Il primo contatto a 12 mesi
Il primo contatto con altri bambini segue più o meno lo stesso copione: guardano negli occhi chi gli sta di fronte, gli fanno un sorriso e poi lo toccano.
Perché il contatto con il mondo sia sereno i bambini di un anno hanno bisogno di una persona di fiducia che gli stia vicino
A un anno la voglia di interagire con un coetaneo non dura a lungo. Un paio di minuti, se si è fortunati un quarto d’ora, poi la curiosità è soddisfatta e si torna da mamma e papà.
A 18 mesi si inizia a giocare
A un anno e mezzo i bambini compiono il secondo grande passo verso l’esterno: iniziano a giocare con altri bambini. Uno sforzo enorme che funziona così: un bimbo prende una macchinina e inizia a fare “brum brum” a fianco alla macchinina del suo “compagno di giochi”. Due bimbi che giocano in questo modo dimostrano:
di capire la situazione e riconoscere il piano che c’è dietro il gioco;
sono in grado di assumere un ruolo;
si dimenticano di mamma e papà come compagni di gioco (almeno per un po’).
Questa tappa dello sviluppo rende gli incontri fra mamme o i gruppi di gioco molto più rilassati. Ora le mamme possono finalmente dirsi qualcosa di senso compiuto.
A due anni è tutto suo
Imparare a giocare in sintonia con altri bimbi è un processo molto lungo e che si impara con il tempo. Cosa può succedere attorno ai due anni? Da un momento all’altro i due angioletti che giocavano insieme iniziano a darsi botte oppure a farsi dispetti. Gli psicologi dello sviluppo hanno una spiegazione rassicurante sul perché bimbi di due anni sono “asociali”: i piccoli devono imparare a esercitare la loro forza sugli altri senza pietà.
Che bello schiacciare questa formina di sabbia! La bambola è mia!
I piccoli di due anni si gustano questi momenti. Irremovibili e senza sensi di colpa per quello che hanno fatto, osservano il bimbo di fronte, mentre piange. È difficile non sgridarli, ma i genitori devono essere consapevoli che a due anni i bimbi non capiscono ancora perché è “cattivo” e “sbagliato” distruggere la formina di sabbia dell’altro bambino oppure rubargli la bambola. Non riescono ancora a mettersi nei panni degli altri, quello che adorano è semplicemente l’effetto. Invece di rimproverare sarebbe meglio distogliere l'attenzione e proporre un altro gioco.
A due anni e mezzo guerra e pace
Ora i bambini riescono a mettersi nei panni degli altri. Una pace stabile e assoluta è ovviamente chiedere troppo. I bambini fra i due e i tre anni devono anche litigare, rubarsi le cose a vicenda, gridarsi contro, misurare le proprie forze. A volte le piccole pesti devono essere separate, prima che si facciano male.
Ma succede anche che si arrivi alla pace senza l’aiuto dei genitori. I litigi hanno un vantaggio: aprono la strada a un'amicizia futura.
A tre anni adorano i bimbi più grandi
I bambini di tre anni sono stupiti di quante cose sanno fare i più grandi. E non vedono l’ora di imparare da loro.
Questa tappa dello sviluppo prepara i bambini alla scuola materna. I bambini di tre anni sono stupiti di quante cose sanno fare i più grandi. E non vedono l’ora di imparare. A tre anni i bimbi riescono anche a non arrabbiarsi se vedono che i più grandi sono più bravi di loro. Guardano stupiti come un bimbo di cinque anni sa disegnare un albero e partecipano come pubblico quando i più grandi vanno con il monopattino.
I bambini imparano dai più grandicelli più velocemente che dagli adulti. E si lasciano gestire molto meglio. Si lavano perfino i denti e si fanno asciugare i capelli con il phon senza fare capricci. Non solo: tollerano anche di essere comandati a bacchetta. “Zitto, adesso”, ha gridato Giacomo, sei anni, al suo fratellino di tre, che non voleva addormentarsi. E il piccolo ha chiuso la bocca!
Per approfondire leggi anche: Lo sviluppo del bambino da uno a due anni e Faccio tutto da solo!
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