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Depressione post parto: l'arte come cura

di Maria Cristina Renis - 11.11.2013 - Scrivici

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L'arte può rivelarsi un valido aiuto per le donne in depressione post partum, o che vivono la gravidanza con un sentimento di ansia eccessiva. Ce ne parla Lorena Pais, una professionista di arteterapia che insieme alla sua collega psicologa hanno avviato a Milano e a Lodi un progetto specifico, "ArTE e ViTa".

Un trauma, un periodo particolarmente stressante o ansioso, ma anche uno stato di malessere o di stanchezza, per esempio il post partum. Per recuperare la fiducia in se stessi, ritrovare un sostegno emotivo e affettivo e ristabilire il proprio benessere psicofisico esiste l’arteterapia, ovvero l’arte applicata all’intervento psicoterapeutico. Si tratta di una disciplina che applica le tecniche di creazione artistica (soprattutto pittoriche) al counseling psicologico, che combina i diversi assetti teorici della psicologia tradizionale con un approccio pratico, che incoraggia la comunicazione e l’espressione del proprio Sé attraverso l’uso di materiali artistici e la creazione di qualcosa di personale.

 

Per capire meglio di cosa si tratta e come l’arteterapia può rivelarsi un valido aiuto anche per le donne in depressione post partum, o che vivono la gravidanza con un sentimento di ansia eccessiva, ne abbiamo parlato con Lorena Pais, una professionista di arteterapia che insieme alla sua collega psicologa hanno avviato a Milano e a Lodi un progetto specifico, "ArTE e ViTa" (http://progettoarteevita.wix.com/arteterapia) dove organizza percorsi di arteterapia in forma di atelier.

 

(LEGGI ANCHE: TUTTO SULLA DEPRESSIONE-POST-PARTO)

 

“Naturalmente non si parla di stati patologici, ma di arteterapia come aiuto per le donne in attesa o per le puerpere che si sentono stanche, insicure, preoccupate, anche perché nella donna in questi delicati periodi c’è una trasformazione neurologica in atto” esordisce Pais. “Da una donna incinta, infatti, sta per nascere anche una madre, ed è per questo che a volte appare più fragile o irritabile, o addirittura ha una sensibilità che acquisisce una potenza maggiore. Nella puerpera, invece, c’è anche la stanchezza fisica dovuta alle notti insonni, la preoccupazione perché la coppia inevitabilmente sta cambiando, e la costruzione della nuova relazione con il bambino, che non più ideale, ma reale”.

 

Che cos'è l’arteterapia? Che cosa fa nel suo atelier?

“Qui le persone trovano una tavola “apparecchiata” con vari materiali come tempere, acquarelli, pennarelli, carboncini, vari supporti cartacei e materiali di recupero, oppure creta e altri materiali da modellare. Ciascuno decide di usare il materiale che preferisce in quel momento, e che a volte non ha mai visto o utilizzato, facendo una sperimentazione libera fino a quando troverà ciò che è più in sintonia con se stesso.

L’atelier è uno spazio sociale di condivisione, di assoluto non giudizio, dove è possibile esternare ciò che appartiene a un mondo interiore.

Bisogna precisare che noi non insegniamo a disegnare o a dipingere, ma aiutiamo a realizzare qualcosa che la persona sente dentro di sé: l’obiettivo dell’arteterapia, infatti, non è la realizzazione di un’opera d’arte, ma il processo di espressione che porta in sé vissuti interiori, emozioni e stati d’animo personali.. In atelier comunque si crea, si inizia e si finisce l’incontro “facendo” qualcosa di assolutamente personale. E per la donna incinta questo processo può essere ancora più in sintonia con ciò che sta vivendo: un’attività di creazione a favore della creazione.

Per questo ogni incontro di arteterapia può essere fortemente gratificante perché si crea qualcosa di proprio, ma anche perché è possibile rappresentare le proprie emozioni, spesso difficili, se non impossibili, da esternare e condividere a parole”.

E' importante il risultato?

“L’arteterapia si fonda sul presupposto che il processo creativo messo in atto nel “fare arte” produca benessere, salute e migliori la qualità della vita. Attraverso l’espressione artistica si incrementa la consapevolezza di sé, si elabora il proprio vissuto dandogli una forma, si trasmette agli altri il proprio sentire. Si comincia comunque sempre godendo del piacere che la creatività artistica, affermando la vita, porta con sé”.

“A volte è più difficile parlare delle nostre emozioni, mentre è più semplice esprimerle attraverso immagini o colori che ci appartengono e che danno molte indicazione sul nostro stato d’animo. Ecco perché le emozioni vengono facilmente trasferite sulla tela attraverso l’azione delle nostre mani liberando, o diminuendo, i nostri grovigli emotivi interiori e promuovendo un vero e proprio dialogo terapeutico. L’arte, infatti, ha in sé la potenzialità della cura e una funzione regolativa molto efficace.

Anche un gesto istintivo come quello di strappare il foglio, se non ci piace il lavoro che abbiamo iniziato, ci può dare delle informazioni su come ci comportiamo davanti alle difficoltà nella vita: la fuga, la resa, la rabbia, etc.

Insomma ogni lavoro è il risultato di un procedimento in cui ci possiamo riconoscere e diventare consapevoli delle strategie che applichiamo automaticamente nelle situazioni quotidiane, apprendendone di nuove e più funzionali. Per questo spesso accade che le persone entrino in atelier con un particolare stato d’animo e ne escano con un altro, dopo aver vissuto un’esperienza di benessere. In clinica si parla di “cambio dello stato del Sé”, mentre in’parole semplici, potremmo dire cambiare umore, arricchire la giornata con un’esperienza importante e positiva. Semplicemente perché l’arte “nutre”.

I lavori possono essere portati a casa?

“Al termine del processo creativo, se si vuole, si possono condividere i temi personali in una sorta di momento finale di mostra ed esposizione delle opere, ma i lavori vanno lasciati in atelier, raccolti in una cartellina e, al termine del ciclo di incontri, vengono riguardati per esaminare i vari momenti del percorso, che può essere commentato e rivissuto insieme all’arteterapeuta. I lavori realizzati in atelier possono certamente dare all’arteterapeuta una chiave per capire il modo in cui la persona incontra e decifra la realtà, e aiutarla nel fare chiarezza, ma questo non è che una traccia, un’indicazione delle possibilità che si aprono in una fase successiva del processo.

 

Il lavoro quindi è conservato come lo sono le parole in una seduta di psicoterapia: il lavoro artistico, infatti, produce un movimento dall’interno all’esterno e lasciare la propria opera in atelier significa affidare al terapeuta qualcosa di sé. L’arteterapia, infatti, è un’arte non verbale con un prodotto figurativo o astratto, e in atelier c’è la triangolazione tra persona, arte e terapeuta. Comunque ognuno, al termine dei dieci incontri può scegliere qualche lavoro particolarmente significativo da portare con sé.

 

Molto spesso, inoltre, capita anche che chi viene in atelier continui a lavorare anche a casa, inaugurando una sorta di autocura.

Anche se sui lavori svolti a casa non posso dire nulla, perché il mio compito è di accompagnare la persona nel suo processo artistico, nel suo divenire”.

 

(DEPRESSIONE POST PARTO: LE MAMME NE PARLANO SUL FORUM)

 

A che cosa serve l’arteterapeuta?

“Noi arteterapeuti non interpretiamo i disegni e le opere. Non giudichiamo i lavori. La mia collega ed io in compresenza in atelier lavoriamo con l’intenzione di sostenere le persone che partecipano al percorso “Arte e Vita”. Conosciamo la potenza del gesto creativo e dei materiali artistici.

Possiamo semplicemente aiutare la persona a realizzare il proprio lavoro con suggerimenti pratici o consigli sul materiale migliore, ma sappiamo anche cosa è più funzionale per quella persona, in quel preciso momento, e per realizzare la sua opera. Se comprendiamo che una persona è in difficoltà possiamo agire in modo da modificare il suo stato, offrendo un altro punto di vista, oppure un altro materiale, una pausa o una riflessione insieme. Tutto ciò non è possibile se invece la persona che sta vivendo un momento di difficoltà è da sola, spesso non sa come aiutarsi”.

Si può venire in atelier con un neonato?

“Certo, ci sono alcune neomamme che arrivano con il proprio bambino avvolto nella fascia o nel marsupio. Ma ci sono anche mamme che preferiscono staccarsi e vivere l’esperienza in atelier come un gesto di volontà propria che esula dalla cura del bambino, qualcosa di diverso dalla vita normale: magari scelgono un foglio A4 e non uno più grande perché sono già stanche, ma poi iniziano a usare liberamente i colori e poi da cosa nasce cosa: dall’accostamento dei colori brillanti come il blu e il giallo, per esempio, che trasmette vitalità, ma anche dal vedere la propria creazione appesa al muro e riconoscere una competenza creativa che non credevano di possedere.

L’atelier, infatti, è un luogo di scoperta, insomma, di sperimentazione è anche su di sé”.

Quanto dura in genere un incontro?

“Organizziamo pacchetti di minimo 10 incontri di un’ora o un’ora e mezza ciascuno, a cadenza settimanale e al costo di 120 €; naturalmente con la possibilità di proseguire se se ne sente la necessità. È bene ricordare inoltre che l’atelier è un luogo chiuso e protetto: nessuno che non appartenga al gruppo vi può accede e ciò che avviene all’interno non viene condiviso con altri”.

Quale consiglio si sente di offrire alle donne che stanno vivendo un periodo di sconforto o stanchezza pre o post partum?

“Sicuramente quello di avere a casa del materiale artistico e di realizzare qualcosa di astratto, un esercizio libero, magari in un momento di relax mentre il bambino dorme; consiglio di “nutrire se stesse di colore”. La funzione dei colori, infatti, è quella che ha la natura: pensiamo per esempio alla sensazione di benessere che ci trasmette una passeggiata in un bosco in mezzo a mille colori e profumi.

Ecco, la donna dovrebbe riuscire a spostare l’attenzione a una dimensione gratificante che le trasmetta un benessere emotivo e psichico”.

È necessario possedere delle doti artistiche per iniziare l’arteterapia?

“Assolutamente no. Per poterla praticare non sono necessarie precedenti esperienze o competenze di tipo artistico; non è questo il contesto in cui possano emergere giudizi di tipo estetico, poiché ogni espressione è la manifestazione autentica di un sentire profondo che porta l’individuo a una migliore relazione con se stesso e con gli altri. Ma posso garantire che i lavori realizzati in atelier sono veri e propri capolavori!”.

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