Cromo esavalente e formaldeide: sostanze pericolose, che le analisi effettuate dalla Lav, la Lega anti vivisezione, hanno riscontrato negli inserti di pelliccia di alcuni giubbotti per bambini di marchi famosi. Così, presentando la propria indagine “Toxic Fur 2” (consultabile su questo sito), l’associazione animalista ha chiesto al ministero della Salute non solo di bandire le pellicce almeno dall’abbigliamento per bambini, ma anche di ritirare dal mercato i capi segnalati come pericolosi. (Leggi anche Moda Bimbi, novità autunno-inverno)
L’indagine (che fa seguito a quella dello scorso anno, dopo la presentazione della quale il ministero bloccò immediatamente la vendita dei capi incriminati, mentre il pm torinese Raffaele Guariniello aprì un’inchiesta) “conferma – spiega una nota della Lav – la presenza di sostanze tossiche pericolose e possibili agenti cancerogeni nella pelliccia dei capi d’abbigliamento per bambini sottoposti ad analisi: tutti i nuovi campioni analizzati sono destinati a bambini di età inferiore ai 36 mesi”. (Leggi anche: il bambino ha ingerito qualcosa di velenoso)
Le aziende in cui prodotti sono stati analizzati sono D&G (cappotto per bambina età 36 mesi con inserto in pelliccia di coniglio), Blumarine Baby (giacca per bambina età 36 mesi con inserto in pelliccia di coniglio) e Woolrich (parka per bambino di età 24 mesi con inserto in pelliccia di cane procione). “I rapporti di prova – sottolinea l’associazione – sono allarmanti: il cappottino D&G (bimba 36 mesi) è risultato contaminato dal famigerato cromo VI (esavalente), oltre che da un quantitativo elevato di cromo III (trivalente) che può causare irritazioni; la giacca Blumarine Baby (bimba 36 mesi) presenta elevati valori di cromo III (trivalente) cedibile da sudore e formaldeide; la giacca Woolrich (bimbo 24 mesi) oltre ad elevati valori di cromo III (trivalente) cedibile da sudore e formaldeide, risulta contaminata anche da elevati valori di nonilfenolo etossilato”. Inoltre, prosegue il risultato dell’indagine, “sono state rilevate altre sostanze chimiche, come alcuni idrocarburi policiclici aromatici”.
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I capi d’abbigliamento testati, conclude la Lav nel proprio rapporto, “sono stati reperiti tra ottobre e novembre di quest’anno presso i tradizionali canali distributivi (negozi ed e-commerce), e le componenti di pelliccia animale, presenti come bordature di questi articoli, sono state sottoposte a test eco-tossicologici con lo scopo di rilevare l’eventuale presenza residua di sostanze chimiche impiegate nelle fasi di concia e finissaggio delle pellicce”.
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