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Cinema: da 'Sbirri' una lezione anti-droga

di Nostrofiglio Redazione - 07.04.2009 - Scrivici

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Raoul Bova interpreta un giornalista che, dopo la morte improvvisa del figlio per l’assunzione di una pasticca di ecstasy, vuole disperatamente capire perché è successo. Il film è stato visto in anteprima per NostroFiglio da una mamma-giornalista. Ecco le risposte che ha trovato.

Portate i vostri figli a vedere Sbirri con Raoul Bova. Se vanno almeno alle medie; se sono più piccoli, invece, lasciateli alle nonne o alle tate, e andate voi.

 

Il film (diretto da Roberto Burchielli con Raoul Bova e Simonetta Solder, davvero bravi entrambi nei panni di una coppia straziata dal dolore della morte del figlio 16enne), esce nelle sale venerdì 10 aprile: io l’ho visto in anteprima, sono mamma e credo che sia davvero un film che tutti i genitori dovrebbero vedere.

 

Bova è un giornalista che, dopo la morte improvvisa del figlio per l’assunzione di una pasticca di ecstasy, vuole disperatamente capire perché è successo. Suo figlio non si era mai drogato; era, come si dice, un ragazzo che non faceva cazzate. E quella era la prima 'pasta' che si calava.

 

Bova – Matteo Gatti nel film - va a Milano per infilitrarsi tra i poliziotti veri della narcotici e andare a caccia di spacciatori veri. Perché la particolarità di Sbirri è proprio questa: la finzione si unisce alla realtà, ovvero alle riprese che Bova, travestito e irriconoscibile, ha fatto al fianco degli sbirri che a Milano arrestano giovani spacciatori che per 50 euro forniscono droga ai nostri figli nelle discoteche, nei bar, per strada.Le domande del padre Bova sono le domande di tutti i genitori.

 

Perché i nostri ragazzi lo fanno? Perché anche solo una volta ma si deve fare? Perché per divertirsi devono calarsi una pasta in compagnia? Perché non sono mai contenti di quello che hanno? Perché non capiscono che la morte può arrivare? Perché non sanno che il loro cervello può andare in pappa? E noi genitori, perché non capiamo mai quello che accade in tempo?

 

Tra le tante risposte che si possono trovare nel film, ecco quelle che mi sono segnata. Quel ragazzo prende l’ecstasy perché è in una discoteca insieme agli amici e a delle belle ragazze con cui sperano di andare a letto: “se non ti cali una pasta non te la danno”, gli dicono gli amici.

 

E ancora. Un poliziotto dice: a questi figli manca l’amore dei genitori. Non dobbiamo avere paura di dare loro amore. E poi, osserviamoli: un comportamento strano, un amico strano, tutto può essere un segnale. E poi ancora: manca l’informazione. Ai ragazzi bisogna spiegare che questo divertimento è finto. Non è vera gioia ma è sballo, appunto. E soprattutto, che per droga si può morire. E infine: bisogna fare informazione già alle medie e spiegare che dire “cosa vuoi che ti faccia una sola pasticca per una volta”, è una bugia. Basta guardare le pagine di cronaca di ogni giorno. E contare i morti.

 

di Fabrizia Sacchetti

 

E voi, cosa ne pensate? Avete visto il film? Andate a discuterne con altri genitori nel forum

 

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