La Caritas è stata tra i primi ad accorgersi di questa nuova emergenza sociale. Nell’ultimo rapporto sulle vecchie povertà e sui bisogni emergenti l’osservatorio della diocesi di Milano ha riservato un capitolo proprio a loro: gli uomini separati o divorziati. Li ha definiti “gli equilibristi”.
Nel rapporto – si legge in un servizio di Repubblica-R2 - si dice che nel 2006 gli operatori dei centri di ascolto hanno incontrato 242 uomini trascinati dalla rottura del matrimonio agli ultimi posti della scala sociale. Il 78,5% di questi sono italiani e il 61,6% ha tra i 35 e i 54 anni.
“La fine di un rapporto oltre che rappresentare un evento traumatico dal punto di vista emotivo, può innescare percorsi di impoverimento anche per gli uomini,” dice Neri Salati, responsabile dell’area ricerca della Caritas – .
Per chi vuole o deve iniziare una nuova vita il primo grosso ostacolo è la casa: nel 2006, secondo l’Istat, nel 58% dei casi di separazione la casa viene assegnata alla moglie e nel 94,5% dei casi al padre spetta pagare un assegno di mantenimento che, in media, è attorno ai 500 euro.
“Il fatto è che una volta la separazione era un affare da classi abbienti, o almeno da ceto medio in su, mentre adesso è diventato un fenomeno generalizzato - dice il sociologo Maurizio Ambrosini, docente all’Università di Genova –. E rompere un matrimonio costa, è necessario avere molte risorse: bisogna trovare un nuovo alloggio e fare fronte a due famiglie”.
In giro per l’Italia qualcosa si muove: a Bolzano è nata una casa accoglienza per i padri separati; la Regione Liguria invece è stata la prima ad approvare una legge che stanzia fondi per case temporanee, politiche abitative orientate e sostegni di carattere psicologico e legale alle famiglie che si rompono. La provincia di Milano invece ha aperto Giopà (“un giorno con papà”), che è uno spazio dove padri e figli possono stare insieme e sta pensando di aprire case accoglienza.
Crea la tua lista nascita
lasciandoti ispirare dalle nostre proposte o compila la tua lista fai da te