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Neo-Welfare e futuro: come aiutare i nostri figli a diventare adulti?

di Niccolò De Rosa - 09.05.2017 - Scrivici

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Il rapporto presentato dal Gruppo assicurativo Assimoco ci mostra un'Italia che sta cambiando il modo di accompagnare i nostri giovani al mondo dei grandi. È necessaria però una cooperazione di tutti gli attori, sia pubblici che privati!

In questo articolo

Essere genitori significa soprattutto offrire il miglior futuro possibile ai propri figli. Ma come è cambiata la concezione di futuro in questo decennio di crisi profonda? Come funziona al giorno d'oggi il processo di accompagnamento dei figli verso l'età adulta?

Il rapporto Assimoco

Il quarto rapporto del Gruppo Assimoco (ASSicurazioni MOvimento COoperativo) ha tentato di definire un quadro attendibile che tenesse conto della percezione del futuro delle tre fasce generazionali che tutt'oggi agiscono all'interno della variegata composizione delle famiglie italiane: i giovani (tra i 18 e i 34 anni), i capifamiglia (uomini e donne tra i 18 e i 60) e gli anziani (nonni soprattutto, tra i 61 e i 75 anni).

«Lo studio conferma ancora una volta il patto intergenerazionale delle famiglie - afferma il Professor Delai, sociologo e firma principale del rapporto - Con il raggiungimento dell'età adulta infatti, ben il 62% dei giovani rimane in famiglia per un tempo prolungato, ben consapevoli però, e questa può essere una sorpresa, che la protezione famigliare può essere un rischio per un inserimento troppo tardivo nel mondo degli adulti indipendenti».

Quello che emerge dalla ricerca è un Italia con tanti timori, un'Italia in cui si fanno sempre meno figli, ma che grazie alla crisi ha anche cambiato approccio nei confronti del futuro: gli italiani infatti, pur tra mille difficoltà, sono tornati a risparmiare e la necessità di assicurarsi per gli anni a venire è diventata una priorità anche per i soggetti più giovani.

«Il 50-55% dei giovani ritiene giusto rinunciare oggi a dei beni materiali come uno smartphone o il "sacro" pc in cambio di risorse future - continua Delai - e per quanto riguarda le pretese lavorative, molti di loro sarebbero anche disposti a percepire meno di 1000 euro mensili pur di cominciare a farsi una vita da soli»

La tendenza a investire dunque, conclude Delai, c'è eccome, ma occorre che la politica dia strumenti efficaci, orchestrando i vari attori, sia pubblici che privati, in una cooperazione di Neo-Welfare che possa portare a risultati sul lungo tempo.

Il rapporto è stato arricchito poi dalla consulenza del Professor Francesco Billari, il quale, forte delle sue esperienze oltre confine, ha riportato alcuni esempi virtuosi presenti in Europa:

«Un tempo i paesi meno ricchi erano quelli dove si facevano più figli - dice Billari - ora non è più così [...] Nei paesi nordici, dove le politiche di Welfare sono state costanti attraverso i vari governi, le famiglie tendono ad avere più figli e l'abbandono della casa natale è un rito di passaggio primario per l'affermazione della nuova condizione adulta. In Italia invece si aspetta di avere un lavoro stabile o un partner fisso con cui formare un nuovo nucleo famigliare»

La testimonianza diretta

Durante la presentazione del rapporto è intervenuta anche la giornalista Claudia de Lillo, conosciuta sul suo blog Nonsolomamma come Elasti, la quale non solo ha riportato la propria esperienza di madre che ha scelto di avere tre figli, con tutte le difficoltà implicite nella scelta, ma ha anche riferito la testimonianza di chi, all'estero, ha trovato un modo totalmente diverso di concepire la genitorialità:

«Stefano lavorava a Stoccolma e stava per chiedere il congedo di paternità dopo la nascita del suo secondo figlio - racconta la blogger - ma il suo capo lo propose per una promozione. Stefano, consapevole della propria scelta, declinò l'offerta, perché voleva mettere la sua famiglia al primo posto, ma la risposta che ricevette lo spiazzò del tutto: "Perché una persona che mette la famiglia prima del lavoro non dovrebbe meritare una promozione?". E lo promosse. Tutto ciò in Italia sarebbe impensabile»

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