrittura", Carocci editore). Ha anche scritto alcuni testi per la scuola primaria che si ispirano agli insegnamenti di Rodari, "Mangiocosa?"(La scuola) e "Ma come scrivi Alex?" (Edizioni Corsare).

Le sue aree di ricerca privilegiate riguardano alimentazione, educazione all’affettività e scrittura creativa e autobiografica. Tra i suoi ultimi lavori, figurano: “Il mio diario delle emozioni. Comprendere ed esprimere rabbia, paura, tristezza e gioia”, “Gli Alieni nell’orto. Attività intergalattiche di ortografia” e “Grammatica primitiva. Per nativi digitali aspiranti sapiens sapiens”, volume 1 e 2, (Erikson).

È responsabile del progetto DECIDI (Dare Educazione Che Incoraggi Decisioni Importanti) – CONVIVIAMO, per l’Associazione Children in Crisis Italy Onlus, attivo in Lombardia e in Umbria e collabora con Loredana Perla, docente di didattica e pedagogia speciale presso l’Università degli Studi di Bari sull’impatto che l’educazione alle emozioni può avere sul rendimento scolastico degli alunni della scuola primaria.

(Autore: Marzia Rubega)

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