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Fumare in gravidanza, i rischi per il bambino

di Nostrofiglio Redazione - 20.10.2023 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
Se smetti di fumare in gravidanza proteggi il bambino dai rischi di un parto prematuro, della morte fetale o della morte in culla, oltre che da altri problemi di crescita e di salute

In questo articolo

Fumare in gravidanza

Smettere di fumare in gravidanza è una cosa importante da fare, per non far correre rischi molto seri al bambino. Le sostanze tossiche contenute nelle sigarette superano la barriera placentare e arrecano danni sia all'organismo materno che a quello fetale, aumentando il rischio di diversi problemi. 

I rischi del fumo passivo in gravidanza

Nell'ambiente in cui vive la mamma c'è fumo? Allora c'è fumo anche nell'ambiente del feto. Anche se la futura mamma non fuma, ma fuma chi le sta intorno, il corpo del bimbo verrà contaminato dal fumo passivo. Se il futuro papà non fuma davanti alla mamma (o accanto) ma lontano, la esporrà lo stesso (ed esporrà il feto) alle tossine che rimangono su pelle e vestiti. 

I benefici di un padre che smette di fumare non si fermano solo in gravidanza ma anche arrivano anche dopo il parto: il fumo di entrambi i genitori aumenta il fatto il rischio di SIDS, morte bianca del neonato e di altre malattie e problemi respiratori.

Questo vale non solo per le sigarette, ma anche per sigari e pipe, che sono potenzialmente più pericolosi della sigaretta perché il fumo non viene inalato e viene rilasciato in maggiori quantità nell'aria.

Cancro

Se i genitori fumano contribuiscono ad aumentare il rischio per i loro figli di ammalarsi di cancro. Particolarmente frequenti sono i tumori del naso. I figli di madri che hanno fumato in gravidanza sono esposti anche a un rischio elevato di cancro alla vescica e ai reni.

La frequenza con cui i figli di genitori fumatori sono colpiti da tumori maligni è stata oggetto di uno studio del Centro tedesco di ricerca sul cancro. I ricercatori hanno valutato i dati del registro svedese del cancro, che raccoglie tutti i casi di cancro verificatisi nelle famiglie svedesi nel corso di generazioni.

I risultati sono allarmanti: se la madre fuma il rischio di ammalarsi di cancro alle vie respiratorie o alla vescica è una volta e mezzo più alto; per il cancro del naso il rischio è quasi quattro volte superiore, per il cancro ai polmoni 1,7 volte. Vescica e reni risultano particolarmente esposti alle sostanze cancerogene nella fase della crescita, mentre l'aumentato rischio di cancro al naso viene attribuito dai ricercatori al fumo passivo respirato durante l'infanzia.

Gli scienziati hanno inoltre individuato nella comparsa del cancro ai polmoni un indicatore indiretto del consumo di tabacco dei genitori e hanno studiato i figli di circa 18.000 madri e 42.000 padri colpiti da questa patologia, scoprendo così che essi erano stati registrati in quanto affetti da circa 174.00 diverse forme di cancro, sviluppate entro i 70 anni.

I figli dei padri fumatori in questo studio sono stati esaminati separatamente ed è stato scoperto che, se i padri sono colpiti da cancro al polmone, i figli sono maggiormente a rischio per il cancro al naso e altre forme di cancro, ma non per il cancro alla vescica e ai reni.

Attraverso il confronto con le percentuali di malattie oncologiche sviluppate dai figli di genitori non fumatori, i ricercatori hanno potuto calcolare i rischi non imputabili al vizio del fumo delle persone colpite o all'ereditarietà. Ne è emerso che gli effetti cancerogeni per vescica e reni sarebbero indipendenti dal rapporto del padre col fumo. Molto più determinanti sembrano essere i prodotti di decomposizione della nicotina, che il figlio di una fumatrice riceve quando è ancora nella pancia oppure attraverso il latte materno.

Parto prematuro

Un bambino su sette di una madre fumatrice nasce prematuro. Il fumo aumenta infatti del 6,7% il rischio di parto anticipato (intorno al 20%). Il 15% delle nascite premature sono riconducibili al consumo di sigarette in gravidanza.

Inoltre una ricerca condotta presso l'Università di Cambridge ha rivelato che il fumo durante la gravidanza triplica il rischio di parto prematuro e aumenta la probabilità di avere bambini con basso peso alla nascita.

La ricerca ha analizzato due metaboliti, cotinina (usato come biomarcatore per l'esposizione alla nicotina) e paraxantina (collegato al consumo di caffè), in un campione di 900 donne. I risultati hanno dimostrato che il fumo durante la gravidanza è molto più dannoso di quanto precedentemente stimato, aumentando il rischio di serie complicazioni per il feto, come il ritardo nella crescita fetale e il parto prematuro. Il professor Gordon Smith, capo del dipartimento di ginecologia e ostetricia di Cambridge, ha evidenziato la gravità di questi effetti sulla salute del bambino.

Morte fetale e morte in culla

Se una donna incinta fuma più di 20 sigarette al giorno, il rischio di un distacco della placenta, con conseguente morte del feto, è doppio rispetto a quello che corrono le madri non fumatrici.

Secondo le stime dell'Istituto tedesco per la ricerca sul cancro di Heidelberg circa il 25% delle morti fetali e il 20% delle morti bianche potrebbero essere evitate se le donne fumatrici riuscissero a sottrarsi alla dipendenza del fumo entro la sedicesima settimana di gestazione.

Per le future mamme che eliminano le sigarette durante le prime 13 settimane il rischio di morte fetale o di morte bianca è all'incirca uguale a quello delle madri che non hanno mai fumato. Ciò non significa comunque che il fumo nel primo trimestre di gravidanza non sia pericoloso, poiché soprattutto in queste settimane la nicotina e i molti additivi danneggiano lo sviluppo degli organi.

Malformazioni

Il feto è molto più sensibile dell'adulto all'effetto nocivo del fumo di tabacco, in quanto i suoi organi stanno ancora sviluppandosi e non sono quindi maturi.

Anche la disintossicazione dalle sostanze nocive è più difficoltosa, poiché nel feto i sistemi enzimatici necessari non sono ancora completamente sviluppati. Se il feto è costretto a subire il fumo passivo possono quindi manifestarsi delle malformazioni. Il rischio di labbro leporino raddoppia se una donna incinta fuma da una a dieci sigarette al giorno.

Disturbi della crescita

La nicotina riduce il flusso sanguigno nella placenta. In questo modo i tessuti del feto vengono irrorati in maniera minore, con conseguente ritardo nella crescita e scarso aumento di peso.

Lo sviluppo in altezza nei figli delle fumatrici è limitato, la circonferenza del cranio ridotta e il peso alla nascita in media 200 grammi in meno del normale.

In parole povere: se una gestante fuma da una a cinque sigarette al giorno, spesso il peso alla nascita è inferiore al normale di 150 grammi; se il numero di sigarette è superiore a 20, i grammi in meno possono essere 350. E basso peso alla nascita non significa certezza di un parto più agevole. Al contrario, le complicazioni sono persino più frequenti.

Problemi ai polmoni

Il fumo di tabacco disturba lo sviluppo polmonare dei feti: se la mamma fuma la funzionalità dei polmoni diminuisce – un problema che spesso persiste anche dopo la nascita. Così il 28% dei feti colpiti nel primo anno di vita sviluppa almeno un disturbo di natura asmatica alle vie respiratorie.

Se esposti al fumo di tabacco, feti, neonati e bambini piccoli soffrono più frequentemente di disturbi cronici alle vie respiratorie, asma, allergie e otite media rispetto ai figli di genitori non fumatori.

Una futura dipendenza dalla nicotina

I figli di madri fumatrici presentano più recettori nicotinici nel cervello. Ciò li rende maggiormente inclini a diventare a loro volta fumatori incalliti qualora nell'età adolescenziale decidessero di provare per curiosità la "droga" nicotina.

I bimbi di madri fumatrici dopo il parto devono essere disintossicati

Danni alle cellule

Molte sostanze nocive presenti nel fumo di tabacco oltrepassano la placenta e finiscono nella circolazione sanguigna del bambino. È il caso ad esempio del monossido di carbonio, che blocca il trasporto di ossigeno nel sangue e mette così a rischio l'apporto di ossigeno al feto.

Allo stesso modo approdano nel corpo del bambino sostanze cancerogene come idrocarburi policiclici aromatici e la nitrosamina, specifica del tabacco, tutte in grado di danneggiare il patrimonio genetico.

E poiché l'organismo di un feto ha un metabolismo più elevato rispetto a quello di un adulto, il rischio di assuefazione alle sostanze nocive nel fumo di tabacco è maggiore.

A ciò si aggiunge che, rispetto agli adulti, i bambini fanno più respiri per ogni unità di tempo e per ogni chilogrammo di peso corporeo hanno un volume respiratorio più elevato. Di conseguenza rispetto al loro peso corporeo respirano più sostanze velenose.

Allergie

Il fumo favorisce le allergie – e questo persino per più generazioni. I nipoti di una nonna che fuma presentano un rischio più elevato di sviluppare allergie rispetto ai bambini con un albero genealogico privo della componente fumo, come ha sottolineato il Professor John Warner, dell'Università britannica di Southampton.

Insieme ai suoi colleghi ha intervistato i genitori di 908 bambini e analizzando le risposte è emerso che i nipoti risultavano gravati dal fumo anche se non avevamo mai avuto contatti con i nonni fumatori.

"Se una donna incinta fuma, probabilmente danneggia il patrimonio genetico degli ovuli nel feto di sesso femminile"

afferma Warner. E da questi ovuli danneggiati nascono poi i nipoti con una elevata predisposizione alle allergie.

Problemi di comportamento

Oltre agli effetti sullo sviluppo fisico, si pensa che il fumo possa determinare anche problemi psichici.

Dal "Zappelphilipp studie" di Mannheim, uno studio longitudinale prospettico su 362 bambini, condotto dai medici dell'Istituto per la salute psichica di Mannheim, è emerso che i figli di madri fumatrici, sottoposti a visite periodiche dalla nascita fino all'inizio dell'adolescenza, ottenevano risultati scolastici peggiori e mostravano disturbi caratteriali con una frequenza due-tre volte superiore ai figli di madri non fumatrici. Rispetto a questi ultimi, molto più elevato era anche il livello di disattenzione, impulsività e iperattività. I medici di Mannheim hanno quindi avanzato l'ipotesi che durante la gravidanza vi sia un fattore di rischio per un successivo disturbo dell'attenzione del bambino.

La nicotina danneggi i ricettori nel cervello del feto, ancora in via di sviluppo, con conseguente rischio di comparsa della ADHD (Sindrome della mancanza di attenzione e dell'iperattività).

Fonti

Revisionato da Francesca Capriati

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