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Complimenti ai figli, sì ma senza esagerare

di Concetta Desando - 22.01.2014 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
I complimenti vanno bene ma quando corrispondono alla realtà perché altrimenti rischiano di disorientare i bambini e creare insicurezze. E’ giusto anche riconoscere l’impegno, in questo caso però meglio dire: ho visto che ti sei impegnato. Piuttosto che: bravissimo

I complimenti ai figli? Vanno bene ma quando corrispondono alla realtà e non mettono i piccoli sotto pressione. È il risultato di una ricerca degli psicologi dell’Ohio State University e della Università di Amsterdam, secondo la quale esagerare con i complimenti rivolti ai bimbi più insicuri per farli sentire più forti, può non essere una buona idea perché potrebbero mettere i bambini sotto pressione facendoli sentire non all’altezza della situazione e dei compiti assegnati. Ecco che cosa ne pensano due esperti italiani

1. I BAMBINI NON SONO STUPIDI

“I bambini sono perfettamente in grado di riconoscere la realtà e di dare un giudizio personale al proprio operato: se a un compito svolto mediocremente il genitore esulta con un ‘bravo’, ‘eccellente’, ‘ottimo’, il bambino si disorienta perché sa che quella valutazione non corrisponde a verità” spiega la psicoterapeuta Margherita Spagnuolo Lobb, direttrice dell’Istituto di Gestalt di Siracusa.

2. GIUSTO RICONOSCERE L’IMPEGNO

Gli elogi fanno bene al bambino quando corrispondono alla realtà e riconoscono l’impegno del piccolo: piuttosto che dire ‘bravo’, ‘sei fantastico’ sarebbe meglio dire ‘ho visto che ti sei impegnato’, oppure ‘so che hai fatto del tuo meglio’.

In questo modo il bambino riconosce la corrispondenza tra ciò che viene affermato dall’adulto e ciò che effettivamente è avvenuto nella realtà.

Non solo. “Se da una parte i complimenti eccessivi e non veritieri tendono a confondere il piccolo, dall’altra possono contribuire a rendere il bambino sempre più aggressivo: vorrà diventare padrone della situazione e pretendere di ricevere ottime valutazioni anche quando il suo operato è minimo” continua Spagnuolo Lobb.

Sulla stessa lunghezza d’onda Alberto Pellai, medico e ricercatore presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano, esperto di età evolutive e autore di diversi manuali per i genitori.

Che puntualizza: “La soddisfazione migliore per un genitore è premiare l’impegno, non il risultato, del proprio figlio.

Il genitore è un insegnante e l’insegnante migliore non è quello che dà sempre 10 ma quello che sa dare anche 6.

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3. “TU CHE COSA NE PENSI?”

Del resto, i piccoli con una forte personalità conoscono perfettamente i propri punti di forza e i punti di debolezza. Quando riceveranno un 6 per un compito svolto in maniera sufficiente sapranno accettarlo, perché sanno che ciò corrisponde alla realtà” spiega l’esperto. “I bambini attribuiscono una valutazione al proprio operato prima ancora di ricevere un giudizio o un complimento dal genitore.

Ecco perché sarebbe opportuno che mamma e papà chiedano sempre al bambino la propria opinione su un compito o una prova. Invece di esordire con un gratuito ‘Bravissimo’ si può chiedere al piccolo ‘Tu che cosa ne pensi?’”.

4. USA IL GIUSTO TONO DI VOCE

Inoltre bisogna prestare attenzione al tono della voce che deve corrispondere all’oggetto della comunicazione: “Se dico ‘cretino’ con un tono dolce e rassicurante il piccolo entra in confusione, perché non c’è corrispondenza tra il tono della voce e il contenuto di quanto viene detto. Ciò vale anche per i complimenti che, oltre che corrispondere a risultati obiettivi e reali, vanno fatti con il giusto tono di voce” spiega Pellai.

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5. L’ANSIA DELLA PERFEZIONE

Ma perché spesso i genitori tendono a esagerare con i complimenti verso i propri figli? “Fondamentalmente per due ragioni: da una parte è un modo per invogliare i piccoli a dare sempre il massimo raggiungendo ottimi risultati, quasi come se attraverso i complimenti il genitore volesse trasformare il piccolo in un figlio perfetto; dall’altra, dietro le lodi eccessive e non veritiere c’è l’incapacità del genitore di misurarsi con un limite del bambino: spesso si usano espressioni come ‘mio figlio è perfetto’ di fronte a un bambino con problemi linguistici o motori proprio per andare oltre il problema e non prenderlo in considerazione” dice Spagnuolo Lobb.

6. NO AI PICCOLI TIRANNI

Pellai conclude: “Evitare un complimento non veritiero è un modo per difendere vostro figlio dalla possibilità che diventi un piccolo tiranno che pretende sempre 10 per il suo operato, dai genitori prima e dalla società poi”. Nessuno può avere sempre il massimo, perché la perfezione non esiste.

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