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Leggere e capire i testi

di Francesca Paola Rampinelli - 10.03.2009 - Scrivici

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Offrire ai bambini stimoli 'culturali' capaci di risvegliare la loro curiosità; suscitare emozioni con la lettura e creare collegamenti tra il testo e la vita reale. Non trascurare l'autostima e usare anche il dialetto come arma vincente. Ecco i trucchi per genitori (e insegnanti) emersi a Quantestorie, Festival del libro per bambini e ragazzi.

Come aiutare i bambini a capire i testi che leggono?

Ecco i consigli di Alberto Sobrero, docente di linguistica italiana all'Università del Salento e di Chiara Levorato, docente di psicologia dello sviluppo all’Università di Padova, emersi durante la giornata di studio “Leggere e Capire. La comprensione del testo nei bambini e nei ragazzi”, che si è tenuta a Milano la scorsa settimana nell’ambito di ‘Quantestorie, Festival del libro per bambini e ragazzi”.

  • Fin da piccoli offrire stimoli (soprattutto letture) dilettevoli, che suscitino interesse. I libri, le storie, gli spettacoli, ma anche i puzzle o i giochi “da tavolo”, che vengono proposti ai piccoli devono attirare la loro attenzione con argomenti che possano avvincerli o con disegni e possibilità di interazione che destino la loro curiosità;

  • Suscitare emozioni. Per ottenere la disponibilità di un bambino a svolgere un attività comunque impegnativa e faticosa è necessario stuzzicare il suo interesse dandogli la percezione (attraverso le emozioni che la storia suscita in lui) che il testo in qualche modo lo riguardi direttamente. In questo senso può essere l’ambientazione particolarmente vicina per qualche fattore o l’argomento che richiami situazioni vissute o conosciute o ancora i personaggi che consentano l’identificazione del lettore a giocare a favore della partecipazione emotiva del bambino alla storia;

  • far muovere nel testo il piccolo lettore. Che cosa vuol dire? Semplice, basta creare collegamenti tra le diverse parti del racconto e tra il testo e la vita del bambino. Far notare per esempio al bambino che un certo personaggio lo si è già incontrato in un altro passaggio della storia o che la situazione che si è creata nel corso del racconto è analoga ad un'altra vissuta da qualche persona reale conosciuta o da qualche altro personaggio di un'altra storia nota al bambino o ancora, più facilmente, si è già verificata nel corso della stessa storia.

  • Non trascurare l’autostima del bambino. E’ fondamentale, per esempio, in questo senso, dare una percezione positiva di se al bambino anche quando c’è qualche ragione per rimproverarlo, collegando sempre la sgridata al singolo episodio e mai attribuendo qualità negative in generale (mai dire “sei un brutto o cattivo bambino” oppure “non sei capace di fare niente”, generalizzando);

  • usare il dialetto come risorsa e non come ostacolo. In alcuni casi il fatto di parlare in dialetto in famiglia viene vissuto dai bambini come un ostacolo all’approccio del testo scritto in italiano. In realtà può essere uno stimolo se, per esempio, nella lettura delle storie si comincia presto a mettere a confronto le due lingue, sottolineando similitudini e differenze. Es. nella storia si parla di un ragazzino e siete di Siena? Ricordategli che da voi il ragazzino si dice 'citto'. Oppure si parla si una sedia e siete di Milano? Parlare di ‘cadrega’ è d'obbligo. Lo farà sorridere e gli rimarrà più impressa la storia;

  • Sei una mamma lavoratrice? Almeno per una volta ne esci vincente perché sei ricca di stimoli per tuo figlio. Niente sensi di colpa quindi, perché lavorando fuori porti qualcosa di nuovo in famiglia. Inoltre sulla capacità di leggere e capire incidono anche la scolarizzazione dei genitori e l’ambiente culturale che circonda il bambino.

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Gli italiani (adulti) fanno fatica a capire testi più lunghi di qualche riga

Diverse statistiche e ricerche denunciano l'esistenza, nel nostro Paese, di un grave problema di “analfabetismo funzionale” o “illiteracy”. Secondo Sobrero, il fatto preoccupante è che “i dati mostrano un continuo peggioramento”. Ma che cosa si intende per analfabetismo funzionale? E’ quel fenomeno che riguarda tutti coloro che pur in grado di leggere e scrivere fanno fatica a comprendere testi lunghi più di qualche riga.

Si potrebbe presumere che il problema derivi dalla scuola: eppure indagini, come ad esempio l'Iea Pirls 2006 (il Progress in International Reading Literacy Study svolto dall’International Association for the Evaluation of Educational Achievement), mostrano che i bambini italiani al quarto anno di scolarizzazione si attestano a livelli significativamente superiori alla media internazionale in campo di competenze di lettura, mentre la situazione peggiora decisamente crescendo l’età degli studenti.

Ora non ci resta che aspettare i risultati della nuova indagine Pisa 2009 (programme for international student assessment), il programma internazionale che verifica le competenze dei ragazzi di 15 anni. Quest’anno l’indagine è rivolta proprio alla ‘reading literacy’, cioè alla competenza nella lettura e comprensione, utilizzo e riflessione sui testi scritti “al fine di raggiungere i propri obiettivi, di sviluppare le proprie conoscenze e le proprie potenzialità e di svolgere un ruolo attivo nella società”.

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