Le donne italiane incinte si fidano troppo dei prodotti naturali: lo fa, senza paura di rischiare, il 48% delle italiane, molte di più sia della media standard internazionale (10-15%), sia di quella di ogni altro paese, europeo o extra europeo. Sono i problemi individuati da una ricerca, pubblicata dalla rivista scientifica internazionale eCAM (Evidence Based Complementary and Alternative Medicine), promossa dall'Associazione Medici Fitoterapeuti (Anmfit, presieduta dal dottor Fabio Firenzuoli), in collaborazione con il Centro di farmacovigilanza della Regione Toscana e con l'Istituto di Farmacologia dell'Università di Firenze. Si tratta del primo studio italiano sull'argomento. La ricerca ha coinvolto un gruppo di 172 donne a vari stadi di gravidanza e circa una su due ha dichiarato di aver accentuato il consumo di prodotti naturali, una volta incinta, essenzialmente per risolvere problemi comuni come stitichezza, cistiti, stanchezza, anemia. Ciò, paradossalmente, avendo una precisa percezione del rischio di assumere farmaci di sintesi, in particolare nel primo trimestre, ma senza alcun analogo atteggiamento di prevenzione verso i rimedi cosiddetti naturali. Il 52% del campione li considera infatti più sicuri e il 30% di identica sicurezza. Inoltre circa sei donne su 10 non sono state in grado di descrivere ciò che avevano consumato. “Il tema - spiega Firenzuoli - è di estrema attualità. Non solo perché ovunque cresce il consumo dei prodotti naturali, ma soprattutto perché essi presentano non poche incognite in materia di sicurezza, dal momento che vengono spesso assunti senza alcun controllo o prescrizione medica”. In conseguenza di queste ricerche il Centro sta preparando una squadra di specialisti (esperti di medicine naturali, ginecologi, pediatri, tossicologi, farmacologi) per dare informazioni su usi e rischi di prodotti naturali per la donna in gravidanza e per il bambino.
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