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Italia: il 30% delle madri lascia il lavoro dopo la nascita di un figlio

di Lorenza Laudi - 13.10.2015 - Scrivici

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Fonte: Alamy.com
Conciliare il lavoro con la famiglia? In Italia sembra difficile a quasi una madre su tre. Che lascia il lavoro dopo la nascita di un figlio. E' questo quanto emerge da uno studio Istat sulle pensioni e l'occupazione maschile e femminile in Italia.

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Il 30% delle donne con lavoro in Italia, lo hanno lasciato dopo la nascita di un figlio.

Lo afferma l'Istat in una audizione alla Camera. Il tasso di interruzione dell’attività lavorativa per motivi familiari, che coinvolge il 22,4% della donne con meno di 65 anni (contro il 2,9% degli uomini), sale al 30% tra le madri ed è elevato anche tra le generazioni nate dopo il 1964, per le quali supera il 25%.

Il dato risente anche della crisi: sempre più donne hanno lasciato il proprio lavoro. Tra il 2005 e il 2012 il tasso di abbandono è passato dal 18,4% al 22,3%. "Il problema delle interruzioni del lavoro è critico per le donne - spiega Linda Laura Sabatin, Direttore del Dipartimento per le statistiche sociali e ambientali - perché si traducono in uscite prolungate di almeno 5 anni in almeno il 60% dei casi".

Questo significa che nel 60% dei casi devono passare almeno 5 anni prima che la donna rientri sul mercato del lavoro.

Dagli anni '90 è in aumento anche il part-time femminile: dal 21% del 1993 è passato al 32,2% del 2014. Le conseguenze? Minori livelli medi di retribuzione e importi più bassi dei contributi versati. Così le donne si ritrovano da anziane con trattamenti pensionistici molto più bassi di quelli degli uomini. (Leggi: il lavoro di una mamma vale 7.000 euro al mese)

L'Italia è un Paese con un'alta asimmetria dei ruoli nella coppia

Infine, "l'Italia continua a essere un Paese caratterizzato da un’elevata asimmetria dei ruoli nella coppia (il 72% delle ore di lavoro di cura della coppia con figli sono svolte dalle donne), da una bassa offerta dei servizi per l’infanzia e una crescente difficoltà di conciliazione, soprattutto per le neomadri (dal 38,6% del 2005 al 42,7% del 2012)" riporta l'Istat nella sua analisi. (Leggi anche: 5 falsi miti sulle mamme che lavorano)

Sarà quindi necessario lavorare sulle disuguaglianze di genere nel mercato del lavoro, nell’organizzazione dei tempi di vita, ma anche su una rete adeguata di servizi sociali per l’infanzia.

Fonte: Istat, Indagine conoscitiva sull’impatto in termini di genere della normativa previdenziale e sulle disparità esistenti in materia di trattamenti pensionistici tra uomini e donne

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