Femminicidi e tentati femminicidi. Donne uccise o sfigurate da partner o ex fidanzati. Mariti che si accaniscono contro le ex mogli e a farne le spese sono anche i figli. Una forma di violenza che in Italia, ma non solo, è in esponenziale aumento.
(Leggi anche: violenza, donne che sono riuscite a dire BASTA)
L'ultimo report mondiale dell'Oms sulla violenza pubblicato nel novembre del 2019 parla chiaro: nel mondo il 38% delle donne uccise muore per mano del partner, e il 35% subisce nel corso della propria vita qualche forma di violenza o abuso. Un dettaglio inquietante è che il 30% delle donne che ha avuto una relazione, ha subito una qualsiasi forma di abuso fisico o sessuale da parte del partner. Sono numeri troppo elevati per pensare che il problema sia del singolo: si tratta di un problema della collettività, sociale, politico
Come pedagogista mi interrogo su cosa possono fare i genitori per educare i figli maschi al rispetto per le donne.
Perché si può fare moltissimo e partendo fin da piccoli. Il discorso sull’educazione dei maschi comincia dai padri.
Normalmente si pensa che il tema della violenza sia connesso a quello dell'uomo macho. È vero l'opposto: gli uomini violenti hanno un deficit di virilità e di riferimento paterno.
Il padre era sostanzialmente assente o ne hanno conosciuto solo il lato duro. Si è formato in loro un bisogno profondo di devozione e conferma che non hanno trovato da piccoli.
Nel momento in cui non viene soddisfatto dalle loro partner femminili passano alla violenza.
La virilità è un'altra cosa, è la capacità di farsi rispettare rispettando gli altri, è una fermezza profonda, un coraggio particolare nell'affrontare la vita. La sua genesi è educativa e i genitori possono fare molto.
Sono convinto che i problemi dell'educazione dei figli maschi, e non solo, siano due: l'eccesso di maternage e la forte presenza di carenza conflittuale.
Cosa fare?
- liberare i bambini dall'eccesso di soffocamento
- aiutarli a litigare bene
1. Liberare i bambini dall’eccesso di soffocamento
Nella nostra società viviamo un eccesso di ruolo materno, di cura, di controllo. Occorre liberare i bambini. Fuori dal lettone dopo i 3 anni; giù dal passeggino a 4 anni; via il pannolino anche di notte entro i 3 anni; autonomia nelle pratiche di pulizia personale dai 5/6 anni. I bambini vanno liberati. So di madri che per eccesso di controllo curano il bidet del figlio di 8 anni e lo tengono nel lettone con sé, e non si rendono conto di mantenere il proprio bambino in una situazione di ambiguità, anche un po’ morbosa, in cui il piccolo fatica a sviluppare autonomia e vive situazioni che posso anche essere fonte di umiliazione e frustrazione profonda. Il desiderio, poi, di eliminare la figura femminile può nascere anche da qui. Occorre che entri in gioco il padre: ma non il padre amicone, divertente, che non si oppone mai. Occorre il padre paterno, che mette limiti, che incentiva l’autonomia e il coraggio, che stimola l’esplorazione della vita e la fatica creativa. E, quando il padre non c’è, alla madre tocca anche questo ruolo paterno: crescere figli autonomi e responsabili, non bambini annoiati da tutto, con la vita facile e le difficoltà azzerate. Questo è un primo passo fondamentale: la virilità è una questione di argini, limiti, sponde e tanto coraggio.
2. Aiutarli a litigare bene
Poi c’è il tema della carenza conflittuale. Si tratta dell’incapacità ad affrontare e gestire le difficoltà relazionali quando nascono. La violenza contro le donne non ha matrici passionali o amorose: è brutalità allo stato puro, incapacità totale di gestire le proprie reazioni emotive, volontà di possesso e di dominio assoluto, come se i corpi fossero una proprietà privata e potessero essere resi in schiavitù perpetua. Agli uomini violenti nessuno ha insegnato a litigare. Il litigio infantile è stato sostanzialmente represso e punito, con punizioni anche particolarmente violente e pesanti. Questo ha impedito, e può ancora impedire ai bambini di imparare a stare nelle contrarietà: non imparano ad ascoltare l’opinione degli altri; non imparano ad affrontare la divergenza; non imparano a tollerare un’opposizione alla propria volontà. E così poi sviluppano una profonda incapacità a relazionarsi nelle situazioni critiche ed esplodono. Da qui la rabbia e la violenza. Meglio che imparino a litigare da piccoli, potranno sviluppare competenze preziose per il loro futuro di uomini adulti. (Leggi anche: litigi tra bambini, consigli ai genitori)
Perché è certo che un maschio cresciuto nel rispetto delle regole, nella soddisfazione dell’autonomia e nel riconoscimento delle ragioni altrui, difficilmente sarà violento con una donna. E sarà un maschio migliore.
Daniele Novara, pedagogista e direttore del Centro PsicoPedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti.
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