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10 miti da sfatare sull'allattamento

di Marzia Rubega - 20.07.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Ancora oggi prospera intorno all'allattamento materno un'infinità di luoghi comuni e false convinzioni. Cerchiamo di sfatare i più comuni con l'aiuto di Martina Carabetta, consulente professionale in allattamento materno IBCLC.

In questo articolo

Per qualche misteriosa ragione, ancora oggi intorno all'allattamento materno (in modo analogo alla gravidanza) continua a prosperare un'infinità di luoghi comuni e false convinzioni. In una sorta di gigantesco passaparola tra generazioni, queste idee prive di base scientifica, generano spesso confusione e dubbi alle neomamme. Cerchiamo dunque di sfatare i 10 falsi miti più diffusi, con l'aiuto di Martina Carabetta, consulente professionale in allattamento materno con certificazione internazionale ( IBCLC), fondatrice del primo ambulatorio IBCLC dell'Italia centrale, Latte & Coccole

1. Aiuto, non ho abbastanza latte!

L'idea di non avere latte a sufficienza (o che non sia abbastanza 'nutriente') è ancora oggi tra i timori più diffusi di molte mamme. Nella stragrande maggioranza delle situazioni non è invece così. "Siamo mammiferi e, in genere, ogni donna produce la quantità di latte necessaria per nutrire in modo adeguato il suo bimbo" sottolinea Carabetta.

"A parte rari casi e patologie specifiche, se qualcosa non funziona e nei primi mesi il bimbo non aumenta secondo le tabelle ponderali dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), cioè all'incirca tra 170 e 200 grammi a settimana nel primo mese o nei primi due mesi di vita, questo dipende da errori nella gestione dell'allattamento".

Una situazione piuttosto frequente accade quando si cerca di dare limitazioni alla durata o alla frequenza delle poppate, perché qualcuno ha detto alla mamma che deve 'dare delle regole'. In questo modo il seno non calibra bene oppure il bambino non riesce a poppare quanto davvero gli serve.

2. C'è chi ha tanto latte, e chi no...

Questo mito si collega a quello precedente sulla presunta scarsità di latte, anche se l'idea di base è un po' diversa. Secondo questo luogo comune alcune donne, più fortunate, sarebbero 'gonfie' di latte, come le vecchie balie, mentre altre assolutamente no.

"Il seno è una ghiandola e risponde alla legge della domanda e dell'offerta: tanto più il bimbo chiede, più il seno produce - dice Martina Carabetta.

Se la mamma teme di avere poco latte, intanto potrebbe iniziare a provare ad attaccare il bimbo più spesso. Allo stesso tempo, dovrebbe anche verificare con l'aiuto di un operatore specializzato, in particolare nel caso di un neonato, che il posizionamento e la suzione siano corretti".

"Nella stragrande maggioranza dei casi, i problemi di allattamento sono risolvibili con le informazioni corrette e aiuto competente specializzato" (Martina Carabetta)

attacco adeguato allattamento

Attacco adeguato al seno: è il mento del bambino che deve arrivare per primo a toccare il seno, affondando nella parte inferiore dell'areola. Il passaggio successivo è accompagnare il bambino da sotto a sopra, con il labbro superiore che deve essere un pochino estroflesso per chiudere il capezzolo in una zona profonda, al confine tra il palato dure e il palato morbido del bambino.

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3. Dopo i sei mesi il latte è acqua

Il latte è sempre un alimento completo e perfetto, non 'perde' le sue proprietà nutrizionali nel corso dell'allattamento. "Una convinzione del genere deriva spesso dal confronto diretto tra il latte materno e quello vaccino: l'aspetto è diverso, il secondo è bianco gesso e opaco, ma questo non significa nulla perché si tratta di due prodotti completamente diversi", dice Martina Carabetta.

È importante, invece, tenere presente che il latte della mamma varia durante ogni singola poppata e cambia nel corso della crescita del bimbo. Naturalmente, la sua composizione conserva alcune costanti di base e la sua adeguatezza nutrizionale ma non è sempre identico in aspetto.

Gli studi sulla poppata hanno dimostrato che appena il piccolo si attacca al seno, il latte contiene un'alta percentuale acquosa e altre componenti come il lattosio, enzimi, proteine, anticorpi (quindi non è acqua!). Dopo un po', 'entrano in circolo' grassi speciali che danno anche il senso di sazietà. Questo ciclo si ripete, in modo naturale, ogni volta che il piccolo si attacca al senso della mamma. Verso i 12 mesi, poi, il latte si arricchisce di altre sostanze (per esempio antibatterici) utili alla crescita, anche se l'aumento ponderale non è più così evidente come nei primi mesi di vita.

"Finché la mamma allatta a richiesta sa che il bambino prenderà sempre ciò di cui ha bisogno in quel momento", afferma la consulente.

4. Vietatissimi aglio, cipolle, broccoli o spezie

Quando un bimbo mostra meno entusiasmo del solito per la poppata, spesso, una schiera di 'esperte' è pronta a incolpare qualche cibo 'cattivo' che avrebbe rovinato il sapore del latte materno. La lista degli alimenti 'no' è piuttosto lunga e cambia in ogni regione d'Italia, dall'aglio agli asparagi, dai broccoli al peperoncino. Per non parlare poi dei carciofi. In realtà, non c'è nessun motivo per mangiare in bianco o rinunciare ad alcune pietanze incriminate di 'peggiorare' il gusto del latte.

"Già in gravidanza, il bimbo sperimenta quello che mangia la mamma attraverso il liquido amniotico. Una dieta variata, bilanciata e stagionale è indicatissima anche durante tutto l'allattamento e abitua il piccolo a sapori diversi ", sostiene Carabetta.

L'unica cosa da evitare davvero è l'alcool che passa subito nel sangue e nel cervello e può essere molto dannoso per il piccolo. Di fatto, le sostanze alcoliche incidono sulla crescita, il peso e l'appetito. In più, il bimbo ha una massa corporea inferiore rispetto a un adulto, quindi una quantità minima di alcool può causare effetti negativi.

5. Meno latte con il cesareo

"Il modo in cui si partorisce - se per via naturale o con cesareo - non incide sull'avvio dell'allattamento, perché è l'espulsione della placenta che segnala al corpo che è il momento di iniziare a produrre latte. Quello che invece conta davvero è l'aiuto che riceve la mamma subito dopo il parto" – dice Martina Carabetta. Le primissime ore, infatti sono cruciali per l'avvio ottimale dell'allattamento.

Secondo l'OMS, il piccolo andrebbe attaccato al seno entro 30 minuti dalla nascita, e comunque il prima possibile rispetto alle condizioni cliniche di mamma e bambino. Quindi, se la mamma fatica a muoversi (ha flebo e aghi nelle braccia e magari anche un po' di dolore), è indispensabile l'aiuto del personale ospedaliero o di una figura di supporto.

6. Allattare peggiora la miopia

La miopia è una malattia degenerativa dell'occhio che tende a peggiorare nel corso del tempo. L'allattamento non può acuire i difetti del bulbo oculare e, dunque, non causa l'abbassamento della vista (neanche per la 'fatica' di allattare!). Tuttavia, durante la gravidanza, si può verificare una diminuzione temporanea della vista a causa della ritenzione dei liquidi, ma poi tutto torna alla stato precedente.

7. Il dolore è normale, ci vuole pazienza

Alle mamma alla prima esperienza di allattamento viene spesso detto di sopportare e non farci troppo caso se sentono dolore perché è tutto normale. Ecco un altro mito da sfatare (purtroppo sostenuto anche da figure professionali poco aggiornate), tra l'altro tra i principali motivi per cui molte donne gettano la spugna.

"Il dolore è un segnale di allarme del corpo che dice Ehi, guarda che qualcosa non va" spiega la consulente. Per questo è fondamentale individuare il più presto possibile il problema e trovare una soluzione. "Se, per esempio, il bimbo mette male la lingua durante la suzione, è più facile risolvere la questione dopo un giorno che un mese".

"In effetti il male che sente la mamma - e non dovrebbe accadere - è provocato di frequente da posizionamento e suzione scorretti. Questo problema rende difficile al bebè estrarre correttamente il latte. Quindi correre ai ripari è importante sia per la madre che per il piccolo".

Solo il primo e secondo giorno di allattamento è accettabile un fastidio (non fitte di dolore), ma se questo prosegue o dienta più intenso significa che qualcosa non funziona ed è il caso di rivolgersi a una figura specializzata per affrontare la situazione.

8. Allattare fa ingrassare

Ancora oggi, spesso, alle donne in gravidanza o a chi allatta viene ripetuto il vecchio detto: 'Mangia per due!'. Questa convinzione risale alle epoche precedenti il secondo Dopoguerra, quando la malnutrizione era quasi la norma.

"Oggi, mediamente, ingeriamo tra le 2.000 e le 2.200 calorie al giorno, un apporto più che sufficiente, e non c'è nessun bisogno di passare a 4.000 calorie durante l'allattamento" afferma Carabetta. "Se la mamma ingrassa questo dipende, nella maggior parte dei casi, da cattive abitudini alimentari o da problemi ormonali".

9. Con lo svezzamento il latte non serve più

Il latte rimane un alimento fondamentale per il bambino sicuramente per tutto il primo anno di vita e anche più. "L'introduzione dei cibi solidi avviene in modo graduale attraverso piccoli assaggi, tanto che oggi si preferisce parlare di alimentazione complentare" spiega la consulente. "Tra l'altro, il bimbo ha bisogno di tempo per accettare il nuovo regime alimentare: per tutti questi motivi, il latte ne è ancora parte integrante, non è un 'di più'.

L'OMS consiglia di proseguire l'allattamento materno fino al secondo anno di vita e più, se mamma e bambino lo desiderano. 

10. Lo stress manda via il latte

La storia che stress, spaventi, o imprevisti infelici di varia natura, possano 'mandare via' improvvisamente il latte è ancora una convinzione largamente condivisa. Quello che accade è invece leggermente diverso.

"In una situazione di emergenza a causa di eventi esterni un riflesso, quasi atavico, di sopravvivenza tipico di ogni mammifero può bloccare temporaneamente la discesa del latte, per via di un rallentamento nella produzione di ossicitina" spiega Carabetta. "In questo caso, il bimbo si lamenta perché fa più fatica a nutrirsi in modo adeguato, ma cercando di rilassarsi, e con un po' di pazienza, grazie alla suzione stessa che stimola la ghiandola, la produzione di latte riprende normalmente".

Se però prese dall'ansia si passa subito al biberon, la produzione di latte davvero può diminuire fino a scomparire del tutto.

In ogni caso, quando ci sono dubbi o emerge un problema, è opportuno rivolgersi a una figura specializzata come l'IBCLC, che saprà aiutare la mamma a risolverlo e riprendere serenamente l'allattamento.

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Revisionato da Valentina Murelli

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