Quando Lorena Di Stefano si era rivolta ai dottori, il parere unanime era quello di interrompere la gravidanza: troppo grave l'assottigliamento della parete dell'utero per sperare in un buon esito della gestazione, le cui conseguenze, in caso di rottura della membrana uterina, sarebbero potute essere fatali anche per la madre.
Eppure la trentenne lucana, con il sostegno dal marito Leopardo Cataldo, ha deciso di continuare il proprio sogno diventare mamma, affrontando le conseguenze di un travaglio davvero rischioso.
Dopo la scoperta della rara patologia infatti, la donna ha lasciato la provincia di Potenza dove abitava per rivolgersi al Reparto di Gravidanza a rischio del "Ruggi" di Salerno diretto dal dottor Raffaele Petta, il quale ha seguito fin dalle prime fasi il percorso della coppia, portando avanti la gravidanza fino alla ventiseiesima settimana e conducendo poi la complicata operazione chirurgica per salvare la nuova vita da un aborto che sembrava inevitabile.
Il toccante diario di papà Wayne sulla sua bambina prematura
vai alla galleryLa piccola Daisy Mae è arrivata troppo presto: a 25 settimane. Il suo papà, Wayne, ha documentato con foto e racconti la crescita e le conquiste della piccola creando una pagina...
Invece la piccola Gloria è nata. Piccola, piccolissima, appena 600 grammi, con molte probabilità di non farcela o di subire handicap a lungo termine.
Ma anche in questa circostanza la vita ha trionfato e dopo oltre due mesi di Terapia Intensiva (e una piccola operazione agli occhi), la giovane famiglia è potuta finalmente tornare a casa ed iniziare il loro nuovo cammino.
«Ci fa piacere - spiega la mamma Lorena su La Città di Salerno - ringraziare il Reparto di Gravidanza a rischio con il personale tutto che mi ha assistito nella mia lunga permanenza di oltre 60 giorni e poi tutti i medici ed il personale della terapia intensiva neonatale che per mesi ci hanno sostenuto ed accompagnato nel lungo percorso di Gloria. Un grazie particolare alle infermiere che noi chiamiamo 'le mamme della Tin' che hanno accudito la piccola Gloria con affetto seguendola in modo encomiabile grammo per grammo»
Raccontare la mia storia non è semplice, perché, ripensandoci, ora che Francesco ha nove anni, mi chiedo come ho fatto a sopportare tutto quel dolore e quel senso di impotenza che mi sono portata dietro nei cinque mesi trascorsi in terapia intensiva accanto a mio figlio... Tutto è iniziato alla 26esima settimana. Quelle due parole: preeclampsia grave. Il bimbo non riceve più ossigeno al cervello. Sta morendo. Il ginecologo di turno mi dice senza troppi preamboli: "Dobbiamo tirarlo fuori al più presto. Altrimenti non sopravviverà." Segue su mammenellarete
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