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Olio di palma nel latte artificiale: bisogna preoccuparsi?

di Valentina Murelli - 07.01.2016 - Scrivici

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Fonte: Alamy.com
L'olio di palma è una buona fonte di grassi, costa poco, è sempre disponibile: per questo finisce nelle formule per lattanti. Ma è sicuro, o meglio evitare? Diversi esperti rassicurano, sottolineando come il rischio principale - comune anche a latti artificiali senza olio di palma - riguardi solo disturbi gastrointestinali minori.

In questo articolo

L'olio di palma è uno degli ingredienti più controversi usati oggi dall'industria alimentare, che lo impiega anche per la preparazione di latte artificiale per lattanti

. Ma perché viene utilizzato anche nelle formule? È sicuro? Esistono alternative possibili? Facciamo chiarezza.

1. Perché nel latte artificiale può esserci olio di palma?


In breve: perché, almeno dal punto di vista delle aziende produttrici, è un'ottima fonte di acido palmitico, uno dei grassi principali presenti nel latte materno.

Partiamo da un presupposto: come dice la parola, il latte artificialeè un prodotto creato in laboratorio mettendo insieme varie sostanze - grassi, proteine, vitamine, sali minerali e altro ancora - con l'obiettivo di arrivare a una composizione la più simile possibile a quella del latte materno. "Queste sostanze arrivano da varie fonti"spiega il pediatra di famiglia Sergio Conti Nibali, responsabile dell'Area nutrizione dell'Associazione culturale pediatri. "Per esempio il latte di mucca, o appunto l'olio di palma, che non contiene solo acido palmitico, comunque predominante, ma anche acido oleico, linoleico, stearico e miristico, tutti presenti anche nel latte di mamma".

Conti Nibali tiene a sottolineare che "le concentrazioni dei singoli componenti di una formula non potranno mai essere identiche a quelle del latte materno, un prodotto vivo, che cambia la sua composizione di giorno in giorno o nei vari momenti della giornata per tutta la durata dell'allattamento". Fatta salva questa precisazione, va ricordato che la composizione degli "alimenti per lattanti", come si chiamano tecnicamente i latti artificiali, deve seguire parametri ben precisi indicati dal Codex Alimentarius, un organismo tecnico-scientifico internazionale creato dalla Fao e dall'Organizzazione mondiale della sanità anche con l'obiettivo di garantire la sicurezza dei prodotti alimentari. I parametri di riferimento sono elaborati dalle indicazioni che emergono da studi e pareri scientifici, come quelli dell'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa).

Pur restando nell'ambito di questi parametri, ogni produttore propone una sua formula, con varie concentrazioni di vari ingredienti che possono venire da fonti differenti. Per quanto riguarda i grassi, che sono una componente importantissima del latte materno - in particolare acido oleico e acido palmitico - ci sono varie possibilità: oli vegetali (colza, girasole, oliva, palma, cocco), spesso usati in miscela, o anche prodotti di origine animale, come la crema di latte vaccino.

Tra le tante fonti, l'olio di palma è quella preferita dalla maggior parte dei produttori, e la spiegazione è semplice. Come precisa Renato Bruni, chimico e botanico del Dipartimento di scienze degli alimenti dell'Università di Parma, "costa meno, è sempre disponibile in grandi quantità ed è reperibile sul mercato da parte di molti fornitori, per cui le aziende non si devono preoccupare di nulla".

2. Ma l'olio di palma è sicuro per il bambino o può fargli male?


Indubbiamente, l'olio di palma è oggi uno degli ingredienti più controversi dell'industria alimentare. L'accusa è che faccia male alla salute, in particolare quella del sistema cardiovascolare, anche perché è ormai praticamente onnipresente.

Il problema sta nel fatto che è ricco di grassi saturi, più simili dunque ai grassi presenti nei prodotti di origine animale come carne, burro, latticini, che ai tipici grassi vegetali, che sono invece insaturi e sono considerati più nobili e con effetti positivi per la salute. In effetti, i dati della letteratura scientifica indicano, soprattutto per gli adulti, l'esistenza di un'associazione tra un consumo eccessivo di grassi saturi e un aumento del rischio di sviluppare obesità e malattie cardiovascolari, come infarto e ictus. Detto questo, gli studi che riguardano in modo specifico l'olio di palma sono ancora troppo scarsi e frammentati per poter trarre conclusioni definitive su una sua eventuale pericolosità specifica.

E se è vero che bambini e adulti devono stare attenti a non eccedere con alimenti ricchi di grassi saturi, olio di palma compreso, è altrettanto vero che per i lattanti il discorso è diverso. "Non dobbiamo spaventarci di fronte all'espressione grasso saturo" sottolinea Carlo Agostoni, professore di pediatria all'Università di Milano, membro del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare del Ministero della salute e già membro del panel scientifico di Efsa su prodotti dietetici, nutrizione e allergie. "Non dimentichiamo che il latte materno contiene circa il 40% di grassi saturi, fondamentali per dare energia alla crescita del bambino. Di questi, il 20-25% è rappresentato da acido palmitico".

Allo stato attuale delle conoscenze, dunque, non c'è niente che dica che la presenza di olio di palma nel latte artificiale possa avere conseguenze a lungo termine sulla salute dei bambini, in termini di rischio di obesità o disturbi cardiovascolari. Rimane però il fatto che il consumo di latte artificiale può dare alcuni problemi al piccolo, in particolare disturbi intestinali come stitichezza e coliche. "Cosa che però non riguarda solo le formule contenenti olio di palma, ma anche quelle con acido palmitico derivato da altre fonti vegetali" sottolinea Giacomo Faldella, direttore dell'Unità operativa di neonatologia dell'Azienda ospedaliera universitaria di Bologna.

3. Perché il latte artificiale può dare più disturbi intestinali? L'olio di palma c'entra qualcosa?


Il punto fondamentale della questione è che l'acido palmitico delle formule non è esattamente uguale a quello del latte materno. Intanto c'è una questione di quantità: "Nel latte di mamma la concentrazione non è proprio fissa, ma varia anche in base all'alimentazione che segue la donna" spiega la pediatra Margherita Caroli, responsabile dell’Unità operativa di Igiene della nutrizione dell'Asl di Brindisi. "Nel latte artificiale, invece, è fissa per forza".

La differenza principale, però, è di qualità e riguarda la natura chimica della struttura alla quale appartiene l'acido palmitico. "Nel latte materno e in quello artificiale, l'acido palmitico non si trova da solo, ma nei cosiddetti trigliceridi, grassi che hanno la forma di un pettine a tre denti" spiega Agostoni. "Ebbene, nel latte di mamma, la maggior parte dell'acido palmitico si trova nella posizione del dentino centrale del pettine, la cosiddetta posizione 2. Nel latte artificiale, invece, la maggior parte si trova nelle posizioni più esterne e questo riguarda tutte le fonti vegetali di acido palmitico, che sia olio di palma, di colza o altro".

Questa diversa struttura chimica ha delle conseguenze: in pratica, l'acido palmitico in posizioni diverse dalla 2 viene assorbito meno, e viene assorbito meno anche il calcio, con formazioni di composti che rendono le feci un po' più dure.

Risultato: i cosiddetti disturbi gastrointestinali minori, come tensioni addominali, coliche, stitichezza, piccoli reflussi. "Ma attenzione - precisa Faldella - questo non vuol dire che tutti i bambini che assumono latte artificiale abbiano questi problemi. In genere, le formule vengono utilizzate e digerite senza difficoltà, e viceversa alcuni piccoli hanno problemi digestivi anche con il latte materno. Semplicemente, vuol dire che nei lattanti nutriti con formula questi disturbi sono un po' più frequenti".

A causa del minor assorbimento di calcio, è stato ipotizzato che il consumo di latti artificiali contenenti trigliceridi con questa particolare struttura chimica - cioè acido palmitico nelle posizioni esterne del pettine - possa comportare alterazioni nella mineralizzazione delle ossa del lattante, che potrebbero risultare dunque più fragili. Come riporta un ampio articolo sull'olio di palma negli alimenti per l'infanzia del pediatra nutrizionista Vito Miniello, dell'azienda ospedaliera universitaria di Bari, alcuni studi sembrano indicare che, a breve termine, bimbi nutriti con questo tipo di latte mostrano una ridotta mineralizzazione delle ossa. Sul lungo periodo (a 3-4 anni di vita del bambino), però, non sembrano poi esserci differenze significative. È comunque troppo presto per trarre conclusioni definitive a questo proposito.

4. Ci sono latti artificiali migliori di altri dal punto di vista della composizione chimica del grassi e delle conseguenze intestinali?


Esistono in commercio formule contenenti miscele di oli vegetali trattate in modo tale da garantire una maggior presenza di grassi con acido palmitico in posizione 2, quella al centro del pettine, proprio come accade nel latte materno. Sono formule pensate in particolare per bambini prematuri o per lattanti che effettivamente soffrono di piccoli disturbi gastrointestinali e sono decisamente più costose delle altre, ma funzionano davvero?

Molti genitori e molti pediatri sono pronti a giurare di sì, ma va detto che al momento non esistono conclusioni definitive sull'argomento. "Valutare questi effetti in uno studio clinico non è così semplice" precisa Agostoni. "Gli studi a disposizione sono ancora troppo eterogenei per dire con certezza che queste formule funzionino.

Il che ovviamente non significa dire che non funzionano".

Intanto, alcune case produttrici si stanno organizzando peri ridurre il contenuto di oli vegetali, a favori di fonti animali di grassi, come la crema di latte vaccino. In realtà, non è detto che il profilo chimico dei grassi di queste fonti sia per forza migliore, perché varia molto anche in base all'alimentazione seguita dagli animali. E i dati a disposizione su questi prodotti rispetto agli effetti gastrointestinali sono praticamente inesistenti.

5. Per concludere: se nel latte artificiale c'è dell'olio di palma bisogna preoccuparsi e cercare altro?


Tutti gli esperti interpellati - Agostoni, Faldella, Miniello, Caroli, Conti Nibali - a questa domanda rispondono di no. "Non c'è un problema di salute legato alla presenza di olio di palma nel latte artificiale" dichiara Agostoni. "Al massimo, quella che si può porre è la questione ambientale, visto il pesante impatto ambientale, con incendi e deforestazioni, che comporta la produzione di questo ingrediente nelle aree tropicali". Gli esperti, comunque, concordano che l'ideale sarebbe l'allattamento al seno e che, se questo non è possibile, palma o non palma non fa grossa differenza per la salute del bambino.

"Quello di cui ci si deve preoccupare realmente è l'alimentazione successiva all'allattamento artificiale" sottolinea Miniello. "È inutile preoccuparsi per il latte se, una volta smesso quello, si riempie il bambino di prodotti ricchi di olio di palma. E ricordiamo che questo ingrediente è presente in moltissimi cibi confezionati, a partire dai biscottini per l'infanzia passando per fette biscottate, crackers e grissini, fino ad arrivare alle merendine più elaborate. Tutti alimenti nei quali, diversamente da quanto accade per il latte artificiale, i grassi saturi sono decisamente inutili dal punto di vista nutrizionale. Per questo, andrebbero preferiti prodotti con oli ricchi di grassi insaturi come olio d'oliva o di girasole".

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Aggiornato il 11.04.2016

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