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Ecografie nel primo trimestre di gravidanza, meglio aspettare dopo la decima settimana

di Valentina Murelli - 18.03.2015 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
Non ci sono prove che le ecografie all'inizio della gravidanza possano far male all'embrione, ma se non ci sono motivi medici particolari, per precauzione è meglio aspettare almeno 10 settimane per la prima ecografia. E' la posizione ufficiale del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists del Regno Unito, appena rilasciata.

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La prima ecografia: dopo la decima settimana


Appena si scopre di essere incinte, la tentazione di correre a fare un'ecografia è forte: un po' per rassicurarsi sullo stato di salute dell'embrione, magari ascoltando il battito del suo piccolo cuore, un po' per avere subito una sua prima foto ricordo.

Se non ci sono indicazioni mediche precise, però, sarebbe meglio resistere alla tentazione e rimandare la prima ecografia ad almeno 10 settimane di gravidanza. Queste, almeno, le indicazioni che emergono da un documento ufficiale appena rilasciato dal Royal College of Obstetricians and and Gynaecologists, associazione inglese che si occupa di salute femminile.

La precauzione non è mai troppa


Diciamolo subito: secondo il documento, che fa il punto sulle conoscenze disponibili sul tema della sicurezza dell'ecografia nelle fasi iniziali della gravidanza, non ci sono prove che un'esposizione anche ripetuta agli ultrasuoni che vengono erogati con questo tipo di esame possa avere effetti negativi per il bambino.

Però è vero che le prime dieci settimane di gestazione sono un momento molto delicato per l'embrione, che è ancora molto piccolo e sta velocemente formando i suoi organi. Per questo, meglio non rischiare con esami inutili.

Sul banco degli imputati sono finiti in particolare il Color Doppler e il Doppler Pulsato, due tipologie di esami ecografici fino a poco tempo fa utilizzati soprattutto dopo il primo trimestre di gravidanza, ma ora impiegati sempre più spesso anche più precocemente. A volte anche senza un reale motivo medico, magari soltanto per far ascoltare il battito cardiaco dell'embrione.

Il problema è che il Doppler comporta un rilascio più elevato di energia, che può riscaldare i tessuti. Una condizione potenzialmente più pericolosa per l'embrione, che ha ancora un flusso sanguigno molto limitato e che dunque non riesce a disperdere calore facilmente.

Stesso discorso per l'ecografia 4D (la 3D in movimento), che richiede tempi di esecuzione abbastanza lunghi, che possono portare a un riscaldamento un po' più alto del normale.

Anche secondo le Linee guida della Società italiana di ecografia ostetrica e ginecologica è sconsigliato l'uso del Doppler pulsato o colore per sentire il battito embrionale fino a 10 settimane di gravidanza.

Foto ricordo? Meglio evitare


Le conclusioni del documento del Royal College of Obstetricians and and Gynaecologists sono chiare: nessun problema se ci sono valide ragioni mediche per fare una o più ecografie anche prima delle 10 settimane, per esempio dopo una fecondazione assistita, se ci sono storie precedenti di aborto o minacce, se si sospetta una gravidanza extrauterina. In questi casi, infatti, i benefici dell'esame sono sempre sicuramente superiori agli ipotetici rischi.

Ma se non ci sono indicazioni mediche e quello che spinge a fare l'ecografia è solo tanta curiosità, meglio evitare. I rischi potranno anche essere molto bassi o addirittura non esserci, ma perché correrli?

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