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Smartphone e giochi su internet: come educare i bambini a un corretto uso

di Angela Bisceglia - 19.01.2021 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Smartphone, tablet, computer: ormai quasi tutti i bambini, sin da piccoli, sanno come si usano e ci trascorrono anche parecchio tempo, tra videogiochi, canzoncine e cartoni. Spesso e volentieri esagerano. Ne parliamo con Federico Tonioni, psichiatra, ricercatore universitario e responsabile, al Policlinico Gemelli di Roma, del primo ambulatorio italiano che si occupa di dipendenza da internet e fenomeni di cyber bullismo.

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Smartphone, tablet, computer: ormai quasi tutti i bambini, sin da piccoli, sanno come si usano e ci trascorrono anche parecchio tempo, tra videogiochi, canzoncine e cartoni. E' inevitabile, anche perché siamo noi genitori i primi che ne fanno uso (e spesso abuso!). Inutile impedirglielo o sequestrare l'oggetto del desiderio: è importante invece condividere con loro, almeno ogni tanto, le attività, così da trasformarle in un'occasione di gioco divertente e formativa al tempo stesso. Ne parliamo con Federico Tonioni, psichiatra, ricercatore universitario e responsabile, al Policlinico Gemelli di Roma, del primo ambulatorio italiano che si occupa di dipendenza da internet e fenomeni di cyberbullismo.

Mamma e papà sono i primi ad usare il cellulare continuamente…

"I bambini sono educati dall'inconscio dei genitori, ovvero da tutto quello che noi facciamo e non ci rendiamo conto di far vedere ai nostri figli ma che loro registrano nella loro testa, sin da quando sono piccolissimi" dice Tonioni. "E quel che vedono è un genitore che, una volta ogni tre minuti circa, prende in mano il cellulare, anche senza un motivo preciso, e se lo perde di vista sembra andare nel panico. Quindi i bambini assorbono da subito il valore che noi adulti diamo a questo oggetto".

Vengono usati come un’ancora di salvezza…

Altro messaggio che il bambino recepisce è che cellulare e tablet gli vengono consegnati tra le mani quando fa i capricci e fallisce qualunque altro tentativo di placarlo, costringendo per giunta il genitore e giocare con lui proprio perché è un oggetto talmente prezioso che non si può rischiare di perderlo o rovinarlo. Un tempo era così con le chiavi di casa, oggi si è passati a qualcosa di più sofisticato. Ma identico è il significato che arriva al bambino: se mi lagno mamma e papà mi danno l'oggetto amato e per di più stanno con me.

Meglio di così!

... affascinano...

E poi c'è l'enorme fascino suscitato da un oggetto che sembra una sfera di cristallo: cellulare o tablet che sia, ci si può fare di tutto e si può vedere tutto: giochi, cartoni, musica, telefonate, tutto colorato e tutto in movimento. Si possono fare più operazioni nello stesso momento: parlare al telefono e scrivere messaggi, ascoltare musica e giocare. E per di più è un oggetto interattivo e portatile, un oggetto del desiderio sempre a portata di mano. Noi genitori per primi ne siamo stati sedotti sin dal primo modello comparso sul mercato, come potrebbero non esserlo i nostri figli?

E sono più efficaci di qualunque baby sitter!

Ammettiamolo: non esistono baby sitter formidabili come qualsiasi apparecchio digitale. In casa, un figlio davanti al computer non si vede e non si sente; se durante un viaggio in auto ha il cellulare tra le mani è assicurata la totale tranquillità; in una qualunque sala d'attesa tutti i bimbi con il tablet stanno in religioso silenzio.

Il rovescio della medaglia: aspetti negativi

Ecco alcuni aspetti negativi dell'uso dei dispositivi digitali da parte dei più piccoli. 

  1.  Diminuiscono le occasioni di rispecchiamento emotivo con l'adulto. "Di per sé queste caratteristiche dei vari strumenti digitali non sarebbero negative: il problema è che abbiamo messo in mano certi aggeggi ai nostri figli con una logica molto più 'sostitutiva', nel senso che i bambini interagiscono per più tempo con un video che con una persona fisica, che di fatto è stata sostituita da un monitor" osserva Tonioni. "Ma questo ha fatto diminuire le occasioni di rispecchiamento emotivo, cioè quelle occasioni in cui ci si guarda negli occhi e ci si rispecchia nell'altro: un'esperienza fondamentale nella prima infanzia per saldare l'acquisizione di nuove competenze e sviluppare la consapevolezza della propria identità. Un bambino, quando cammina per la prima volta, dopo un po' si ferma e cerca lo sguardo di un adulto; quando fa un disegno, lo mostra ai genitori: non lo fa per narcisismo, ma perché ha bisogno di essere visto e pensato e rispecchiarsi nell'adulto. Nel nostro ambulatorio abbiamo incontrato spesso bambini che non riuscivano a guardarci negli occhi e, se noi cercavamo il loro sguardo, notavamo in loro un disagio. Evidentemente non erano abituati ad un confronto visivo e si sentivano 'scoperti', quasi perseguitati".
  2. Stare da solo davanti al video impedisce al bambino di sperimentare le sue emozioni… "Un altro aspetto che abbiamo notato è che lo schermo 'scherma' anche le emozioni" prosegue lo psichiatra. "Se due ragazzi chattano al computer, nonostante siano visibili reciprocamente con una webcam, riescono a parlare di argomenti anche imbarazzanti senza che si attivino tutte quelle reazioni emotive come il rossore o la tachicardia, che sono normali in certe situazioni. Abbiamo capito quindi che ogni schermo digitale è una barriera contro gli stimoli eccessivi, una difesa dalle emozioni, che invece devono essere vissute affinché il bambino impari ad affrontarle e gestirle". A lungo andare, infatti, questa mancata sperimentazione potrebbe indurre fenomeni di ritiro sociale: ci sono ragazzi che preferiscono chattare con amici virtuali piuttosto che uscire in comitiva o, nei casi più estremi, che abbandonano la scuola perché hanno difficoltà a reggere le emozioni, ad affrontare un'interrogazione, il confronto con gli insegnanti o con gli amici.
  3. …E di sviluppare una sana aggressività. Stare sempre da solo davanti ad un apparecchio digitale toglie al bambino la possibilità di sviluppare la cosiddetta sana aggressività, che non è desiderio di aggredire l'altro ma è il bisogno naturale che ha ognuno di noi di conquistare e di difendere uno spazio nel mondo: una sperimentazione che da piccoli è strettamente connessa al movimento e all'esplorazione dello spazio reale. Il bambino capisce lo spazio quando urta contro un mobile, capisce i propri limiti quando li condivide fisicamente con un altro. "Se questa aggressività non viene espressa, rimane dentro e si trasforma in rabbia, che col tempo può sfociare in due esiti opposti" sostiene lo psichiatra: "o si riflette contro se stessi dando origine a forme depressive, o crea disturbi psicosomatici nelle occasioni di massima socialità, come la classica febbre il giorno prima della gita scolastica o il mal di pancia prima della cena di fine anno". (Leggi anche: litigi tra bambini, 9 consigli)

La soluzione? Cellulari e computer sì, ma insieme a mamma o papà

Al giorno d’oggi non è possibile rinunciare a internet, sequestrare la play station o vietare l’uso del telefonino.

Ma è doveroso, almeno per una parte del tempo, stare insieme ai figli mentre li adoperano. “La differenza è tutta qui” spiega Tonioni: “se mamma o papà giocano insieme al bambino, l’esperienza digitale è un’occasione di divertimento, di condivisione, di confronto, formativa come qualunque gioco che potrebbero fare insieme. Interessiamoci ai videogiochi, senza preconcetti, lasciamoci coinvolgere, giochiamoci insieme ma divertendoci autenticamente, perché i bambini se ne accorgono subito se siamo realmente partecipi o no (e quel punto è meglio non giocarci proprio!).

Scopriremo un modo nuovo e creativo per stare con i nostri figli, perché siamo noi adulti a doverci sforzare di vedere il mondo con gli occhi dei bambini e non viceversa. Internet o i videogiochi fanno male quando sostituiscono in tutto e per tutto le occasioni di gioco con l’adulto: se almeno ogni tanto ci giochiamo insieme, il valore di quell’esperienza cambia completamente.

Proprio per questo non c’è un’età al di sotto della quale è sconsigliabile far adoperare certi apparecchi: ci sono livelli di realtà digitale a seconda dei livelli di realtà mentale del bambino e ci sono bambini pronti ad affrontarli prima altri più tardi; il punto è che ci sia un genitore che li accompagna divertendosi. Ricordiamoci che giocare coi figli è bello, divertente ed è anche rilassante. E che i bambini hanno più bisogno di giocare con il genitore che di trovare la cena perfetta”.

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