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Autismo: l'influenza (o il vaccino) in gravidanza non comporta rischi

di Valentina Murelli - 28.11.2016 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Uno studio americano conferma: le donne che, in gravidanza, si ammalano di influenza oppure effettuano il vaccino antinfluenzale non corrono più rischi delle altre che il loro bambino sviluppo un disturbo dello spettro autistico.

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Fare l'influenza in gravidanza può comportare alcuni rischi per mamma e bebè, ma non quello che il bambino, una volta nato, sviluppi l'autismo. E lo stesso vale per la vaccinazione antinfluenzale fatta durante l'attesa

: non aumenta il rischio di disturbi dello spettro autistico per il nascituro. Lo dicono i risultati di un'importante studio pubblicato sulla rivista medica Jama Pediatrics, confermando ancora una volta la sicurezza dei vaccini su questo fronte.

Lo studio, condotto da ricercatori di un'importante organizzazione sanitaria del Nord della California (Kaiser Permanente), ha preso in considerazione quasi 197 mila bambini nati tra il 2000 e il 2010 in un'area tra San Francisco e Sacramento. Tutti nati da gravidanze singole, a termine o prematuri (a partire dalle 24 settimane di gravidanza), e per i quali erano disponibili sia dati di salute per almeno due anni successivi alla nascita, sia dati relativi alle caratteristiche sociali, economiche, culturali e sanitarie della mamma durante i nove mesi di attesa.

Tra tutte le mamme prese in considerazione, oltre 45 mila avevano fatto il vaccino antinfluenzale in qualche momento della gravidanza e 1400 si erano invece ammalate. Tra i bambini, 3101 avevano ricevuto a un certo punto della loro vita una diagnosi di disturbo dello spettro autistico. Incrociando tutti i dati a disposizione, i ricercatori hanno osservato che le donne che avevano preso l'influenza o fatto il vaccino non correvano più rischi delle altre - che non si erano né ammalate né vaccinate - di avere un figlio affetto da autismo. Questo in generale, indipendentemente da quando erano stati fatti la malattia o il vaccino: primo, secondo o terzo trimestre.

A fronte di una piccolissima incertezza sui dati - che deriva più da limiti metodologici dello studio che da altro - gli autori suggeriscono comunque di valutare l'opportunità di ulteriori studi relativi alla sicurezza della vaccinazione nel primo trimestre. Allo stesso tempo, però, sottolineano di non ritenere necessaria una revisione della politica vaccinale antinfluenzale, che appunto negli Stati Uniti prevede la vaccinazione anche nel primo trimestre di gravidanza.

In Italia, come in altri paesi, le autorità sanitarie raccomandano la vaccinazione antifluenzale nel secondo e terzo trimestre di gravidanza

Lo studio ha confermato fattori di rischio già noti per la comparsa di un disturbo dello spettro autistico: sesso maschile del bambino, nascita prematura (prima di 37 settimane), età avanzata della mamma, presenza di asma, malattie autoimmuni o ipertensione nella mamma già prima della gravidanza, diabete gestazionale durante l'attesa.

Completamente assolti, invece, sia l'influenza sia il vaccino contro questa malattia.

"Lo studio ha alcuni limiti, principalmente legati al fatto che è di tipo retrospettivo, cioè realizzato guardando all'indietro su una popolazione che non era stata selezionata a priori. Detto questo, è comunque ben fatto e porta a risultati decisamente rassicuranti" commenta Pierluigi Lopalco, professore di igiene all'Università di Pisa, già coordinatore delle strategie vaccinali per il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Che sottolinea come questi risultati siano comunque quelli attesi.

"Nella comunità scientifica non ci sono dubbi sulla sicurezza dei vaccini rispetto al rischio di autismo. Se si continuano a fare indagini di questo tipo non è perché ci sono ancora zone d'ombra, ma perché, di fronte alle pressioni dei movimenti antivaccinisti, si vogliono comunque lanciare messaggi rassicuranti" sottolinea Lopalco. "Ricordiamo però che queste iniziative non sono a costo zero: investire fondi per indagare eventuali associazioni tra vaccini e autismo significa distoglierli da altre ricerche più utili". Per esempio quelle sulle vere cause dell'autismo, che oggi puntano soprattutto su meccanismi di interazione tra i geni del feto e l'ambiente intrauterino, o sugli strumenti per la diagnosi precoce, fondamentale per garantire tempestività di intervento.

In conclusione, Lopalco ribadisce l'invito delle autorità sanitarie alle donne in gravidanza: sì al vaccino contro l'influenza, nel secondo e terzo trimestre. Perché a fronte di rischi del tutto ipotetici - e ancora una volta non dimostrati - di effetti negativi del vaccino sullo sviluppo del bambino, ci sono i rischi certi che può comportare il non farlo: polmonite, altre infezioni e disidratazione per la mamma e parto pretermine, ritardo della crescita e addirittura morte in utero per il feto.

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