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Farmaci in gravidanza: quali ammessi e quali vietati

di Angela Bisceglia - 30.03.2021 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Curarsi in gravidanza si può. Anzi, secondo l'Agenzia Italiana del Farmaco si deve, ma è necessario scegliere con attenzione i farmaci da assumere

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Farmaci in gravidanza

Sull'utilizzo dei farmaci in gravidanza pesa un forte pregiudizio: sono ancora molte le donne che pensano di non poter assumere medicinali durante i nove mesi di gestazione per via dei possibili effetti negativi sul bambino. L'equazione gravidanza = niente farmaci è ampiamente diffusa, ma le cose non stanno esattamente così. Esistono alcuni medicinali che effettivamente comportano dei rischi per il nascituro, ma ci sono anche farmaci che, utilizzati nelle dosi e nei tempi corretti, non comportano rischi e altri ancora che comportano rischi inferiori a quelli provocati dal fatto di non curarsi.

In questo articolo, grazie al prezioso contributo della Prof.ssa Elisabetta Poluzzi, docente di Farmacologia presso il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell'Università di Bologna, vedremo nel dettaglio quali sono i farmaci più sicuri e quali quelli da evitare durante la gravidanza per tutelare la salute di mamma e bambino.

Farmaci in gravidanza, cosa sappiamo finora?

Oggi sappiamo che buona parte dei farmaci è in grado di attraversare la placenta e di raggiungere il feto o l'embrione, ma fortunatamente solo una piccola percentuale di essi può determinare malformazioni o alterare il normale sviluppo del nascituro e, generalmente, si tratta di medicinali utilizzati per terapie croniche o di lunga durata. Ciononostante, come indicato anche nelle Linee guida per la gravidanza fisiologica del Ministero della Salute, è comunque necessario essere sempre molto prudenti quando si utilizzano dei farmaci (ma anche dei prodotti "naturali" di erboristeria) durante la gravidanza per evitare che il feto possa subire dei danni.

"Prima di definire un farmaco sicuro per le donne in dolce attesa, abbiamo bisogno che il farmaco stesso invecchi un po' sul mercato – afferma la Prof.ssa Poluzzi – questo perché durante la sperimentazione clinica che si esegue prima dell'immissione in commercio di un medicinale, le donne in gravidanza vengono escluse per un motivo etico".

Ecco allora perché alle donne in gravidanza si consiglia di curarsi con farmaci che sono in commercio già da molti anni e di cui si conoscono i benefici e anche gli eventuali rischi per il nascituro.

I farmaci da non assumere in gravidanza, se possibile

Vediamo ora alcuni dei farmaci più utilizzati che possono produrre effetti negativi sulla salute del feto e che quindi dovrebbero, se possibile e se consigliato dal proprio medico, essere sospesi durante la gravidanza.

Isotretinoina

Questo è il nome del principio attivo di alcuni farmaci utilizzati per il trattamento dell'acne grave. L'Isotretinoina è un derivato della vitamina A fortemente teratogeno, cioè in grado di provocare malformazioni fetali. "È assolutamente controindicato in gravidanza e quando una donna in età fertile vuole assumere questo farmaco deve firmare un consenso informato in cui si impegna a proteggersi da una eventuale gravidanza proprio per via delle possibili malformazioni" afferma la Prof.ssa Poluzzi.

Antiepilettici (acido valproico)

Alcuni antiepilettici possono essere dannosi per il feto, tra questi l'acido valproico è l'antiepilettico più noto per i suoi effetti negativi. "L'acido valproico è solo uno dei tanti farmaci disponibili per l'epilessia quindi, in genere, il medico consiglierà alla paziente di provare delle alternative più sicure per le donne in età fertile e per quelle già incinte", spiega Poluzzi. Qualora invece le crisi non potessero essere controllate con farmaci alternativi, allora è necessario continuare con l'acido valproico.

Anticoagulanti dicumarinici (Warfarin e derivati)

Se usati nella prima parte della gravidanza potrebbero provocare malformazioni del viso e ritardo mentale, mentre se assunti verso la fine della gestazione possono aumentare il rischio di emorragie.

"Può succedere che alcune giovani donne possano aver avuto delle trombosi venose profonde o altri eventi tromboembolici e che quindi abbiano bisogno di un trattamento con anticoagulanti. In questi casi il medico decide insieme alla donna se trattare il problema con iniezioni quotidiane di eparina, che non riesce ad attraversare la placenta, così da tutelare sia la salute della donna che del feto".

Tetracicline

Le tetracicline sono antibatterici usati per vari tipi di infezione, ma oggigiorno sono, per fortuna, poco utilizzati. "Le tetracicline sono pericolose in gravidanza perché si legano al calcio e possono compromettere la crescita dei tessuti che dipendono da esso, come i denti" – spiega la Prof.ssa Poluzzi – "In caso di infezione in gravidanza, quindi, meglio partire da farmaci meno rischiosi come l'amoxicillina, a patto che sia un'infezione sensibile ad essa e che la donna non sia allergica, e in caso di estrema necessità usare le tetracicline".

Aspirina, ibuprofene e altri farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS)

I FANS sono farmaci comunemente molto utilizzati e non sono considerati particolarmente rischiosi in gravidanza, ma come vedremo in seguito, in caso di dolore è sempre preferibile scegliere il paracetamolo. "I FANS andrebbero però evitati a ridosso del parto perché potrebbe alterarne l'evoluzione. Il meccanismo d'azione dei FANS inibisce l'azione delle prostaglandine, gli ormoni che stimolano il travaglio, con un conseguente prolungamento della gravidanza o una maggiore durata del travaglio. I FANS aumentano anche il rischio di emorragie per la donna e questo devono essere evitati a ridosso del parto" conclude Poluzzi. In realtà, i farmaci antinfiammatori non steroidei andrebbero evitati già a partire dalla trentesima settimana di gestazione perché potrebbero causare la chiusura del dotto di Botallo, un vaso fondamentale per la circolazione sanguigna fetale.

Infine, negli ultimi anni sono stati pubblicati alcuni studi che hanno cercato di indagare il rapporto tra farmaci antinfiammatori e rischio di aborto, come ad esempio questa ricerca pubblicata sul The British Medical Journal, ma per ora le prove non sono sufficienti.

Come ci tiene a precisare la Prof.ssa Poluzzi, però, "esistono delle condizioni cliniche che devono essere trattate farmacologicamente, anche con alcuni di questi medicinali, per tutelare la salute della donna e anche perché se la condizione della futura mamma dovesse degenerare, il feto subirebbe un danno più grave rispetto a quello prodotto dal farmaco".

Tutelare la salute della donna durante la gravidanza

In alcuni casi quindi il trattamento farmacologico della madre è prioritario rispetto ai possibili effetti avversi sul bambino. I casi più comuni sono:

  • l'epilessia;
  • l'asma bronchiale;
  • l'ipertensione;
  • le malattie infettive, soprattutto quelle di origine batterica e fungina.

"Senza le cure del caso si compromette la salute della madre e anche quella del feto. L'esempio classico è quello dell'epilessia – afferma Poluzzi – in cui se la madre non si cura e non controlla le proprie crisi, possono verificarsi delle ipossie fetali".

In questi casi, spetta al medico valutare la somministrazione di farmaci alternativi considerati anche più sicuri per la donna incinta o che desidera avere un figlio. È importante non sospendere la terapia di propria iniziativa perché si potrebbero produrre seri rischi per la propria salute e per lo sviluppo del feto.

Danni da farmaco: l’effetto teratogeno e quello fetotossico

"I casi più eclatanti di danno da farmaco si verificano per l'esposizione nel primo trimestre della gestazione e possono comportare malformazioni fetali o addirittura un aborto spontaneo" spiega la Prof.ssa Poluzzi. Durante i primi tre mesi di gravidanza, infatti, l'embrione è più sensibile agli effetti dei medicinali e potrebbero verificarsi delle malformazioni tra cui:

In questi casi, quando un farmaco può causare malformazioni fetali, si definisce teratogeno.

"L'effetto fetotossico, invece, può verificarsi in maniera più aspecifica per tutto il periodo della gravidanza e comporta una riduzione nell'accrescimento degli organi" afferma Poluzzi.

Gli effetti teratogeni o fetotossici dipendono:

  • dal tipo di farmaco;
  • dal periodo di assunzione del medicinale;
  • in parte anche dalla dose.

I farmaci ammessi in gravidanza

Durante la gravidanza i farmaci andrebbero assunti solo se strettamente necessari e sempre dopo aver consultato il proprio medico. Nella sua prescrizione il medico si attiene ad alcuni criteri generali di precauzione, come:

  • scegliere medicine che, a parità di efficacia terapeutica, siano sul mercato da più tempo (gli eventuali effetti indesiderati sono più noti);
  • somministrare le medicine nelle dosi minime possibili, che garantiscano cioè la loro azione curativa, limitando al massimo il rischio di effetti indesiderati.

Vediamo alcuni consigli per gestire i disturbi più comuni che possono presentarsi durante la gravidanza.

Febbre e dolore

Per trattare la febbre o il dolore durante la gravidanza il farmaco di riferimento è sempre il paracetamolo, la cui sicurezza, per terapie di breve durata, è ormai documentata. Si raccomanda comunque di attenersi alle indicazioni del foglietto illustrativo o alle indicazioni del medico o del farmacista per le dosi e i tempi. Se la terapia dovesse proseguire per più di 5 giorni, però, meglio consultare il medico che valuterà la situazione.

Mal di testa

In gravidanza si dovrebbero assumere farmaci solo quando è strettamente necessario. In caso di mal di testa, quindi, prima di assumere qualsiasi medicinale sarebbe meglio aspettare un po' di tempo e vedere se il dolore si attenua. Alcune tecniche di rilassamento come lo yoga o gli esercizi di respirazione potrebbero portare un po' di sollievo alla futura mamma.

Nel caso in cui invece il mal di testa fosse proprio insopportabile, allora si può assumere del paracetamolo. Attenzione però, se i mal di testa sono ricorrenti è opportuno consultare il proprio medico per indagarne le cause. Le cefalee ricorrenti, ad esempio, potrebbero essere  un segnale di preeclampsia.

Tosse, raffreddore e mal di gola

In caso di tosse il suggerimento migliore è quello di bere molto e di umidificare le stanze della casa. Lo scopo è quello di fluidificare il muco per poterlo espellere più facilmente. In questo caso l'efficacia dei farmaci non è dimostrata.

Anche in caso di raffreddore si consiglia di mantenersi ben idratate ed effettuare dei suffumigi o dei lavaggi nasali con soluzione fisiologica per espellere il muco in modo più rapido. Eventualmente si possono utilizzare anche degli spray decongestionanti, ma meglio limitare l'uso di questi prodotti per non più di 2-3 giorni per evitare danni alla mucosa nasale.

In caso di mal di gola, se il dolore è molto forte si può assumere del paracetamolo, o degli spray ad azione balsamica.

Come precisa la prof.ssa Poluzzi, "tutto ciò che è locale è meglio, anche uno spray antinfiammatorio a base di FANS", sempre sentendo il parere del medico. Attenzione invece agli spray a base di propoli perché non si conoscono ancora del tutto gli effetti sul nascituro e spesso vengono formulati in soluzione alcolica che potrebbe passare al feto.

Se è possibile, sarebbe ancora meglio evitare di usare troppi farmaci e provare prima con delle caramelle da acquistare in farmacia che potrebbero dare almeno un po' di sollievo.

Nausea e disturbi gastrointestinali

La nausea e il vomito sono disturbi molto frequenti in gravidanza e in genere sono sufficienti alcune piccole modificazioni nell'alimentazione per ridurre o eliminare questi sintomi. "La donna potrebbe valutare con il proprio medico l'assunzione di antistaminici (doxilamina) e di vitamina B6 – spiega la Prof.ssa Poluzzi – e in caso non dovessero funzionare si può assumere un antiemetico come la metoclopramide che non è associato a un aumento di rischi per il nascituro".

Per il bruciore di stomaco si potrebbero assumere degli antiacidi (sali di alluminio e magnesio, o più comunemente conosciuti con il nome di Maalox), ma bisogna valutare al meglio il rapporto rischi-benefici. "L'innalzamento del pH dello stomaco (ossia la riduzione dell'acidità) provocato da questi farmaci condiziona l'assorbimento dei nutrienti e non possiamo permetterci di alterare l'assorbimento di vitamine e sali minerali – afferma la farmacologa – meglio puntare piuttosto su una corretta alimentazione consultando un nutrizionista".

In caso di stitichezza può essere utile modificare la dieta e lo stile di vita. Per ripristinare la regolarità dell'intestino è importante:

  • bere più liquidi;
  • mangiare alimenti ricchi di fibre;
  • praticare un po' di attività fisica.

Nel caso in cui il problema non migliorasse, occasionalmente si può ricorrere all'utilizzo di lassativi, preferendo sempre quei farmaci che non vengono assorbiti dall'intestino come quelli a base di fibre vegetali.

Cercate invece di evitare tutti i lassativi contenenti senna poiché possono indurre l'utero a contrarsi. L'assunzione di lassativi deve essere sporadica e solo per pochi giorni di seguito, altrimenti si rischia di peggiorare il problema.

La diarrea è un problema molto fastidioso, ma che solitamente guarisce da solo nell'arco di pochi giorni. L'importante è cercare di reintrodurre i liquidi persi, bevendo spesso piccole quantità di acqua oppure delle soluzioni reidratanti.

Attenzione, invece, se pensate di curare qualche disturbo o sintomo con metodi naturali.

 

Curarsi con prodotti “naturali”, attenzione ai possibili effetti avversi

Spesso si tende a pensare che utilizzare un prodotto considerato "naturale" possa essere più sicuro che assumere un farmaco, ma questo atteggiamento potrebbe essere controproducente. "I prodotti non medicinali non devono attraversare tutto l'iter a cui sono sottoposti i farmaci e quindi non sappiamo bene se questi preparati possano avere dei potenziali effetti fetotossici. È bene tenere a mente che i rimedi naturali non sono altro che molecole che nascono dal mondo vegetale, ma non sono diverse dalle molecole che si utilizzano in laboratorio" precisa la Prof.ssa Poluzzi.

Numeri utili

Se hai dubbi sull'utilizzo di un medicinale durante la gravidanza e l'allattamento puoi rivolgerti a questi numeri:

  • Servizio informazioni sull'uso dei farmaci in gravidanza e allattamento del Centro di tossicologia clinica dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo - Numero verde 800883300. Attivo 24 ore su 24.

 

  • CEPIG - Centro per l'Informazione Genetica presso il Dipartimento di Pediatria dell'Università di Padova, è un importante centro di consulenza del nord Italia
    Tel. 049 8213513

 

  • Telefono Rosso del Centro studi per la tutela della salute della madre e del concepito del Policlinico Gemelli di Roma - 06 3050077. È attivo lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e il martedì e giovedì dalle 14.30 alle 18.30.

 

  • Filo Rosso dell'Associazione Studio Malformazioni (ASM), che ha tre sedi:
    • Milano - 02 8910207. Attivo lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle ore 10.30 alle ore 13.30, e il giovedì dalle ore 14.00 alle ore 17.00
    • Roma - 06 5800897. Attivo lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle 14.00 alle 17.00 e giovedì dalle 10.00 alle 13.00;
    • Napoli - 081 5463881. Attivo lunedì e giovedì dalle 15.00 alle 18.30

 

  • Numero verde AIFA su efficacia, sicurezza e disponibilità dei farmaci - 800571661. Attivo dal lunedì al venerdì (escluse festività), dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 16.00. Puoi inoltre consultare il sito istituzionale Farmaci e gravidanza dell'AIFA, scegliendo se consultare la lista dei principi attivi o quella delle malattie.

Revisionato da Francesca De Ruvo

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