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VBAC, parto naturale dopo un cesareo: quando si può fare

di Nostrofiglio Redazione - 12.01.2021 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
VBAC, parto naturale dopo un cesareo: quando si pò partorire naturalmente dopo un cesareo. Quali sono i rischi e quanto tempo deve passare

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VBAC parto naturale dopo un cesareo

È possibile partorire per via naturale dopo un parto precedente con taglio cesareo? La risposta è sì, si può fare. Si parla tecnicamente di VBAC, dall'acronimo inglese che sta per Vaginal Birth After Cesarean ('parto vaginale dopo cesareo').

A questo proposito, le Linee guida sul taglio cesareo dell'Istituto superiore di sanità sono molto chiare e dicono che, in assenza di controindicazioni specifiche, la possibilità di un VBAC deve essere offerta a tutte le donne.

VBAC è un acronimo inglese che sta per Vaginal Birth After Cesarean, ovvero parto vaginale dopo un cesareo.

Quando si può fare un VBAC?

Non significa che tutte le donne con un cesareo alle spalle che desiderano un parto naturale riusciranno effettivamente ad averlo. A tutte, però, deve essere data la possibilità del cosiddetto travaglio di prova (TOL, acronimo inglese di trial of labor).

Secondo gli studi disponibili, il 60-80% (circa 3-4 donne su 5) delle gestanti che hanno già subito un cesareo, partoriscono con successo in modo naturale.

Secondo gli esperti dovrebbe passare circa un anno dal cesareo prima di un altro parto.

Il VBAC è sempre un tentativo

Non si può sapere a priori che un travaglio di prova terminerà con un parto per via vaginale. Secondo i dati disponibili, questo è possibile per circa 3/4 donne su 5. Per le altre, il travaglio di prova si concluderà invece con un nuovo cesareo.

Rischi e benefici di un VBAC


La complicazione più temuta nel caso di un parto naturale dopo un cesareo è la rottura dell'utero a livello della cicatrice. In questa zona, se il tessuto non resiste agli sforzi delle contrazioni, può cedere: il tal caso si verifica una situazione d'emergenza, che può portare a emorragia e che può richiedere trasfusioni e, in casi molto estremi, l'asportazione dell'utero.

In effetti il rischio di rottura uterina è leggermente più alto nel caso di un travaglio di prova rispetto a quanto accade nel caso di cesarei ripetuti, ma rimane comunque un'eventualità rara.

D'altra parte, il taglio cesareo è associato ad altri rischi e, se ripetuto, potrebbe portare a complicanze anche in gravidanze successive. Il fatto che ci siano stati dei cesarei, per esempio, aumenta il rischio di placenta previa in una nuova gravidanza, con tutti i problemi che questa condizione può comportare.

Quando non si può fare?

Come per tutte le gravidanze, travaglio e parto naturale sono sconsigliati in caso di placenta previa o di presentazione podalica o trasversa. Oltre a queste controindicazioni generali, però, ce ne sono alcune specifiche per il VBAC, sconsigliato se in passato ci sono stati tre o più tagli cesarei, se si sono già verificate delle rotture uterine e ci sono stati interventi sull'utero che hanno lasciato cicatrici longitudinali o a forma di T.

In ogni caso, la scelta di effettuare un parto vaginale dopo cesareo deve essere presa dopo aver discusso con il proprio ginecologo di riferimento (che terrà conto della storia clinica della paziente) e dopo essersi documentate in modo dettagliato. Sempre secondo le Linee guida dell'ISS, le informazioni da raccogliere non riguardano solo i possibili rischi delle due opzioni, ma anche le caratteristiche e l'organizzazione della struttura nella quale si intende partorire e il tipo di assistenza che si riceverà durante e dopo il parto.

Dove si può fare un VBAC?

Anche in questo caso, le Linee guida dell'ISS parlano chiaro: alle donne che desiderano tentare un travaglio di prova deve essere garantita un'adeguata sorveglianza clinica e il monitoraggio fetale deve essere continuo per tutto il travaglio.

Come abbiamo detto, la rottura dell'utero è un evento raro, ma è bene che la struttura scelta abbia tutto in regola per intervenire con tempestività. In altre parole, devono essere garantite l'accesso immediata alla sala operatoria e alla rianimazione - con un'équipe chirurgica e un anestesista disponibili 24 ore su 24 - e la disponibilità immediata di sangue per eventuali trasfusioni. Dunque, meglio rivolgersi a un ospedale di alto livello.

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Revisionato da Francesca Capriati

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