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10 consigli per NON andare in crisi dopo la nascita del bambino

di Angela Bisceglia - 07.01.2022 - Scrivici

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Come non andare in crisi dopo la nascita del bambino: come evitare depressione, tristezza. I consigli di Roberta Anniverno, psichiatra

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Come non andare in crisi dopo la nascita del bambino

Sono tanti gli eventi che travolgono una mamma dopo il parto: una nuova vita da organizzare sulla base delle esigenze del bebè, un nuovo fisico da accettare, il rapporto con il partner da reimpostare.Tutti aspetti ben riassunti dalla lettera di una neomamma arrivata sulla fanpage di nostrofiglio.it su Facebook.

"Ho 28 anni e due bimbi, di 3 anni e di 3 mesi. Sono sempre stata una ragazza bella formosa, ma mai esagerata o obesa. Invece adesso lo sono: non mi piaccio più, mi guardo allo specchio e mi viene da piangere. Nonostante i miei sforzi tra dieta, palestra ecc., non riesco a dimagrire più di tanto. Mio marito è più distante, si è allontanato parecchio da me: lui nega, ma prima non mi lasciava un attimo da sola, ci coccolavamo sempre, mi diceva spesso ti amo...da due anni a questa parte invece è cambiato, non mi dice più ti amo, non mi coccola, non mi abbraccia più, in poche parole non mi cerca e quando ogni tanto abbiamo rapporti è più sesso che altro. Lui è un bravo ragazzo, a me e ai nostri figli non fa mancare niente, mi aiuta persino in casa e non esce mai da solo. Sicuramente la colpa è mia che mi sono lasciata andare trascurandomi a livello fisico. Chi di voi ha il mio stesso problema? Come avete risolto?" (Lucia.

Abbiamo chiesto un parere sul tema a Roberta Anniverno, psichiatra e farmacologa, responsabile del Centro Psiche Donna presso l'Azienda ospedaliera Fatebenefratelli di Milano. Vediamo i suoi consigli per non andare in crisi dopo l'arrivo di un bebè.

1. Dopo la nascita del bambino, la vita cambia. Accettalo

Con la nascita di un bambino, la vita inevitabilmente cambia: prima si accetta questa nuova realtà, meglio si vive il post parto. Il bambino nei primi tempi ha bisogno di tutte le nostre attenzioni e non possiamo pretendere che di colpo torni tutto come prima, nel fisico e nella mente.

E' vero: specialmente agli inizi è difficile accettare il sovrappeso, la stanchezza, la mancanza di sonno o di spazi per sé. Ma bisogna pensare che è un periodo transitorio. Passati i primi mesi, si potrà pensare alla dieta o alla palestra. Diamoci tempo, adesso è presto.

2. Trova il piacere delle piccole cose. Stai vivendo un periodo unico

Accettare la nuova realtà permette di trovare il lato bello di tutte le cose che capitano, anche le più piccole e apparentemente insignificanti, e di trarne risorse positive. Il piacere di potersene infischiare della pancetta, di starsene a letto alle 10 del mattino a coccolare il pupo mentre le persone ‘normali’ sono al lavoro, di uscire a fare una passeggiata al parco con la carrozzina, di fermarsi a contemplare le sue minuscole dita e sentire il suo delicato respiro. E pensare che è sì un periodo faticoso, ma è un periodo unico nella vita, che non ci ricapiterà più e quindi val la pena di goderselo per tutto quel che di bello ci può dare. E pazienza se non abbiamo la messa in piega fresca di parrucchiere!

3. Tu vali anche se il tuo corpo non è bello e sodo. Non dimenticarlo mai!

La mamma della lettera racconta di sentirsi brutta e trascurata da un punto di vista fisico e questo sta minando la sua autostima. Ognuno di noi tende a focalizzare la stima di sé su un aspetto specifico, ma l'autostima è fatta di un insieme di aspetti e non si può certo basare unicamente su un corpo snello e sodo.

È vero, ci si vede trasformate, ma questo non deve portare a sentirsi inadeguate su tutti i fronti. Il fatto è che siamo bombardati dai modelli delle neomamme vip, che già ad una settimana dal parto sono più in forma e più attive di prima, ma le neomamme 'normali' sono un'altra cosa, hanno la pancia ancora flaccida e il viso stanco.

Ma non per questo devono piangere davanti allo specchio.

4. Il periodo di maternità non è una vacanza, è super lavoro

Viviamo in una società che considera lavoro solo quello fuori casa, che permette di portare soldi a casa, mentre la maternità viene vista quasi come un periodo di 'vacanza' (quante volte ci diranno: "beata te, che resti a casa!"). Bene, togliamoci dalla testa certe leggende metropolitane: quello di mamma è un lavoro a tutti gli effetti, anzi, uno tra i più impegnativi e difficili, e merita tutto il rispetto, da noi stesse innanzitutto. Lo sanno bene le culture del Sud del mondo, che creano intorno alla neomamma una rete di solidarietà femminile.

Da noi la neomamma è sempre più sola, però teniamo bene a mente che il nostro lavoro principale in questo momento è quello di mamma e basta. Non riempiamo tutti i – pochi - buchi con altro lavoro, non pretendiamo di poter allestire un home office, per poi disperarci se il bambino piange e ci interrompe. Stiamo facendo le mamme, siamo già fin troppo occupate!

LA STORIA DI MAMMENELLARETE - La mia depressione post parto

I pianti della piccola mi irritano, l'allattamento mi pesa, spesso mi sento incapace, fino ad arrivare ad essere terrorizzata al pensiero che si svegli e inizi a piangere. E' depressione post parto? Riesco a parlarne con un'amica che mi sprona a dirlo a mio marito: quello è stato il primo passo lungo una strada tortuosa che devo percorrere per tornare a stare bene… la storia continua

5. Coinvolgi tuo marito nella gestione del bimbo … e ricordati di limitare le critiche

La mamma della lettera si sente brutta e inadeguata anzitutto rispetto al compagno, come se il bambino fosse solo affare di mamma, come se solo la mamma fosse stata coinvolta dall'arrivo del bebè, come se solo le esigenze del compagno meritassero di essere ascoltate e assecondate. Eh, no: il bambino lo avete fatto in due, siete coinvolti entrambi dal post parto e insieme state affrontando i cambiamenti della genitorialità. Tradotto in altri termini: si incomincia a pensare già durante i nove mesi a come si intende gestire l'arrivo del bambino, come ci si può organizzare, se e quando il papà potrà prendere un periodo di congedo dal lavoro. E poi, una volta nato il bambino, lo si gestisce insieme, compatibilmente con gli orari di ognuno.

Noi donne siamo prese spesso da un "delirio di onnipotenza", dalla mania di poter e dover fare tutto da sole, perché "come lo facciamo noi non lo sa fare lui". Bene: è il modo migliore per farlo sentire escluso e farlo allontanare a gambe levate. E invece facciamogli vedere come si cambia il pannolino, chiediamo la sua partecipazione a fare il bagnetto, dividiamoci i compiti durante la poppata ("io lo allatto, tu gli fai fare il ruttino"). E pazienza se con lui il borotalco vola per aria e il rigurgito finisce a terra: facciamoci una risata insieme e la prossima volta imparerà anche lui. Condividere le difficoltà fa sentire più uniti e crea un clima di complicità e comprensione, che fa bene anche al rapporto: meglio un papà che schizza l'acqua che un papà assente!

6. Non dimenticare il potere delle carezze e dell’abbraccio. Nei confronti di lui

Altro tema centrale della lettera è il sesso, che la mamma percepisce diverso da prima. E' fuor di dubbio che in questo contesto è difficile per la donna pensare alla sfera sessuale con la stessa intensità di prima della gravidanza, con tutti i cambiamenti ormonali che inibiscono la libido, i cambiamenti fisici che fanno sentire "sformate", i cambiamenti di attenzione che sono inevitabilmente rivolti in gran parte verso il bambino.

L'intimità va ritrovata anzitutto sul piano della comunicazione, del dialogo, delle emozioni, prima ancora che sul piano fisico. È bene che ognuno dei due si senta libero di esternare all'altro quali sono i propri bisogni, che difficoltà prova, di chiedere all'altro: "Come stai? Come ti senti?" Sono domande semplicissime ma dense di significato, perché sono un modo per dire: "Io sono qua, ti ascolto, sono attento o attenta alle tue esigenze".

Si tenga presente che il post parto è un periodo faticoso per tutti e due, perché quello della genitorialità è un ruolo che non conosce nessuno prima di viverlo. Non bisogna lasciare del vuoto in questa fase, ma riempirlo di parole, emozioni, abbracci. Solo dopo che si è ricreato un substrato emotivo il sesso gradualmente tornerà, più bello e più completo di prima.

7. Impara il valore delle pause rigeneranti. Poi ti sentirai in pace con il mondo

Una sana doccia senza timer, un bagno caldo, la lettura del giornale, una passeggiata da sola di mezz’ora: i momenti di pausa, anche brevi, servono molto, perché sono una piccola valvola di sfogo, uno staccare la spina da una routine che può diventare quasi soffocante. Sembra poco, ma dopo una pausa rigenerante ci si sente più “in pace con il mondo” e più disponibili ad affrontare l’impegno del bambino.

8. Non capisci perché il tuo peso non va giù? Fai un controllo di ormoni e tiroide

È vero che ci sarà tempo per pensare alla dieta, ma se l’aumento di peso è stato davvero eccessivo, meglio fare un controllo della situazione ormonale e dei valori tiroidei, che con la gravidanza possono alterarsi e determinare non solo aumento di peso, ma anche problemi di umore. In tal caso basterà assumere i farmaci giusti per vedere la situazione migliorare gradualmente.

9. “Mi fai la spesa? Mi stendi il bucato?” Chiedi a chi ti è vicino un aiuto concreto

Altra caratteristica di noi donne è quella di lamentarci nella speranza che qualcuno ci ascolti e di sua iniziativa ci offra aiuto. E invece non tutti hanno l’orecchio così fine. E allora, senza girarci troppo intorno e con fare assertivo formuliamo richieste concrete. Se viene a trovarci la sorella volenterosa, piuttosto che mollarle in braccio il pupo per quattro ore chiediamole di prepararci da mangiare, di stendere il bucato o di andare a fare la spesa. Insomma, meglio porsi obiettivi specifici e concreti da chiedere a persone ben precise. Anche loro si sentiranno più utili!

10. E se avessi la depressione post parto?

La neo mamma che ha scritto a nostrofiglio.it ha paura di avere la depressione post parto.

Ebbene, quando è il caso di preoccuparsi e rivolgersi al medico? Per prima cosa si tratta di capire come ci si sente davvero, se quel che si prova è un senso di difficoltà focalizzato su un solo aspetto della vita (il sovrappeso, la stanchezza) o se si estende a tutta la realtà circostante. Si può sospettare un principio di depressione se si iniziano ad affollare pensieri negativi sul mondo esterno, su sé stesse, se ci si sente inadeguate come madre e come moglie, se non si riesce a progettare un futuro sereno, se si avverte uno stato di ansia costante, se ci sono disturbi del sonno o dell'appetito.

Il consiglio è quello di rivolgersi al medico anche solo in caso di dubbio, perché quando si ha la certezza di star male significa che il malessere è molto più strutturato ed ha già intaccato la qualità della vita. Prima si interviene, prima si sta meglio e si possono recuperare energie psichiche da dedicare soprattutto al bambino.

Sarò il medico specialista a valutare se indirizzare verso una psicoterapia o una cura farmacologica. Vi sono farmaci compatibili con gravidanza e allattamento, che hanno una elevata tollerabilità e non sono tossici per il bambino e possono essere assunti per tutto il periodo necessario per uscire dall'episodio depressivo e considerarsi fuori dal rischio di ricadute.

Che cos’è la depressione post parto?

Se ne parla sempre più spesso e pare quasi sia diventata una ‘moda’ esser depresse dopo il parto. E’ vero: negli ultimi anni i casi di depressione post parto registrati sono aumentati (siamo intorno al 10-15% delle neomamme), ma solo perché se ne parla di più e non ci si vergogna più di ‘venire allo scoperto’ come un tempo.

Ma da cosa dipende questa condizione? “I fattori di rischio della depressione si distribuiscono su più livelli che si completano a vicenda" dice Roberta Anniverno, psichiatra e farmacologa, responsabile del Centro Psiche Donna presso l’Ospedale Macedonio Melloni. “Il livello portante, che si riscontra in qualsiasi ambito culturale o contesto ambientale, è l’aspetto biologico caratterizzato da una grande varietà di elementi: dalla carenza di determinati neurotrasmettitori (molecole di segnalazione del sistema nervoso) come la serotonina o la noradrenalina, alla presenza di fattori pro-infiammatori, che procurano infiammazione a livello del sistema nervoso centrale, fino ad aspetti di ordine neuroendocrino".

"L'importanza dell'aspetto biologico è dimostrata dal fatto che le donne maggiormente colpite da depressione post parto sono coloro che ne hanno già sofferto in passato o che hanno famigliari colpiti dallo stesso disturbo, a indicazione di una predisposizione individuale che ha appunto una base biologica".

A questo elemento portante si aggiungono poi fattori di rischio correlati, come i fattori ormonali: non a caso, la depressione post parto e altri disturbi della sfera ansiosa sono tipici di donne che già hanno una maggiore sensibilità alle fluttuazioni ormonali e che soffrono per esempio di sindrome premestruale.

"Il terzo gruppo di fattori di rischio è di tipo ambientale, ossia legato ad eventi contingenti che vanno a minare un terreno già fragile" spiega l'esperta. "Per esempio, la mancanza di supporto da parte del compagno o della rete famigliare, un problema di salute, una separazione, un lutto".

Infine, ci sono le caratteristiche della personalità: una donna da sempre attenta a programmare la sua vita ed il suo futuro trova difficoltà a modularsi su una vita che non è più così programmabile perché è il bambino che decide tempi e modi della giornata.

Revisionato da Francesca Capriati

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