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Poppate infinite e sonno interrotto... come sopravvivere a un neonato

di Valentina Murelli - 13.12.2018 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Primi giorni a casa con il bebè. Lui è sempre attaccato al seno e dorme più di giorno che di notte. Tu fatichi ad adattarti ai nuovi ritmi. È dura ma non preoccuparti: è solo una fase e poi passa. Nel frattempo, fidati del tuo istinto di neomamma e leggi i consigli per alleviare la fatica

In questo articolo

Meravigliosi, certo, ma anche piuttosto faticosi

: per i neogenitori e soprattutto per le neomamme i primi mesi con un neonato sono così. Tra gli aspetti che più mettono in crisi mamme e papà spiccano sicuramente l'alterazione del ritmo del sonno – quanto spesso sentiamo dire di bambini piccolissimi che hanno "scambiato la notte con il giorno” - e la frequenza con cui i piccolini devono essere nutriti, soprattutto (ma non solo) se si tratta di allattamento al seno. La buona notizia, però, è che sopravvivere a tutto questo è possibile.

Una poppata dietro l'altra...


È vero: nelle prime settimane di vita i bambini allattati al seno possono poppare molto spesso, anche 15 volte al giorno o più. Non è per tutti così, ci sono bambini che fin da piccolissimi si “settano” su poche poppate al giorno, ma è un dato di fatto che per altri la richiesta di attaccarsi sia praticamente continua (o magari venga percepita come tale).

La prima cosa da fare in queste circostanze è rassicurarsi: per quanto possa essere faticoso, è tutto normale. Per altro, come ricordano i pediatri Alessandro Volta e Ciro Capuano nel libro L'allattamento spiegato ai papà (Leone Verde 2018) un bimbo può desiderare di succhiare “per diversi motivi e non soltanto e unicamente per la fame. Starsene in braccio alla mamma e poppare riesce a consolarlo da qualunque paura e fastidio”, e per di più così “può fare esercizio di suzione e al contempo stimolare il seno a produrre latte”.

Già, perché la produzione di latte da parte della ghiandola mammaria segue la domanda: più il bambino poppa e più il seno è stimolato a produrre latte. A maggior ragione se questo accade di notte, quando c'è il picco fisiologico della prolattina, l'ormone che stimola la lattazione.

Perché a richiesta


Ecco perché si consiglia in generale il cosiddetto allattamento a richiesta.“Cercare di imporre orari fissi di allattamento al seno a un bambino in queste fasi iniziali può essere controproducente” spiega Chiara Losa, infermiera pediatrica e consulente per l'allattamento IBCLC che lavora all’Ambulatorio allattamento dell’Ospedale Buzzi di Milano.

“Le poppate 'prefissate' potrebbero non essere sufficienti per il suo fabbisogno – e allora il piccolo non crescerà in modo adeguato - o potrebbero non essere efficaci, perché magari lo si costringe ad attaccarsi in un momento in cui non ha fame, e dunque popperà di malavoglia. E allora c'è il rischio di una riduzione della produzione di latte”.

Tra l'altro, negli ultimi anni si sta facendo strada l'idea che anche nel caso dell'alimentazione con latte artificiale sia opportuno nutrire il bambino a richiesta. Secondo una guida al latte artificiale pubblicata dalla Regione Veneto, in questo modo il bambino capirà “la sensazione di fame e di sazietà ed imparerà a regolare il suo bisogno di alimentarsi. Questo è importante per il suo successivo rapporto con il cibo, riducendo il rischio che sviluppi sovrappeso e obesità.

Un punto di vista ripreso anche dal pediatra ligure Alberto Ferrando, che nel suo libro Come nutrire mio figlio scrive che "il biberon, così come il seno, si dà a richiesta, sia per l'orario sia per la quantità". Salvo rare eccezioni, il piccolo “mangerà quando gli serve e si fermerà raggiunta la quantità di cibo necessaria". D'altra parte, le quantità di latte che sono raccomandate sulle confezioni in base all'età e al peso sono dosi medie, che per alcuni bambini sono esagerate e per altri insufficienti.

Tutto ciò comunque non significa che il bambino deve essere allattato non appena inizia a lamentarsi o a piangere. Il pianto può esprimere altre sensazioni e bisogni del bambino oltre a quello di essere nutrito e consolato: per esempio sonno, noia, dolore, fastidio, per esempio per il troppo caldo o freddo o per un pannolino sporco. A seconda delle circostanze può valere la pena verificare se non ci sia altro da sistemare, prima di attaccare il bebè (per esempio, un pannolino da cambiare).

E in ogni caso niente paura: dopo qualche settimana in genere si diventa bravissimi a interpretare il pianto del bebè.

Piccoli trucchi per alleviare la fatica


Se adattarsi alla voracità del piccolo può essere faticoso, ecco qualche piccolo suggerimento:

  • non esitare a chiedere aiuto: al papà, ai parenti, agli amici più cari. Cerca di delegare le piccole incombenze quotidiane, in modo da non essere ulteriormente "appesantita";
  • approfitta del tempo "sospeso" delle poppate per bearti della vista del tuo bambino, ma anche per sonnecchiare un po' o magari per leggere (o guardare una serie tv...);
  • pensa che tutto ciò non durerà per sempre. Lo svezzamento inizia intorno ai cinque-sei mesi, davvero in un lampo. Quando sono alle prese con bambini vivaci e sempre in movimento molte mamme rimpiangono quei momenti calmi e tranquilli passati cuore a cuore durante le poppate dei primi mesi.

Dolce (e impossibile) dormire...


Sognate una bella dormita di otto ore filate? Dispiace smontare le aspettative, ma nei primi mesi di vita del bambino (ehm... spesso anche nei primi anni...) non è proprio possibile.

“Non solo nei primi mesi ma addirittura nei primi anni di vita i risvegli notturni dei bambini sono fisiologici, perché i piccoli dormono in modo diverso rispetto agli adulti” spiega Antonia Tomaselli, infermiera pediatrica e consulente allattamento IBCLC. "Per esempio hanno più difficoltà a entrare nel sonno profondo, e questo facilita i risvegli".

Risvegli che possono aumentare anche in corrispondenza degli scatti di crescita del bambino, quando cioè il piccolo acquisiste competenze nuove come imparare a gattonare, a camminare, a parlare, a essere più autonomo e così via. “Tutto questo comporta un grosso carico emotivo, che si accumula durante il giorno e di notte torna a galla facilitando i risvegli". Per non parlare del fatto che se la mamma va al lavoro svegliarsi più spesso può essere una manifestazione di ansia da separazione e che se il piccolo va al nido tenderà a svegliarsi più spesso perché si ammala di più.

Potrebbe sembrare che sapere che il bimbo per sua natura dorme poco non sia di grande aiuto, ma non è esattamente così: se si è consapevoli fin dal principio che queste sono le condizioni, si tende ad accettarle più serenamente. Se invece si parte dal presupposto che il bambino di sicuro dormirà e poi questo non accade, l'aspettativa delusa sarà più difficile da mandare giù.

Anche in questo caso, comunque, ecco qualche indicazione:

  • il consiglio più classico di tutti è quello di riposare quando riposa il bambino: la biancheria da stirare, la cena da preparare, ma anche l'email da controllare o la chiaccherata in chat con l'amica possono aspettare;
  • se un bambino dorme dalle 16 alle 20 potrebbe fare fatica ad addormentarsi la sera, o a dormire a lungo di notte. In questi casi potrebbe valere la pena tentare di svegliarlo un po' prima (in modo molto dolce e delicato, o semplicemente esponendolo ai rumori della famiglia), per vedere se così cambia qualcosa;
  • in caso di poppata notturna (al seno o con formula) attenzione a non svegliare il bambino più del necessario, preferendo silenzio e luce soffusa;
  • in molti casi il rituale della nanna è di grande aiuto: provate ad abituarlo il prima possibile;
  • se durante il sonno il bambino si muove, non accorrete subito. Non significa necessariamente che si stia svegliando o che sia sveglio. I bambini sono molto irrequieti quando passano dalla fase di sonno profondo alla fase del sogno e questo succede ogni 45 minuti. Non prendetelo subito in braccio, aspettate: forse dopo un paio di brontolii continuerà a dormire;
  • c'è chi consiglia un bagnetto rilassante prima della nanna, ma attenzione: non è detto che il bagno alla sera rilassi davvero. Anzi, siccome aumenta la temperatura corporea interna può avere esattamente l'effetto opposto. Meglio proporlo nel tardo pomeriggio.
  • valutate cosa è meglio per voi e per la vostra famiglia senza farvi condizionare troppo dai giudizi degli altri. Alcuni genitori potrebbero trovare comodo mettere il bambino a dormire nel lettone (ovviamente con tutti i criteri di sicurezza del caso per evitare il rischio di Sids o di soffocamento), altri trovano più comodo metterlo in un lettino a parte o, quando è più grande (dopo l'anno), in un'altra stanza.

Dare l'aggiunta di notte può servire per far dormire di più il bambino?


La risposta secca a questa domanda è sì: un’aggiunta di latte artificiale alla sera o di notte può far dormire di più il bambino, perché con il latte artificiale la frequenza di svuotamento gastrico è maggiore e il bambino si sveglia di meno.

Ma attenzione: non bisogna dimenticare che l’aggiunta serale o notturna interferisce con i meccanismi di produzione del latte, considerato che il picco di prolattina, l’ormone che appunto la promuove, avviene proprio di notte. Di conseguenza, l’uso di aggiunte porta a una riduzione della produzione di latte, il che potrebbe essere un rischio per la gestione dell’allattamento, soprattutto nella fase iniziale di calibrazione.

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