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Mamma a 40 anni? Ecco tutto quello che DEVI sapere

di Valentina Murelli - 22.09.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Le mamme over35 o over40 sono sempre più diffuse. Significa che "si può fare". Ma non è una passeggiata. Se arriva, una gravidanza a questa età comporta qualche rischio in più ed è bene essere informate e cercare la giusta assistenza.

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Mamma a 35 o 40 anni, o anche di più? Sì, si può fare, e anzi oggi lo si fa sempre più spesso. Soprattutto in Italia, che detiene il primato europeo di donne con il primo figlio a 40 anni ed è uno dei primi paesi in Europa in cui più della metà delle donne ha il primo figlio dopo i 30 anni.

In molti casi le cose filano lisce, senza particolari problemi, ma non si può darlo per scontato e per questo serve qualche attenzione in più. "Chi cerca un figlio dopo i 35 anni dovrebbe sapere che con l'età aumentano i rischi di infertilità, di aborto spontaneo e di anomalie cromosomiche del feto. E che un'eventuale gravidanza sarà per definizione a rischio" avverte Chiara Benedetto, direttorice di una delle strutture di ginecologia e ostetricia dell'Ospedale Sant'Anna di Torino e professore ordinario all'Università.

"Per tutte le donne - prosegue la ginecologa - la gravidanza ha l'effetto di uno stress test, perché comporta importanti adattamenti di vari sistemi dell'organismo. Cuore, vene, arterie, polmoni devono lavorare sotto sforzo e anche le ghiandole endocrine e il sistema metabolico subiscono cambiamenti". Con l'avanzare dell'età tutto questo può risultare più faticoso. "Non solo: con l'età aumenta il rischio di malattie come pressione alta, diabete, obesità e di problemi al sistema immunitario, che possono dare origine a complicazioni anche gravi della gravidanza".

Ma quali sono, davvero, rischi e complicazioni ai quali si può andare incontro se si comincia a cercare la cicogna intorno a 40 anni? E si può fare qualcosa per prevenirli?

1. Fertile o no?

"La prima cosa da sapere è che all'avanzare dell'età diminuisce la fertilità, cioè la probabilità di rimanere incinta" spiega Benedetto. Colpa della riduzione progressiva del numero di ovociti disponibili e della loro qualità.

Il declino comincia dopo i 30 anni, ma diventa via via più significativo dopo i 35 e in particolare dopo i 40. E attenzione: non riguarda solo le donne, ma anche gli uomini.

Come ricorda la giornalista scientifica Chiara Palmerini nel libro Quello che alle mamme non dicono (Codice edizioni, 2015), "anche la fertilità maschile cala in modo significativo sul finire dei trent'anni".

Già, ma di quanto cala esattamente la capacità di concepire di una coppia? Palmerini racconta che in realtà non ci sono tantissimi studi sull'argomento e, tra quelli disponibili molti sono stati condotti su donne e uomini che si sono rivolti a servizi di fecondazione assistita, oppure sono basati su registri di popolazione molto antichi. Gli studi più recenti, tuttavia, dicono che "tra una ventenne e una quarantenne le probabilità di concepimento nei giorni buoni del ciclo si dimezzano". Il che significa che una coppia "ci deve provare di più". Sapendo però che non c'è garanzia che alla fine le cose andranno bene davvero. Ecco perché gli specialisti insistono molto su questo punto: pensarci per tempo e, se possibile, non rimandare la ricerca di una gravidanza.

2. Il rischio di aborto

Nelle prime settimane di gravidanza l'aborto spontaneo è piuttosto frequente in generale: le stime parlano di un rischio del 10-20%. L'età della mamma, però, è una componente importante di questo rischio, che aumenta in modo significativo via via che gli anni passano. Lo dice chiaramente un documento rilasciato di recente dall'American College of Obstetricians and Gynecologists, secondo il quale l'aborto spontaneo interessa il 9-17% delle gravidanze per le donne tra i 20 e i 30 anni, il 20% intorno ai 35 anni, il 40% per le quarantenni e l'80% sopra i 45 anni.

3. Il rischio di anomalie cromosomiche

Anche questo è un fatto noto: insieme all'età materna aumenta anche la possibilità che un eventuale bimbo sia affetto da anomalie cromosomiche.

Il rischio di avere un bambino con sindrome di Down, per esempio, passa da uno su 1500 a 20 anni a uno su 800 a 30, uno su 270 a 35, uno su 100 a 40 e uno su 35-50 a 45 anni.

In caso di gravidanza, per saperne di più sul proprio rischio individuale di avere un bambino con la sindrome di Down - o con altre anomalie cromosomiche - si può effettuare un test di screening, come il bi-test o l'analisi del DNA fetale da sangue materno. Questi test forniscono appunto una stima del rischio, che ormai è decisamente accurata. Se però si vuole avere una diagnosi sicura bisogna affidarsi a tecniche invasive, come amniocentesi e villocentesi, che comportano però un minimo rischio di perdita fetale.

4. Altri rischi per il bambino

Diciamolo subito: nella maggioranza dei casi i bimbi di mamme over 35 oppure over 40 non avranno problemi e arriveranno sani a termine di gravidanza. Però se la mamma non è più giovanissima qualche rischio in più c'è. E purtroppo parliamo di rischi che possono essere anche gravi.

"Gli studi ci dicono che con l'età aumentano i rischi di parto prematuro, con tutte le conseguenze che questo può comportare per i neonati, di riduzione della crescita fetale, di basso peso alla nascita (specialmente per mamme sopra i 45 anni), di distacco di placenta e anche di morte in utero" afferma Benedetto.

Per esempio: un ampio studio epidemiologico condotto negli Stati Uniti con un campione di oltre 8 milioni di donne incinte di età variabile ha mostrato che il rischio di morte utero è due volte più alto per mamme sopra i 45 anni che per mamme sotto i 35. Come riferito sulla rivista scientifica PLoS One, si passa da 4 casi ogni 1000 per le mamme più giovani a 5 casi ogni 1000 per la fascia d'età 35-44, a 10 casi per 1000 sopra i 45 anni.

È evidente che parliamo di rischi piccoli e di eventi che sono comunque rari nella popolazione generale, ma è giusto mettere in luce che esistono.

Ovviamente i rischi dipendono anche dallo stato di salute generale prima della gravidanza. Una donna sana, di peso normale, con stile di vita equilibrato, ha meno rischi di una donna obesa e con diabete. Resta però il fatto che, a parità di condizione di salute, una donna più in là con gli anni ha qualche rischio in più di una donna giovane.

5. I rischi per la mamma

Per la mamma vale lo stesso discorso che per il bambino: sopra i 35, ma soprattutto sopra i 40 e ancor di più sopra i 45 anni c'è qualche rischio in più. Di cosa? per esempio di diabete gestazionale, placenta previa, emorragia post-partum (con bisogno di trasfusioni), preeclampsia.

"I cambiamenti fisiologici determinati dalla gravidanza mettono alla prova l'organismo. Se questo non è più giovanissimo, potrebbe non essere in grado di adattarsi in modo ottimale e quindi scompensarsi" spiega Benedetto.

Anche la mortalità materna, purtroppo, aumenta. Sempre lo studio pubblicato su PLoS One ha evidenziato che, nel campione preso in esame, i casi di morti materne sono passati da 6 su 100 mila per donne sotto i 35 anni a 60 su 100 mila sopra i 45 anni. Un rischio oggettivamente più alto, anche se per fortuna stiamo sempre parlando di numeri molto piccoli. A livello di percezione individuale in realtà non cambia molto, ma è giusto sapere come stanno le cose.

Del resto, anche l'analisi dei dati raccolti in Italia nel corso di un progetto dell'Istituto superiore di sanità sulla sorveglianza della mortalità materna aveva raggiungo risultati analoghi, evidenziando che le donne con più di 35 anni hanno un rischio di morte per parto tre volte più alto di quelle più giovani.

6. Cesareo per forza?

Un altro dato che emerge dagli studi è che tra le mamme over35 è più diffuso il taglio cesareo. "La probabilità che una donna con più di 35 anni partorisca mediante taglio cesareo è circa 1,6 volte più alta rispetto alle donne più giovani" chiarisce Benedetto.

Ma attenzione: il cesareo non è "obbligatorio" solo perché non si è più giovanissime: dipende da caso a caso, da condizione a condizione. "L'età da sola non basta a stabilire che il parto debba avvenire così" sottolinea la ginecologa.

7. Consigli per le future mamme

Riassumendo: cercare una gravidanza a 35 o a 40 anni non è una follia. Però non è neppure una passeggiata. Bisogna mettere in conto che potrebbe non arrivare, e sapere che c'è qualche rischio in più. Rischio significativo per quanto riguarda aborto spontaneo e anomalie cromosomiche del feto, rischio davvero minimo ma reale per quanto riguarda problemi fetali (compresa la morte in utero) o materni.

"Per questo è importante che le donne che si trovano in questa condizione chiedano al ginecologo una consulenza preconcezionale, prima di rimanere incinte" avvisa Benedetto. "Anzitutto per chiarirsi bene le idee sul percorso che stanno per intraprendere, e poi per avere informazioni su strategie preventive da mettere in atto per ridurre il più possibile eventuali rischi individuali".

In generale, è molto importante lo stile di vita (vale a qualunque età, ma a maggior ragione se non si è più giovanissime): sì a una dieta equilibrata di stampo mediterraneo e a un moderato esercizio fisico, no al fumo, all'alcol e allo stress eccessivo. Sì anche all'assunzione di acido folico già due/tre mesi prima del concepimento, indispensabile per la prevenzione del rischio di malformazioni del tubo neurale come la spina bifida.

"Per le donne che hanno qualche malattia cronica come il diabete, inoltre, è molto importante verificare che la malattia sia sotto controllo" spiega Benedetto. "Inoltre, in alcuni casi potrebbe essere necessario rivedere la terapia, per evitare possibili danni al feto da parte dei farmaci".

Genitori sempre più in là: ecco perché

È un dato di fatto: in molte parti del mondo, i figli si fanno sempre più tardi. Ma perché questa tendenza? Secondo un articolo sul tema della maternità over35 pubblicato sul sito Evidence Based Birth, sarebbe una combinazione di fattori medici, culturali e sociali a rendere conto di questo andamento. Ecco le principali ragioni chiamate in causa:

  • disponibilità di metodi contraccettivi;
  • raggiungimento da parte delle donne di livelli educativi più elevati;
  • ingresso delle donne in ambiti lavorativi tipicamente maschili, dove la maternità non è sufficientemente sostenuta;
  • cambiamenti culturali che fanno sì che le donne non si sentano pronte, da giovani, ad avere un figlio;
  • mancanza di politiche del lavoro e di reti sociali di sostegno alle donne lavoratrici, per cui spesso le donne devono decidere se lavorare o avere un figlio;
  • instabilità nelle relazioni, economica o relativa all'abitazione;
  • disponibilità di trattamenti di fecondazione assistita.

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