Accessori ergonomici per il neonato? Bocciati
Da qualche anno la parola d'ordine negli accessori per la cura dei bebè sembra essere diventata una sola: "ergonomico". E così nei negozi e sui cataloghi online si trovano culle ergonomiche, cuscini ergonomici, passeggini ergonomici, pannolini ergonomici, fasciatoi ergonomici, seggiolini ergonomici, biberon ergonomici, ciucciotti ergonomici... Contrariamente a quanto si possa pensare, però, non è detto che tutta questa comodità sia un bene per i neonati.
Anzi, secondo la nota psichiatra e psicanalista infantile Myriam Szejer, autrice di "Se i bebè potessero parlare", è vero il contrario. "Il relax - sostiene - mantiene il bambino in posizione passiva, fetale, comoda e ovattata: un po' come se non fosse mai nato e fosse ancora protetto all'interno del grembo materno". Una situazione che non lo aiuta a crescere, perché invece di sforzarsi a scoprire ciò che lo circonda il bebè si bea della pace e della comodità nelle quali viene mollemente adagiato. Che, a lungo andare, generano in lui insicurezza nei confronti del mondo esterno. Meglio quindi, per la specialista, utilizzare i vecchi metodi. E mettergli a disposizione un tappeto morbido sul quale adagiarlo in posizione supina secondo i princìpi della "libertà motrice", in modo che sia lo stesso piccolo a sistemarsi nella posizione che sia la più comoda possibile per quanto gli consente la sua muscolatura non ancora del tutto sviluppata. Secondo diversi studi, oltretutto, i bambini cresciuti senza costrizioni fisiche (come possono essere le vecchie fasce da neonato, ma anche le cinture di sicurezza nella culla) si sentono più a proprio agio nel loro corpo.
Baby control: no
Oltre agli accessori ergonomici, la Szejer ne boccia anche un altro che ultimamente pare essere diventato molto di moda: il “baby control”, la ricetrasmittente (audio, video o con entrambe le funzioni) che consente di tenerlo d’occhio anche quando è nella sua cameretta, e che dovrebbe servire per intervenire tempestivamente in caso di problemi.
“Si tratta – sottolinea la specialista – di un oggetto che genera una grande insicurezza, in papà e mamma ma anche nel bambino, perché sottintende il fatto che il piccolo sia in costante pericolo. E, più profondamente nel subconscio, che i genitori non hanno fiducia né in se stessi né nel loro bebé”.
Parlando di apparecchi elettronici, poi, la psichiatra non ne ha solo per gli aggeggi-spia ma anche, e soprattutto, per i giocattoli che dovrebbero assicurare un migliore sviluppo del bambino. E che, invece, paiono ottenere l’effetto opposto, sovrastimolandolo e impedendogli di sviluppare l’immaginazione. “Se si dà a un bambino un giocattolo che ha trentasei funzioni differenti - spiega Myriam Szejer – si soffoca la sua creatività. Un oggetto dato a un bambino deve sempre poter essere utilizzato per uno scopo diverso per quello per il quale è stato progettato”: così, ad esempio, una pentola può diventare un tamburo, un rotolo di carta igienica un cannocchiale, un coperchio il volante di un’auto e via dicendo.
Perché è proprio “scoprendo” funzioni alternative che il piccolo sviluppa la creatività. Se invece un gioco ha già in sé tutte le alternative possibili, ovviamente non è possibile scoprirne di nuove. Quindi, sottolinea la psichiatra, “è anche molto importante accettare che un bambino che si annoia prenda ciò che ha a portata di mano per divertirsi. Magari anche i cuscini del salotto, i mestoli in cucina, che usi una sedia come cavallo, un tavolino come astronave e una scopa come fucile. Perché più un bambino ha a disposizione giochi semplici, più la sua immaginazione è stimolata”.
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Aggiornato il 09.08.2016