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Allattamento: tutto quello che c'è da sapere

di Valentina Murelli - 11.07.2017 - Scrivici

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Fonte: Pixabay
Il latte materno non solo è consigliato dallOms, ma sempre più studi scientifici dimostrano i suoi benefici per la salute del piccolo (e della mamma). Esistono però ancora molti ostacoli, ecco perché se si desidera allattare è fondamentale informarsi bene e chiedere aiuto in caso di necessità. Se, invece, non si può o non si vuole farlo è importante scegliere il latte artificiale più adatto al proprio piccolo. 

In questo articolo

Latte di mamma, alimento "normale" e naturale

L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lo dice chiaramente: l'allattamento al seno è la via normale per fornire a un bambino tutti i nutrienti di cui ha bisogno per crescere sano e svilupparsi in modo adeguato.

In particolare, l'Oms raccomanda l'allattamento al seno esclusivo per i primi sei mesi di vita del piccolo, ma suggerisce di continuare ad allattarlo anche dopo, ovviamente con l'aggiunta di altri alimenti: fino a due anni o anche più.

Indicazioni fatte proprie anche dal nostro Ministero della salute. Un opuscolo informativo pubblicato nel 2016 sottolinea per esempio che "il tuo latte è l’alimento naturale per il tuo bambino, l’unico che gli permetta di raggiungere il suo massimo potenziale biologico: lo nutre in modo completo e lo protegge da molte malattie e infezioni che sono più frequenti nei bambini alimentati con le formule artificiali".

Allattamento al seno, la situazione in Italia

I dati, però, ci dicono che nel nostro paese siamo ancora lontani dalle indicazioni nazionali e internazionali. L'ultima indagine Istat su "Gravidanza, parto e allattamento al seno" (2013), rivela che una donna su tre abbandona l'allattamento esclusivo prima dei tre mesi. E per bambini tra zero e sei mesi, sono meno del 50% le donne che allattano solo al seno, con una media di 4,1 mesi a bambino. Secondo i dati di una più recente indagine Unicef, in Italia solo il 40% dei bambini tra zero e cinque mesi compiuti è allattato al seno in modo esclusivo.

I vantaggi del latte di mamma


Eppure, sempre più studi confermano gli effetti positivi di questo alimento sulla salute del piccolo. Per esempio, ci sono ormai prove molto solide del fatto che l'allattamento al seno protegge da malattie come gastroenterite, otite e infezioni respiratorie. "Una protezione importante non solo nei paesi in via di sviluppo, ma anche in quelli più sviluppati" ha sottolineato la ricercatrice e scrittire Alice Callahan, nel suo libro The science of mom.

Ma non è tutto: "Ovviamente, il latte materno è più digeribile, e sappiamo che riduce il rischio di Sids, la morte in culla, e di malattie come leucemie e linfomi» prosegue Riccardo Davanzo, direttore del Dipartimento materno-infantile di Matera e presidente del Tavolo tecnico sull'allattamento al seno del Ministero della salute.

Nel caso di bambini prematuri, il consumo di latte materno (o in generale umano, donato attraverso le banche del latte) è associato a esiti migliori nelle retinopatie e a uno sviluppo neurocomportamentale più brillante. Inoltre c'è un effetto protettivo rispetto al rischio di una grave malattia che può colpire i bambini prematuri, l'enterocolite necrotizzante.

Tutti questi dati non stupiscono minimamente l'epidemiologo Adriano Cattaneo, esperto di salute internazionale. «Siamo mammiferi, il latte è l'alimento naturale per i nostri piccoli: è normale che sia benefico e, anzi, è paradossale chiedersi se e quanto faccia bene ai bambini rispetto a quello artificiale. È come chiedersi se e quanto faccia bene avere i denti rispetto alla dentiera. La domanda giusta sarebbe: quanto fa male il latte artificiale?».

Tutto ciò che rema contro


Perché, allora, l'allattamento al seno - che per di più non costa niente - stenta a diffondersi? I fattori in gioco sono tanti, vediamo i principali.

1. L'ospedale dove si partorisce

In molti ospedali la gestione tradizionale dei neonati di fatto ostacola un buon avvio dell'allattamento. Per esempio, Davanzo ricorda quanto è importante che mamma e bambino possano stare insieme nei primi momenti di vita insieme. "Eppure, sono ancora una minoranza i punti nascita che lasciano il piccolo con la mamma per 24 ore al giorno». Sempre secondi dati Unicef, in italia meno di un bambino su due (il 44%) viene attaccato al seno entro un'ora dalla nascita.

Senza contare che, spesso, manca una preparazione specifica degli operatori per sostenere le neomamme alle prese con le prime poppate.

Per questi motivi, può valere la pena informarsi prima sulle politiche di sostegno all'allattamento del punto nascita in cui si intende partorire: se il neonato ha la possibilità di attaccarsi al seno subito dopo il parto (a meno che non ci siano condizioni mediche che lo impediscano, ovviamente); se si pratica o meno il rooming-in; che formazione hanno ostetriche e infermiere del nido e così via.

Alcune informazioni possono essere presentate nella carta dei servizi del punto nascita, se ce l'ha, oppure possono essere richieste durante i corsi preparto organizzati dal centro stesso, o alle ostetriche che ci lavorano.

2. La disinformazione.

Un esempio? C'è chi pensa che, di notte, i bambini chiedano meno il seno, o che si possa attaccarli a intervalli regolari, come si fa con il biberon. Quando si scopre che non è così, la motivazione può vacillare.

«L'allattamento comporta dedizione» sostiene Davanzo. «Certi bambini chiedono di essere allattati anche 15 volte al giorno: non si può farlo pensando di riuscire a dormire per quattro ore di fila. Se questa è l'esigenza, si possono serenamente fare altre scelte».

3. Il contesto che non aiuta.

Via via che il bimbo cresce si aggiungono elementi del contesto sanitario, sociale e culturale: dal ritorno al lavoro, che può rendere complicato o impossibile mantenere l'allattamento, allo scarso sostegno da parte di operatori sanitari, amici e familiari.

«Un altro ostacolo - afferma Cattaneo - è rappresentato dalla pressione del marketing, con una martellante pubblicità di alimenti per la prima infanzia rivolta a tutti: consumatori e operatori sanitari, in ospedale e negli ambulatori pediatrici».

4. Male al seno

A parte un po' di fastidio alle prime poppate, allattare non dovrebbe provocare dolore. A volte però succede, magari per un attacco non corretto del piccolo alla mammella (con formazioni di ragadi), o per particolari predisposizioni anatomiche, infezioni, o anche per un forte stress della mamma.

In questi casi è ncessario rivolgersi a operatori preparati per trovare la soluzione giusta al problema: con alcuni accorgimenti, un po' di pazienza e, se serve, qualche farmaco, la situazione si risolve nel giro di pochi giorni.

Importantissimo chiedere aiuto


Contro certi ostacoli a volte c'è poco da fare, ma se si desidera allattare, è fondamentale informarsi il più possibile e, in caso di difficoltà (ragadi, ingorghi, dubbi sulla crescita o solo un momento di sconforto), chiedere aiuto. Diverse figure possono dare una mano: ostetriche dei consultori, consulenti professionali Ibclc, volontarie della Leche League e mamme di qualche gruppo di auto-aiuto, anche in rete.

9 cose da sapere prima di iniziare l'allattamento

1. Il latte materno è un concentrato di sostanze nutritive che cambia con il passare dei mesi (ma anche nel corso della stessa poppata) e di fattori biologici non nutritivi: ormoni, anticorpi, cellule staminali.


2. Un buon avvio dell'allattamento è importante, anche per evitare disagi che potrebbero ostacolare la pratica. Se possibile, il neonato andrebbe attaccato al seno subito dopo il parto o nelle prime ore e tenuto in stanza con la mamma.

Per prevenire i dolori alla schiena attenzione alla posizione: all'inizio la più comoda potrebbe essere quella pancia a pancia. E contro le ragadi, controllare che il bambino prenda tutta l'areola e non il solo capezzolo.


3. Seno gonfio, duro e dolorante: spesso la montata lattea si presenta così e se il bambino fatica a succhiare, la congestione può peggiorare. Gli impacchi d'acqua calda, utili per ingorghi che si possono formare più avanti, nei primi giorni non servono. Meglio un massaggio linfodrenante dal capezzolo all'ascella e poi l'applicazione di ghiaccio.

4. Con l'allattamento al seno il latte va offerto a richiesta, cioè ogni volta che il bambino lo chiede, perché è proprio la sua suzione a stimolarne la produzione. Se si saltano delle poppate, il latte diminuisce fino a non bastare più.


5. Il ciuccio, ma anche la somministrazione di acqua o tisane, possono interferire con il meccanismo della domanda e dell'offerta che regola la produzione di latte. Se il bimbo vorrebbe attaccarsi al seno ma viene "distratto", non potrà stimolarlo a produrre altro latte.


6. Nella maggioranza dei casi, il latte di mamma basta. Però può capitare che ci sia qualche problema, o perché non si allatta davvero a richiesta, o perché alcuni condizionamenti esterni (stress, disagio, mancato supporto) possono interferire. La consulenza di un'esperta di allattamento può dare una mano. Se invece si decide che non si desidera più allattare, no ai sensi di colpa: è una scelta legittima.

7. Allattare non fa diminuire la vista. Al massimo, può esserci un calo transitorio dell'acuità visiva, che scompare quando l'allattamento finisce. Al contrario, possono esserci vantaggi per la mamma.

8. Allattare fa bene alla mamma. Diversi studi hanno evidenziato che esistono dei benefici materni dell'allattamento al seno. Per esempio: meno rischi di emorragia e depressione post parto, migliore recupero del peso pre-gravidanza e, secondo alcuni studi, meno rischi di sviluppare un tumore al seno o alle ovaie e di sviluppare diabete.

9. Allattare "a lungo" non comporta problemi per il bambino. Lo dice chiaramente il Tavolo tecnico sull'allattamento al seno del Ministero della salute, sottolineando che l'allattamento oltre l'anno di età "non interferisce negativamente sulla progressione dell'autonomia del bambino e sul benessere
psicologico e/o psichiatrico della madre".

Cosa è meglio mangiare quando si allatta


Produrre 100 ml di latte costa alla neomamma 90 kcal. Considerato che un neonato consuma in media 500 ml di latte al giorno quando allattato in modo esclusivo, allattare comporta un dispendio energetico supplementare di circa 500 kcal al giorno, equivalente a più di un’ora di corsa o di nuoto.

Per questo è importante seguire un'alimentazione bilanciata, ma anche varia, sia per abituare il bambino a sapori diversi, sia per garantire un adeguato apporto di nutrienti. Non preoccupatevi di un possibile legame con eventuali coliche del bambino: non dipendono da quello che si mangia.

Durante l'allattamento aumentano i fabbisogni di proteine (ricordatevi che esistono anche quelle di origine vegetale, contenute in legumi e frutta secca), minerali e vitamine. Fondamentale l'apporto di frutta e verdura (almeno due porzioni al giorno ciascuna) e quello di pesce (due/tre porzioni a settimana), ricco di acidi grassi omega 3 importanti per lo sviluppo del sistema nervoso del neonato.

Aumenta anche il fabbisogno di acqua: è necessario berne almeno due litri al giorno. Vanno bene anche le tisane, purché non zuccherate, mentre sono sconsigliati i succhi di frutta per l'elevato apporto di zuccheri semplici.

Latte artificiale: quale usare


Se non si allatta al seno bisogna affidarsi al latte artificiale. Da zero a tre mesi, quello da utilizzare è il latte formulato di tipo 1, mentre tra sei mesi e un anno si può passare al tipo 2 (di proseguimento). Ci sono anche formule speciali per bambini con esigenze particolari, come il tipo 0, più adatto ai prematuri.

Anche nella stessa categoria possono esserci differenze perché entro i limiti di composizione dettati dal Ministero della salute ciascun produttore propone la propria ricetta, magari aggiungendo sostanze che la ricerca indica via via come componenti fondamentali del latte materno. Va comunque detto che, al momento, non ci sono ancora prove scientifiche del fatto che una composizione più ricca, che sulla carta potrebbe sembrare migliore, sia effettivamente associata a effetti positivi per la salute dei bambini.

Dopo l'anno, alcuni pediatri ritengono che si possa offrire il latte vaccino, anche se è più grasso e proteico di quello materno, mentre altri consigliano il "latte di crescita".

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Aggiornato il 18.06.2018

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