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Mio figlio non mangia (o mangia pochissimo): i possibili motivi psicologici

di Federica Baroni - 23.01.2024 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
Mio figlio non mangia: quali sono le possibili cause psicologiche del rifiuto del cibo? La psicologa Aurora Mastroleo ci spiega i possibili motivi

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Mio figlio non mangia

"Guarda l'aeroplanino … zzzzzzz …zzzz…. Bravo!" Il bambino si è distratto un attimo e ha aperto la bocca serrata da cinque minuti. Tu furbescamente sei riuscita a ficcargli il cucchiaino-aeroplanino pieno di pappa nella bocca. Evvai, missione compiuta. Non hai ancora fatto in tempo a goderti la vittoria che senti la tua faccia ricoperta di pappa dolciastra…Insomma: mio figlio non mangia!

"Innanzitutto bisogna sempre tener presente che il comportamento alimentare dell'essere umano fin dalla nascita si struttura all'interno di una relazione, dal seno della mamma, al cucchiaino, al pranzo in famiglia. Quindi l'atto nutritivo è strettamente legato alla relazione affettiva. Un bambino di un anno che rifiuta il cibo lo fa perché risente della rinuncia al rapporto esclusivo con la mamma. E fatica ad accettare la novità del cucchiaino" spiega la psicologa Aurora Mastroleo, specializzata in disturbi alimentari dei bambini, oltre che fondatrice e vicepresidente dell'Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori.

Che fare se il bambino non vuole mangiare?

Innanzitutto, e questo vale per tutte le età, bisogna consultare il pediatra per escludere qualcosa di organico. Se il bambino è in buona salute, allora probabilmente il rifiuto di mangiare è dovuto alla difficoltà ad accettare il passaggio dal latte materno alla pappa. Quindi il piccolo va aiutato, rassicurandolo continuamente e proponendo il cibo in modo molto graduale. Ci vuole pazienza e rispetto verso il piccolo, come quando si fa l'inserimento al nido.

E se il rifiuto invece si protrae anche ai due anni?

A questa età la protesta contro il cibo potrebbe essere letta all'interno di un quadro di capricci generali. E' la fase, nota anche come i 'terrible twos', dove i bambini iniziano a rivendicare la propria identità e questa rivendicazione può manifestarsi proprio a tavola. Il bambino reclama il proprio posto all'interno della famiglia.

Che cosa si deve fare?

Il consiglio è quello di rispettare la protesta ma cercando una negoziazione affinché il piccolo mangi alcuni cibi e non soffra di carenze nutritive.

Ad esempio, se fa i capricci appena vede qualcosa di verde nel piatto, si può provare a proporgli verdure di altri colori o fare un patto, 'va bene non mangi le verdure verdi, ma prova le carote arancioni...'. L'importante è mediare e mai insistere. L'insistenza genera solo resistenza.

E se invece il problema arriva a tre anni?

Potremmo essere di fronte a una protesta perché qualcosa nella quotidianità del bambino non va. Solitamente il rifiuto del cibo è un modo per inscenare la domanda d'amore: "Chi sono io per te?" e può sorgere nel bambino in un momento particolarmente difficile per lui. Ad esempio: il nido, una tata nuova, una vacanza che lo fa sentire lontano dal suo ambiente...

Che cosa si deve fare?

Il bambino sta passando una fase difficile ma transitoria, è un disagio legato a un momento della crescita. Non va considerato quindi un bimbo malato, né con problemi. Anche in questo caso non bisogna insistere per farlo mangiare. Il rifiuto alimentare vince sempre. Inoltre mamma e papà devono sforzarsi di stare tranquilli durante i pasti. E' invece importante cercare di capire cosa c'è che non va. Bisogna parlarne con il pediatra, le educatrici del nido, indagare se con la tata va tutto bene.

Domande e risposte

Quando preoccuparsi che il bambino non mangia?

Un periodo di inappetenza è spesso normale e transitorio, ma è bene consultare il pediatra se perdura a lungo, se compromette la vita del bambino, se il piccolo sembra manifestare un disagio psicologico oppure ha i sintomi di qualche malanno.

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Revisionato da Francesca Capriati

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