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Reinventarsi un lavoro dopo essere diventate mamme

di Maria Cristina Renis - 10.10.2011 - Scrivici

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Perché lo si è perso durante la gravidanza, perché è terminato un contratto, ma anche perché, dopo aver accudito il bambino per i primi mesi in cui la nostra presenza è indispensabile, si vuole riprendere la vita lavorativa e riconquistare l’autonomia economica, la professionalità e, a volte purtroppo, anche l’autostima. Senza naturalmente trascurare il pargolo.

Chi non prova questo desiderio? Ma quante veramente riescono a realizzarlo? Cristina Gaiera, 37 anni di Sirmione (Bs), mamma di Tommaso, 3 anni e mezzo, ci è felicemente riuscita. O meglio: si è reinventata un lavoro per ben due volte dopo la nascita del suo bimbo.

Prima di diventare mamma Cristina lavorava come dipendente di Club Med, un lavoro che, conoscendo ben 4 lingue, le ha permesso di viaggiare in tutto il mondo e di accumulare una lunga esperienza e tanta soddisfazione. Poi, dopo la nascita di Tommaso, il necessario (e graditissimo) “stop”; infine la voglia di ricominciare, dedicandosi a qualcosa che le permettesse di dedicarsi contemporaneamente a lui e alla famiglia. Già, ma cosa? Da sempre appassionata di antiquariato e di moda, ha fuso questi due settori dando vita a “Niente di nuovo”, un negozio con capi, accessori e oggetti vintage, usati e accuratamente selezionati. «Un lavoro che mi appassionava, ma che comunque mi teneva occupata tutta la giornata, a volte anche il weekend, poiché abito in una località turistica in cui spesso i negozi sono aperti anche il sabato e la domenica» ci racconta Cristina. «Molto spesso dovevo portarmi il bambino in negozio, con tutti i disagi che ciò comportava, in più ero sempre impegnata anche dopo e prima gli orari di apertura per l’archivio, la contabilità e il riordino degli spazi. Insomma, un impegno che non riuscivo più a sostenere».

Da qui l’idea di trasformare il negozio in un negozio virtuale, ovvero un sito (www.nientedinuovo-sirmione.com) dove si può acquistare abbigliamento usato ma di qualità, uomo, donna e bambino, oggettistica dagli anni ’20 a oggi, articoli da collezionismo e curiosità dal mondo, grandi firme italiane e internazionali della moda, seta e ferro battuto dall’Oriente, tessuti, organze, piumaggi e bronzo parigino. «I capi firmati sono originali e non c’è nessuna imitazione in vendita» precisa Cristina.

«Questo perché li ho voluti selezionare personalmente, con cura, passione e un occhio attento alle esigenze di chi sa apprezzare i capi vintage o dallo stile un po’ retrò che, mescolati con gusto e fantasia, possono dare vita a uno stile originale, personalissimo e mai banale. Si tratta di capi e oggetti che metto in conto vendita da parte di clienti di fiducia o che scovo in giro per mercatini.

Gestire il sito mi impegna mediamente un paio d’ore circa al mattino e altrettante al pomeriggio, ma a volte anche meno; poi bisogna considerare il tempo che dedico per la spedizione degli oggetti acquistati (in tutto il mondo con costi fissi di 12 € per un pacco inferiore ai 2 kg, che arriva a destinazione in tre giorni mediante assicurata). Naturalmente ho investito parecchio tempo prima, cioè nella preparazione del sito: mi sono affidata a un programmatore informatico, ma gran parte del lavoro ho volto gestirla da sola per risparmiare i costi (per esempio ho fatto io le foto degli oggetti e le ho messe on line, le descrizioni con le relative traduzioni, ho preparato i biglietti pubblicitari da distribuire, ecc.).

Ora sono molto contenta perché riesco a dedicare molto più tempo al mio Tommaso, che nel frattempo ha cominciato la scuola materna ma che, pur non vivendo in una metropoli inquinata, ogni tanto si ammala e richiede la mia presenza anche la mattina. Ma non avendo più un lavoro con degli orari fissi posso gestire sia la mia attività sia il bambino senza crearmi quei sensi di colpa che ogni mamma lavoratrice conosce bene...».

Abbiamo chiesto a Cristina di spiegarci cosa bisogna fare per aprire un’attività on line e soprattutto di quantificarne i costi.

«Prima di tutto bisogna inventarsi qualcosa di originale: su Internet si trova davvero di tutto, il segreto per distinguersi e avere successo è proporre una novità e, naturalmente, garantire serietà. senza queste basi è meglio lasciar perdere. Poi bisogna trovare un’attività che costi poco sia all’acquirente che al venditore, altrimenti non ne vale la pena. Il primo passo è aprire una partita Iva, contattare un commercialista e iscriversi alla Camera di commercio; poi affidarsi a un programmatore informatico per la costruzione del sito, fotografare gli oggetti da vendere, fare una descrizione abbastanza dettagliata (eventualmente anche in un’altra lingua) e avere e/o cercare una rete di possibili fornitori interessati a vendere.

infine studiare delle parole chiave per avere visibilità su Internet e fare in modo che si venga visitati e contattati.

Il mio sito è attivo dall’aprile scorso e ha richiesto circa 2 mesi e mezzo di preparazione. Un’idea dei costi? L’apertura di un sito costa da 540 a 4500 € all’anno, dipende dal tipo di sito, dalla grafica e dai servizi che offre (il mio è costato circa 1400 €), la gestione sui 300/400 €, l’assistenza sui 480 €, sempre all’anno; considerato che mi sono occupata personalmente di fare le foto, di inserirle on line, di fare le descrizioni e le traduzioni ho risparmiato un po’.

Tra gli altri vantaggi del mio nuovo negozio on line c’è quello, non indifferente, del risparmio del costo dell’affitto del locale e la possibilità di scaricare le spese del collegamento a Internet, di luce e riscaldamento, perché collegate alla mia attività lavorativa.

Insomma, un passaggio dal reale al virtuale che mi ha cambiato la vita: faccio la mamma a tempo pieno, ma ho anche un lavoro che riesco a gestirmi con grande autonomia».

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