Bimbi a scuola all’eta di 5 anni
Il ministro dell’istruzione Stefania Giannini, durante una visita al Leone XIII di Milano, scuola paritaria di impronta gesuita, ha avanzato l’ipotesi che si potrebbe far iniziare ai bambini la scuola primaria all’età di 5 anni.
Come si legge sul Corriere, il ministro ha affermato questo a proposito del tema del riordinamento complessivo delle scuole superiori e delle sperimentazioni, già presenti in Italia, di liceo quadriennale.
Ha anche detto che approfondirà meglio la questione in futuro. Ma resta dell’idea che un eventuale accorciamento del liceo deve essere pensato e organizzato in modo razionale e non soltanto in funzione dell'ingresso anticipato all'Università.
Il tema degli invalsi
Giannini ha anche risposto a una domanda sul tema degli Invalsi, affermando che non occorre fermarli, ma perfezionarli, poiché presentano delle criticità.
“Questi test – ha detto il ministro - non tengono in considerazione gli studenti con problemi di apprendimento. E poi gli Invalsi non possono essere l’unico strumento di valutazione del sistema scolastico: misurano solo la preparazione degli studenti e solo da un punto di vista quantitativo, senza tenere conto degli aspetti qualitativi. Devono essere affiancati da altri strumenti che restituiscano una valutazione globale delle scuole”.
Giannini ha poi parlato della relazione che intercorre tra scuole statali e scuole paritarie, dichiarando che occorre un sistema integrato composto da entrambi gli istituti, per dare alle famiglie la possibilità di scegliere il percorso educativo dei propri figli.
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La situazione della scuola in Italia
Sempre durante la visita al Leone XIII, il ministro ha rilevato l’esistenza di una crisi della dimensione culturale ed etica della scuola, che presenta delle fragilità dal punto di vista della formazione umana e che manca di un’opera continua di integrazione, particolarmente per quanto riguarda gli alunni stranieri.
Ha infine affermato che, nonostante le debolezze, “la scuola italiana sta dimostrando di saper fornire nuove competenze senza rinunciare a trasmettere la conoscenza”.
Infine ha lanciato un invito ai più giovani, esortandoli ad andare all’estero durante le superiori e l’università, ma a tornare poi in Italia perché “l’istruzione nazionale è molto valida”.
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