1. Sushi e sashimi
Il consumo di pesce crudo è sconsigliato per il rischio di contaminazione con virus (epatite A), batteri (salmonella, Listeria) e altri parassiti (Anisakis).
Questo a meno di non essere certi che il pesce è stato abbattuto termicamente e che dopo il trattamento è stato mantenuto in condizioni igieniche perfette. L'abbattimento consiste nel congelamento per almeno 96 ore a -18 °C in congelatore domestico o per almeno 24 ore a -20° C in congelatori della ristorazione: così si infatti si distruggono eventuali parassiti.
Fuori casa, però, è difficile essere certi dei trattamenti eseguiti e se le norme igieniche non sono seguite in modo scrupoloso è sempre possibile che si verifichi una nuova contaminazione. Se non si è certi delle procedure seguite e del rispetto delle norme igieniche meglio astenersi.
A casa si può avere maggior controllo della situazione, ma bisogna tenere presente che non sempre il freezer raggiunge i -18° C.
2. Ostriche, granchi & Co.
Molluschi come ostriche, cozze e vongole e crostacei come gamberi e granchi vanno consumati solo cotti e comunque solo in modo occasionale: “Sono animali filtratori e rischiano di concentrare eventuali sostanze tossiche presenti nell'ambiente” precisa Spadafranca.
3. Pesce marinato
Alici, aringhe, acciughe, salmone: con limone o aceto possono essere effettivamente buonissimi. Ma attenzione: anche in questo caso c'è il rischio di contaminazione da parte di parassiti. La marinatura lo riduce, ma non lo azzera completamente, quindi per stare proprio tranquille è meglio evitare.
A meno che, come nel caso del pesce crudo, non siate certe che quel pesce è stato preventivamente abbattuto in modo corretto (per almeno 96 ore a -18 °C in congelatore domestico o per almeno 24 ore a -20° C in congelatori della ristorazione).
4. Salmone, tonno e pesce spada affumicati
Vale lo stesso discorso fatto per i pesci marinati: l'affumicatura da sola non basta a rendere sicuro l'alimento. Il rischio è soprattutto quello di contaminazione da Listeria.
“È vero che in generale il rischio di infezione da Listeria è basso, ma non è nullo, dunque per cautela meglio evitare” suggerisce Spadafranca.
5. Tonno in scatola
Il fatto di essere in scatola non pone per il tonno particolari problemi alla donna incinta. Resta il fatto, però, che i pesci di grossa taglia, come appunto tonno ma anche squalo e pesce spada, vanno consumati con moderazione perché tendono ad accumulare mercurio, un contaminante che a dosi elevate può essere rischioso per lo sviluppo del feto.
“Questi pesci andrebbero consumati non più di una volta a settimana. Meglio puntare invece su pesce di taglia più piccola e soprattutto su pesce azzurro come sgombri e alici”, consiglia la nutrizionista.
6. Carne cruda
Da evitare assolutamente per le donne negative al toxo-test, e dunque sensibili alla toxoplasmosi: c'è infatti il rischio di contaminazione da toxoplasma.
Chi è immune alla toxo (toxo-test positivo) potrebbe volendo consumare del carpaccio, a patto di farlo immediatamente dopo la preparazione. Da evitare comunque, anche in questo caso, le carni macinate.
7. Carne affumicata
Di nuovo, le donne negative al toxo-test devono evitarla. Chi è immune alla toxoplasmosi può consumarla, ma meglio farlo subito dopo l'apertura della confezione e lo stesso vale per le carni in scatola.
8. Prosciutto crudo
Valgono gli stessi consigli previsti per la carne cruda: per le donne negative al toxo-test è da evitare per il rischio di toxoplasmosi. E lo stesso vale per coppa, pancetta, speck, bresaola, culatello e salame.
In realtà, una stagionatura prolungata, oltre i 24 mesi, riduce il rischio di contaminazione da toxoplasma, ma non lo azzera completamente. “Anche in questo, inoltre, come per l'abbattimento termico dei pesci, è molto difficile per un consumatore essere certi della durata effettiva della stagionatura” avverte Spadafranca. “Dunque se vogliamo stare assolutamente tranquille, meglio rimandare il consumo di salumi e insaccati crudi a dopo il parto”.
Via libera invece a salumi cotti come prosciutto cotto, mortadella, porchetta, zampone, cotechino.
9. Verdure crude non lavate
Un'attenzione particolare alle verdure crude va posta da parte delle donne negative alla toxoplasmasi, perché questi alimenti potrebbero proprio nascondere il parassita che la causa.
Niente paura, però: per evitare rischi basta lavarle accuratamente sotto l'acqua corrente. A questo proposito, attenzione al bicarbonato: non deve essere una scusa per prestare meno attenzione al lavaggio, perché di per sé non riduce il rischio di infezione, non distruggendo il parassita. “Il vantaggio del bicarbonato sta nel fatto che, creando una patina biancastra sulle verdure, spinge di fatto a lavarle meglio” commenta Spadafranca.
Vale lo stesso consiglio per la frutta cruda, in particolare quella che cresce a terra, come fragole o meloni (questi ultimi veicoli possibili anche di altre infezioni alimentari): vanno lavati molto accuratamente prima di metterli in tavola.
10. Funghi
“Da evitare i funghi crudi, come la classica insalata con porcini o champignon” afferma Spadafranca. Per quelli cotti o lavorati, invece, non ci sono indicazioni ufficiali che ne prevedano un divieto ma vanno comunque consumati con grande moderazione, in modo occasionale. “Come i molluschi sono organismi filtratori, dunque potrebbero contenere contaminanti tossici ambientali”.
Ovviamente, prima di consumarli bisogna essere sicure al 100% che siano effettivamente commestibili.
11.
Gorgonzola, brie, camembert, roquefort e simili sono da evitare perché potrebbero contenere Listeria e dunque provocare listeriosi.
Possono però essere consumati se sottoposti a cottura (almeno 65-70° C per qualche minuto).
12. Latte crudo non pastorizzato
Per eliminare l’eventuale presenza di agenti patogeni, il latte crudo non pastorizzato che può essere acquistato ai distributori o direttamente in cascina, può essere consumato solo dopo bollitura. Vale anche per il latte crudo di capra.
13. Uova crude o poco cotte
Anche in questo caso c'è il rischio di contaminazione batterica, in particolare da salmonella. Dunque no a uovo crudo “da bere”, uovo alla coque o all'occhio di bue e a preparazioni casalinghe con uovo crudo, come tiramisù, crema al mascarpone, zabaione o maionese.
Analoghe preparazioni industriali possono invece essere consumate perché contengono uova pastorizzate: per scrupolo, comunque, sempre meglio controllare in etichetta, dove è specificato.
14. Piatti pronti del reparto gastronomia
Sempre per il rischio di infezioni alimentari, si possono consumare solo quando si è assolutamente certi del rispetto delle norme igieniche da parte del punto vendita in cui acquistate.
“Per ulteriore sicurezza, prima di consumarle meglio scaldarle qualche minuto a una temperatura di 65-70° C” suggerisce Spadafranca.
Da evitare comunque le insalate di frutta e verdura crude se si è negative alla toxoplasmosi: difficile essere sicure che siano stata lavate molto accuratamente!
15. Alcol
Le linee guida nazionali e internazionali su questo punto sono ferree: niente alcol per la donna in gravidanza. Poiché non ci sono ancora certezze su quale sia la soglia minima di alcol in grado di provocare danni al feto, nel dubbio meglio astenersi del tutto.
16. Caffè e tè
A dosi elevate, la caffeina contenuta in queste bevande potrebbe avere effetti negativi sullo sviluppo fetale (e alcuni studi la associano, sempre in dosi elevate, a un aumento del rischio di aborto). Dunque sì a caffè o tè ma senza esagerare: non più di due o tre tazzine di caffè espresso al giorno e due/tre tazze di tè.
17. Bibite gassate zuccherate
Per qualche mamma sono un rimedio fai da te contro la nausea dei primi mesi, mentre altre sono abituate a berle da prima della gravidanza, ma bisogna fare attenzione perché contengono moltissimo zucchero: una lattina ne può contenere circa 35-40 grammi, ma secondo le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità, idealmente un adulto dovrebbe consumare al massimo 25 grammi di zuccheri aggiunti al giorno!
Quindi si possono bere, ma con grande moderazione. E lo stesso vale per i succhi di frutta con zuccheri aggiunti: meglio limitarsi a un consumo occasionale.
18. Acqua filtrata
Purché sia potabile, l’acqua del rubinetto va benissimo quando si è in dolce attesa, ma non va filtrata perché la filtrazione elimina gran parte dei minerali presenti nell’acqua (come calcio e magnesio) dei quali si ha bisogno in gravidanza.Purché sia potabile, l’acqua del rubinetto va benissimo quando si è in dolce attesa, ma non va filtrata perché la filtrazione elimina gran parte dei minerali presenti nell’acqua (come calcio e magnesio) dei quali si ha bisogno in gravidanza.
A proposito di acqua: ricordarsi che in gravidanza l'idratazione è importantissima. Gli esperti consigliano di bere 2-2,5 litri di acqua al giorno. Se non si riesce ad arrivare a questi livelli con l'acqua “normale” si può anche introdurre un paio di tazze al giorno di tè o tisane (non zuccherati).