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Il feto nello spritz, donne contro

di Sarah Pozzoli - 25.05.2010 - Scrivici

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L'immagine choc di Fabrica (gruppo Benetton), scelta per la campagna 'Mamma beve, bimbo beve' della Usl n. 9 di Treviso, non è piaciuta a tante donne. Come al solito, dicono, si colpevolizzano le mamme.

Un feto immerso nello spritz: è l'immagine choc - elaborata da Fabrica, l'agenzia di comunicazione del gruppo Benetton - scelta per la campagna 'Mamma beve bimbo beve', promossa dalla usl n. 9 di Treviso, per sensibilizzare le donne sugli effetti negativi dell'alcol bevuto in gravidanza e nei mesi dell'allattamento.

Un comportamento, è stato detto durante la presentazione dell'iniziativa, che in Italia riguarda circa il 60% delle gestanti, con rischi per la salute dei nascituri. Secondo studi europei, l'alcol può indurre nei bambini deficit cognitivi e di sviluppo psicomotorio, iperattività e problemi di attenzione e linguaggio, malformazioni e ritardo nella crescita. Non solo: in gravidanza o nelle fasi precedenti il concepimento i rischi sono quelli di infertilità, aborti spontanei, parti prematuri o con complicanze.

A livello scientifico, non è ancora stata individuata una quantità di alcol sicura per la gravidanza, cioè priva di effetti negativi. Si stima che in Europa circa 1 bambino su 100 (fonte Eurocare, European Alcohol Policy Alliance) possa avere problemi legati al consumo di alcol da parte della madre, e raccomanda, secondo il principio di precauzione, l’astensione totale da parte delle donna.

DONNE CONTRO - “Non voglio giudicare la modalità scelta, personalmente preferisco più un lavoro di affiancamento, di consapevolezza di informazione verso le donne, più lungo, ma più efficace a livello culturale. Vedere un bambino dentro ad un bicchiere di spritz mi angoscia” dice Cristina Greggi, referente della Commissione pari opportunità della Regione Veneto a TrevisoOggi.

”Non vorrei che fosse una campagna in cui ancora una volta le donne vengono colpevolizzate - aggiunge Tessari, ginecologa che lavora da 30 anni al consultorio di Vittorio Veneto. - Se ci rivolgessimo a donne alcolizzate, forse potrebbe avere un senso, allora sì che non devono bere neppure un goccio di vino, né un cioccolatino con liquore. Cosa stia dietro a questi messaggi così impattanti dal punto di vista della comunicazione mi lascia molto perplessa sulla reale efficacia e sugli effetti che può produrre.

Certo che le donne sanno che in gravidanza non dovrebbero fumare, devono limitare l’uso dell’alcol, anche se due dita di vino a pasto non fanno loro certo male. Non sempre è difficile diventare virtuose, ma secondo me certi comportamenti non si cambiano con un genere di campagna così aggressiva e colpevolizzante. E’ il medico che deve capire la situazione e guidare la donna ad adottare uno stile di vita più consono al suo stato.

Piuttosto ci si doveva rivolgere con una campagna agli operatori per insegnare loro come meglio approcciarsi a queste problematiche a stare più vicini alle donne in gravidanza, a capire se hanno problemi con l’alcol o di altre dipendenze”.

La ginecologa pone anche l’accendo sui maltrattamenti fisici che le donne subiscono in gravidanza, spesso causa di morte del feto e della donna stessa, ma purtroppo di queste cose non si parla mai, anche sei dati ci sono.

Anche alla psichiatra Sara Tabbone, presidente di Aidm, Associazione italiana donne medico, la campagna dell’Ulss 9 non è piaciuta. “Questo è il modo peggiore per sbattere le donne in prima pagina, per parlare di un problema così delicato. Adesso la mettiamo li che beve, che avvelena il proprio bambino. Abbiamo altre cose carine da dire sulle donne?"

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