Il parto è imminente e hai paura ad affrontarlo? Da Elisabetta Papuzza, psicologa, allieva dell'Istituto Nazionale del Training della Società Psicoanalitica Italiana (Spi) alcuni consigli per affrontarlo più serenamente. LA POTENZA DELLA PAURA
La paura del parto catalizza buona parte delle energie mentali ed emotive di una donna durante tutta la gravidanza. “È un'emozione molto ingombrante, che finisce col distogliere l'attenzione da ciò che accadrà dopo la nascita, quando si avrà finalmente il bimbo tra le braccia. Finché c'è la paura del parto, ci si dimentica che si tratta solo di un momento, ma che poi ci sarà tutta la gioia successiva di essere genitori”.
VIVERE BENE LA GRAVIDANZA
L'indicazione più utile rispetto a come affrontare il periodo del parto nasce da come si vive il periodo della gravidanza. “È un momento molto delicato e di trasformazione: i nove mesi servono al bimbo per formarsi, ma anche per la madre e per la coppia è un tempo fondamentale per diventare madre e genitori”.
ACCETTARE IL CAMBIAMENTO
“E il cambiamento non è solo di crescita, ma si riferisce anche alla trasformazione del corpo della donna e del suo ruolo all'interno delle dimensione lavorativa. Si modifica anche il rapporto con il partner: per quanto la coppia arrivi preparata a questo momento, cambiano radicalmente gli equilibri. E poi si trasforma anche il rapporto con i parenti, con la famiglia allargata”.
RECUPERARE I RICORDI
È durante la gravidanza che la futura mamma comincia a fantasticare: “Si comincia a immaginare madre recuperando i ricordi di lei bambina, di come ha vissuto la sua infanzia, e di come sua madre si è comportata con lei. Ripensa anche al momento in cui lei stessa è nata”.
LE FANTASIE
Ma, soprattutto, la futura mamma comincia a immaginare il suo bambino: “Prima viene pensato dentro la pancia e ci si chiede che sentimenti provi e come potrà sentirsi alla nascita. Poi si comincia a fantasticare sulle caratteristiche che avrà, quelle desiderate ma anche quelle temute. Si sviluppa un immaginario che avrà un ruolo anche nel parto: è un bimbo che vuole nascere o che vuole stare ancora un po' dentro alla pancia? Sono tutte fantasie che orienteranno anche la scelta del parto”.
ASCOLTARSI E CONFRONTARSI
È questo approccio che guida una buona esperienza nel momento della nascita del bimbo: “Ascoltare, riconoscere e comprendere i cambiamenti che stanno avvenendo e assecondare le fantasie che si stanno facendo è importante per costruire un percorso sereno verso il parto. E, se si può, è importante confrontarsi nei corsi pre-parto con le altre mamme e coppie, ma anche con il personale sanitario, per esprimere le proprie angosce e paure, le aspettative e le fantasie che riguardano il momento della nascita”.
INDIVIDUARE LE PAURE
In qualche caso, la paura del parto diventa un'angoscia molto forte. “Ma di che cosa si ha paura realmente? Innanzitutto, si ha paura dell'ignoto: non si sa cosa succederà, perché ogni nascita è un'esperienza unica, che non si è mai vissuta prima. C'è poi il timore che riguarda la reale venuta al mondo del bambino, ci si chiede come sarà questo figlio rispetto a quello che si è immaginato”.
LA SEPARAZIONE
“E poi bisogna ricordare che il parto è un momento molto delicato in cui la madre e il bambino si separano. Per la madre, ma anche per il bambino, è dunque un momento di perdita.
PERDERE IL CONTROLLO
“In più, per alcune donne c'è il timore di perdere il controllo, perché il parto è un momento in cui la supremazia è del corpo, non della mente, e in cui è importante seguire l'istinto. Quando più si riesce a fronteggiare questa paura, tanto più si favorisce il rilassamento del corpo e la nascita: contrapporsi alle contrazioni significa in realtà trattenere il bambino. Quando invece si accetta il dolore, come necessario per la nascita, tanto più questa sarà veloce”
PAURA DELLA MORTE
Infine, molte donne dicono di aver paura di morire in quel momento: “Ma questa sensazione non è collegata tanto a un dolore fisico reale, quanto a un'angoscia psicologica. Nel momento del parto, le donne diventano madri, ma quindi perdono una parte di sé, quella dell'essere semplicemente figlie”.
RICONOSCERE E ACCETTARE
“Ascoltare queste paure, riconoscerle, viverle e comprenderle, ma anche parlarne con altre donne e persone care è importante per affrontare il parto con serenità”.
ASPETTI TECNICI
Il parto poi è un'esperienza personale soggettiva, che però è fatta anche di decisioni oggettive da prendere: “Ci sono molti modi di partorire e bisogna scegliere il migliore, assecondando le proprie aspettative e paure, per vivere al meglio questo momento. Ogni donna e ogni coppia ha delle esigenze diverse, che vanno riconosciute e soddisfatte, se le condizioni sanitarie lo permettono”.
LA SCELTA DEL LUOGO
“Ci sono donne che hanno bisogno di una maggiore intimità, di vivere un momento in un luogo protetto da sguardi esterni, e che hanno bisogno di una persona cara per assisterle. Altre, invece, possono avere la necessità di sentirsi più assistite dal punto di vista medico. Sulla base di queste caratteristiche si può scegliere di partorire in casa, in una struttura privata convenzionata o in ospedale. Individuare le proprie esigenze, aspettative e timori rispetto a quel momento, può aiutare a trovare la struttura giusta. Bisogna però ricordare che non esiste una formula unica: è meglio quello che è meglio per le singole persone, se le condizioni di salute lo permettono”.
LA STRUTTURA MIGLIORE
Spesso si pensa che non ci siano scelte per il parto, ma invece non è così: “Ad esempio, ci sono strutture che favoriscono posizioni diverse rispetto a quella classica nel momento del travaglio, oppure che offrono un'esperienza differente relativamente alle prime ore di rapporto con il bambino. Informarsi su questi aspetti può aiutare a optare per il luogo migliore, a seconda delle proprie preferenze”.
LE PRIME ORE
Così come sapere come verranno gestite le prime ore di vita del bambino: “alcuni posti consentono il rooming in, e cioè il fatto che madre e bambino condividano la stessa stanza dopo la nascita, permettendo un contatto più stretto fra loro. Altri, invece, funzionano in modo più classico, custodendo i piccoli nella nursery e portandoli alle mamme per la poppata. Saperlo cambierà di certo il modo di vivere questi momenti”.
LA SCELTA DEL GINECOLOGO
Scegliere bene il personale che seguirà la gravidanza e che, magari, sarà presente in occasione del parto è di certo importante per rasserenare una donna: “Una buona sintonia tra la futura mamma e il medico che la segue, che potrà sciogliere i suoi dubbi e le sue paure, può aiutare. Anche rispetto all'assistenza, ci sono donne che preferiscono rimanere da sole e altre che invece hanno bisogno di una persona vicina. Anche questa è una scelta personale, che richiederebbe un pensiero precedente e una condivisione con il partner”.
ARRIVARE PREPARATI
Essere preparati al momento del parto aiuta sicuramente a vivere questo momento in modo più sereno: “Ansia e tensione acuiscono il dolore, così come la solitudine. Dunque, è bene avere una buona relazione e sintonia con chi ci sarà vicino in quel momento, sentirsi anche protette, in un ambiente in cui si sente che le persone si stanno prendendo cura di noi. Tutte queste cose insieme aiutano ad alleviare il dolore”.
LA NASCITA
“Bisogna poi ricordare che il momento del parto non è casuale. Avviene grazie a uno scambio che avviene in modo inconscio tra la madre e il bambino: quando sentono insieme che è arrivato il momento di salutarsi, allora avviene. Ma è un processo complesso e profondo che si stabilisce tra le due parti”.
IL PARTO CESAREO
Per quello che abbiamo detto prima, il parto cesareo può a volte risultare doloroso. “Il cesareo, che oggi è molto diffuso, crea una ferita chirurgica, ma anche emotiva. La separazione tra la madre e il bambino, in questo caso, non è stata elaborata. È un'esperienza che viene spesso programmata da altri ed è più difficile da elaborare anche perché l'attaccamento del neonato alla madre è più complesso”.
LA NEGAZIONE
“Per superare questo momento, può essere utile prepararsi e comprenderne la complessità. Spesso il cesareo è vissuto come un escamotage rispetto al dolore fisico, ma in realtà dietro ci sono altre sofferenze, come quella di avere subito un'esperienza e di non aver partecipato. È il personale sanitario e il partner che devono aiutare la donna ad affrontare questi aspetti”.