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Le fiabe stimolano la fantasia e vincono le paure

di Ilaria Prada - 05.07.2021 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Leggere fiabe è un momento di grande intimità tra genitori e figli, che arricchisce l'immaginazione dei bambini e li aiuta a superare le paure. Leggi perché

In questo articolo

Quando e come narrare favole al proprio bambino? Come aiutarlo a superare determinate paure attraverso le favole? Ecco alcuni chiarimenti al riguardo. 

Raccontare una favola, quando e come farlo?

"Non esiste un'età giusta per leggere una fiaba: molto dipende dalla maturità e dalla sensibilità del bambino - sostiene Evi Crotti, psicopedagogista ed esperta dell'età evolutiva.

In linea generale, però suggerisce questo programma per avvicinare i bimbi alla lettura: "Nel primo anno di vita ci si potrebbe limitare alle ninna nanne e alle canzoncine. Fino ai due anni invece si potrebbe passare a filastrocche e brevi storielle, anche frutto della creatività e della fantasia del genitore. Per poi passare alle fiabe classiche attorno ai tre/quattro anni, quando il bambino può capirne il significato e trarne insegnamento.

Non è necessario esplicitare la morale: essa viene trasmessa attraverso il racconto, ma ci vorrà tempo prima che il bambino ne assimili l'insegnamento. Ad esempio di Cenerentola, Biancaneve o La bella addormentata le bambine apprezzeranno l'atmosfera fantastica, l'idea della regalità, ma il concetto di amore verrà recepito non prima dei 5-6 anni".

Storie per scacciare la paura

Ci sono fiabe molto cruente o spaventose, che però attirano i piccoli, come per esempio Barbablù. Che cosa è giusto fare: assecondare i bambini o evitarle accuratamente? "Spesso i bambini avvertono il desiderio di storie spaventose per esorcizzare le proprie paure," spiega la psicopedagogista.

"Bisogna però evitare di creare nel bambino timori che sono solo proiezioni dell'adulto, come versi minacciosi associati a personaggi antagonisti, che possono far nascere ansie infondate. Le voci possono essere, anzi, devono essere molto divertenti".

"Non bisogna negare l'esistenza dei pericoli, ma razionalizzarla: il male infatti nelle fiabe viene sconfitto" continua Crotti. "Hansel e Gretel incontrano una donna cattiva che li ingolosisce con dolciumi e promesse, così come il lupo attira Cappuccetto rosso con la sua finta gentilezza, ma alla fine tutti tornano a casa dai propri genitori.

La strega, l'orco o il lupo, se presentati in modo divertente possono essere utili a sdrammatizzare le paure. E così la vecchia fattucchiera ha il sorriso sdentato e l'andatura traballante, il lupo è ormai spelacchiato e l'orco pasticcione con la sua mole fa tremare il suolo e cadere oggetti".

Si dice fiaba o favola?

Bisogna differenziare fra fiabe e favole. Spesso questi termini vengono utilizzati come sinonimi, ma non lo sono. La fiaba, come spiega il linguista russo Vladimir Propp, ha solitamente come protagoniste figure umane, come re, regine e cavalieri, alle quali si affiancano personaggi fantastici come fate, streghe ed orchi, mentre la favola presenta spesso animali parlanti, che rispecchiano vizi e virtù umane. Nella fiaba i percorsi accidentati sono spesso metafore del passaggio dall’infanzia alla maturità, ma la morale non è sempre esplicita, come invece accade nella favole, dove il lieto fine non è scontato.

Sono quindi fiabe i celebri racconti dei fratelli Grimm, come “Biancaneve”, “Cenerentola e “Hansel e Gretel” o di Andersen, come “La sirenetta” e “il brutto anatroccolo”, mentre sono favole i classici greci di Esopo (“La cicala e la formica”, “La volpe e l’uva”…) e romani di Fedro (“Il lupo e l’agnello”).

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