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Allattamento al seno o latte vaccino: il più sostanzioso a 12 mesi?

di Angela Bisceglia - 11.09.2013 - Scrivici

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Una mamma chiede se a 12 mesi il latte vaccino sia più sostanzioso del latte materno e se l’allattamento al seno possa essere responsabile della scarsa crescita del figlio.

"Ho un bimbo di 12 mesi che ancora allatto, anche se lui ormai mangia di tutto ma continua a volere il seno per la nanna e la notte lo cerca più volte (lo teniamo nel letto con noi). All'appuntamento dal pediatra si è visto che non ha messo su tantissimo: pesa 9 kg per 76 cm di altezza. Il medico dice che è dovuto al fatto che il bambino si muove in continuazione e quindi brucia molto. Mia suocera invece sostiene che devo iniziare a dargli meno seno, perché va a saziarlo quando potrebbe mangiare qualcos’altro o bere latte vaccino, che secondo lei è più sostanzioso. È vero che è più sostanzioso del mio latte?"

 

Risponde Riccardo Davanzo, neonatologo presso l’ospedale Burlo Garofolo di Trieste ed esperto di allattamento al seno.

 

Non è vero che il latte vaccino è più sostanzioso: la quantità di grasso presente in entrambi i tipi di latte è simile – pari a circa 4 grammi in 100 ml di latte - sia pure con lievi variazioni nella composizione del latte materno, che può essere a volte un po’ più magro, a volte un po’ più grasso. LEGGI ANCHE: LATTE E LATTICINI NELLA DIETA DEI BAMBINI

 

Il discorso è piuttosto un altro: a 12 mesi la quota di latte – vaccino o materno – è minoritaria rispetto alla restante dieta, che prevede che il bambino mangi quasi di tutto, pertanto non può essere imputata al latte la presunta scarsa crescita.

 

A tal proposito, si tenga presente che i neonati di norma crescono molto nel corso dei primi mesi, mentre dopo l’anno di età la crescita fisiologicamente rallenta; nel caso della lettera, in particolare, si tratta di un bimbo di lunghezza normale ed anche di peso normale per la sua età, magari un po’ magrolino per costituzione e perché, come dice il pediatra, ha un temperamento vivace che lo porta a muoversi molto, così come capita di vedere bambini più cicciottelli che si muovono poco e per questo ‘bruciano’ meno.

Nella questione insomma entrano in gioco fattori costituzionali ed ambientali ed il latte non c’entra nulla. E lo dimostra il fatto che il pediatra non ha rilevato niente di anormale né ha dato alla mamma consigli dietetici particolari.

 

Insomma, il problema non sussiste: se alla mamma fa piacere tenere il bambino nel lettone, si sente a suo agio a continuare ad allattarlo al seno e se entrambi i genitori sono contenti così, non c’è motivo di cambiare le abitudini familiari, che devono esser decise solo all’interno della famiglia, senza interferenze esterne.

 

Se invece la mamma, per sue ragioni, preferisce smettere di allattare, può farlo tranquillamente, visto che a 12 mesi il latte vaccino può essere introdotto nella dieta. Ma certamente nella decisione non deve influire l’introito calorico derivante dai due tipi di latte”.

 

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