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Come gestire la vostra rabbia quando il bambino vi fa perdere la pazienza

di Luisa Perego - 04.08.2017 - Scrivici

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Fonte: Di Sharomka / shutterstock
Gli avete detto di mettere via i giochi e proprio non vi ascolta. Di prepararsi e si volta dall'altra parte. Che tra poco andrete via dal parchetto, ma appena fate per andare inscena un teatrino di lacrime. La pazienza è finita e la rabbia sta per arrivare, lo sentite. Che cosa fare per gestirla, quando vostro figlio sembra fare di tutto per farvela perdere? I consigli dal libro "Bambini capricciosi e disubbidienti, un metodo efficace per ridurre consigli" di George M. Kapalka ed edito da Red!.

In questo articolo

Gli avete chiesto non so quante volte di mettere via i giocattoli perché dovete andare in banca prima che chiuda. La prima volta non vi ha neppure ascoltato, la seconda ha giusto alzato la testa senza smettere di giocare, la terza avete perso la pazienza e lo avete trascinato via urlante, in ritardo e rischiando di uscire per niente. Perché bisogna sempre arrivare a questo punto? E come fare a gestire la propria reazione emotiva quando i propri figli sembrano non volerci ascoltare?

Dal libro "Bambini capricciosi e disubbidienti, un metodo efficace per ridurre consigli" di George M. Kapalka ed edito da Red!, step by step i consigli per genitori non perdere le staffe. Partendo da una premessa: "La conoscenza è potere". E per imparare a gestire le nostre reazione dobbiamo prima di tutto capire dove nasce la rabbia e che cosa possiamo fare per controllarla.

E poi, sapere che l'interesse del bimbo non è quello di farci perdere le staffe. Ma semplicemente è la sua reazione a qualcosa che fino a quel momento ha funzionato con voi.

Che cosa è una reazione emotiva


Per capire meglio, facciamo un esempio. Un uomo attraversa una strada molto trafficata. Sta attento, guarda a destra a sinistra. Appena le corsie sono vuote scatta per attraversare, ma all'improvviso sente il suono inconfondibile del clacson di un camion. Si trova a metà della carreggiata, si volta e vede un bestione arrivare a tutta velocità. La sua reazione è correre a più non posso e tutto sudato arriva dall'altra parte della strada, pensando di averla scampata bella.
L'uomo in questione ha provato probabilmente paura. Ma cosa c'entra con la rabbia? Il processo con cui si sperimentano queste due emozioni è molto simile.
Si parte dallo stimolo: l'uomo in mezzo alla strada in allerta, pronto ad attraversare. Sa che la strada è trafficata e tutti i suoi nervi sono pronti alla reazione. Si è preparato per questo, sapendo che è una strada pericolosa.
Appena interpreta il suono del clacson, avverte il pericolo, la sudorazione aumenta, la pressione sale, il cuore batte più forte: è una risposta umana e fisiologica a una situazione del genere. Ha lo scopo di rendere più veloce il nostro corpo.
La risposta è correre il prima possibile dall'altra parte della carreggiata.
La conseguenza è che ha attraversato la strada ed è sano e salvo.

Che cosa si può fare invece per gestire la nostra reazione emotiva quando nostro figlio non ci vuole dare ascolto?

1 - La preparazione

Non partite prevenuti, pensando che vostro figlio si opporrà alla vostra richiesta e guardando con timore l'incontro che vi spetta con lui. Ricordatevi in passato come già la situazione era degenerata in conflitto. Bisogna quindi cambiare approccio. Probabilmente, a peggiorare la situazione è anche la sensazione di inadeguatezza nell'educare vostro figlio, sensazione che colma in rabbia. Ogni capriccio del bimbo diventa uno smacco: ci si sente impotenti e si perde in autorità. Ecco allora, prima ancora di iniziare l'interazione, che cosa si può fare?


Prepararsi per mantenere la calma. Inspirate adagio, per circa 4 secondi, riempiendo il polmoni completamente per poi buttare fuori l'aria pian piano. Pensate anche che manterrete la calma e che tutto andrà bene.

Il vostro compito da genitori non è ottenere l'obbedienza a tutti i costi, ma insegnare al bimbo che le sue azioni hanno delle conseguenze. E non è una sconfitta per voi, se lui non obbedisce.

Altro consiglio: se sapete che certe azioni per lui richiedono più tempo, non aspettate l'ultimo, ma partite un po' prima a prepararlo per esempio per un'uscita. Inoltre non è colpa vostra se vostro figlio è cocciuto: spesso è un temperamento del bambini, indipendente dall'azione del genitore. Quello che si può fare non è quindi cambiare il suo comportamento, ma dare al proprio figlio la "capacità di discernimento necessaria per mitigare questa sua caratteristica", così da essere in grado di decidere quanta opposizione sia giusto esercitare in base alla situazione.

2 - Lo stimolo

In questo caso, potete fare ben poco. In questo momento non potete impedire a vostro figlio di dire qualcosa di inappropriato e contrario all'ordine che gli avete dato. Il libro consiglia comunque diverse strategie per riuscire a ridurre a poco a poco l'opposizione del comportamento del bambino. LEGGI ANCHE 20 CONSIGLI PER GESTIRE I CAPRICCI

3 - L'interpretazione

Questa è la fase più importante per imparare a gestire la nostra rabbia.

Il modo in cui il genitore legge il comportamento del figlio influenza molto il tipo di razione. Può essere rabbia o può essere calma.

Il consiglio dell'autore del libro, George M. Kapalka, è di aiutare il proprio figlio a scegliere tra risposte positive e negative, spiegando le conseguenze di ciascuna scelta. Poi, indipendentemente da quello che sceglie di fare, è compito vostro somministrargli delle conseguenze coerenti.

Gli dite di mettere via i giochi e non lo fa. La conseguenza della scelta deve essere ben chiara e coerente. E la dovrete mantenere. Non ha senso dire che gli butterete via tutti i giochi, se poi tanto lui sa che non lo farete mai.

E' una minaccia senza senso.

4 - L'allerta fisiologica

Se non interpreterete il comportamento di vostro figlio come un'offesa personale, senza esagerarne la portata, non scatterà nessun allarme di "allerta fisiologica". Ricordate la sudorazione e il battito cardiaco che aumenta nel caso dell'uomo che attraversa la strada?

Se però il vostro bimbo vi sta proprio provocando e il sangue inizia ad andare alla testa, potete prendere dei provvedimenti.

L'allarme del corpo è difficile da ignorare. E avviene rapidamente. Il respiro si accorcia, le parole escono a raffica e in tono più alto e acuto, il cuore batte forte e sale la pressione.

Sono tutti dei segnali: state perdendo la calma, vi state per arrabbiare.

Che fare quando percepite l'adrenalina che si alza?

Andate in un'altra stanza, allontanatevi dalla scena del conflitto. E ritrovate la calma. Seduto o sdraiati per circa cinque minuti, respirate bene e profondamente come spiegato prima. Mentre respirate, immaginate una spiaggia, un bosco, un bel panorama. Aspettate di recuperare l'autocontrollo. Chiaro che potete farlo solo se il bimbo non è in una situazione di pericolo e non bisogna intervenire subito (perché vostro figlio sta facendo qualcosa di pericoloso).

5 - La risposta

Deve essere pacata ma decisa, concentrandosi su quello che volete che vostro figlio faccia. E senza prendere la disobbedienza come un'offesa personale. Mettete vostro figlio davanti alla scelta di comportarsi bene o male, in modo che sappia le conseguenza in entrambi i casi. Ricordatevi anche che questo è un momento educativo ed è un'occasione per lui per apprendere grazie l'esperienza.

Se vi accorgete di essere arrabbiati, non dite o fate cose di cui poi potreste pentirvi. Mantenete il controllo delle vostre azioni e parole. Ci si può scusare dopo aver offeso, ma il danno resterà. E se il bimbo fa un capriccio, non scendete al suo livello. Siete voi l'adulto.

Lo stesso vale se diventa aggressivo.

6 - Le conseguenze

Siete comunque arrivati allo scontro? Le emozioni hanno preso il sopravvento? Non vi preoccupate. Calmatevi e riflettete su quello che è successo senza prendervela con voi stessi. Ragionate più sulla sequenza degli eventi. Che cosa ha detto il bimbo? La vostra reazione? Vi ha colto di sorpresa? Eravate preparati ad agire di conseguenza? Se non lo eravate, pensate a quello che farete quando succederà la prossima volta.

Anche se i primi tentativi sembreranno inefficaci, vi aiuteranno per agire diversamente le prossime volte. Perché sbagliando si impara ed è "sbagliando che si vede che cosa va e che cosa non va".

Sull'autore del libro, George M. Kapalka

George M. Kapalka è professore associato di Counseling psicologico alla Monmouth University di West Long Branch e dirige il Center for Behavior Modification di Brick, nel New Jersey.
Ha conseguito un dottorato in Psicologia clinica alla Fairleigh Dickinson University.

E' autore di un centinaio di pubblicazioni e dirige un'équipe per lo studio del comportamento infantile.

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Aggiornato il 25.07.2018

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