Crescere un adolescente non è cosa facile. Probabilmente è lo scoglio più grande da affrontare per un genitore. Per la prima volta, infatti, ci si trova a dover gestire la “fisiologica” ribellione del proprio figlio: entrare in questa delicata fase di vita comporta per tutti noi degli sconvolgimenti.
Legati alle nuove prospettive dovute alla trasformazione repentina del corpo e a una progressiva scoperta del mondo, molti adolescenti rischiano di non riuscire a gestire al meglio i cambiamenti. Così, in alcuni casi, possono comparire rabbia e aggressività, rivolte principalmente nei confronti degli adulti ma anche dei propri coetanei. Per capire come affrontare al meglio questi comportamenti ci siamo rivolti a Sofia Bignamini, psicoterapeuta dell’età evolutiva presso la Cooperativa sociale Minotauro.
È anche una questione biologica
«Ci sono varie ragioni che influiscono nell’incapacità degli adolescenti di controllare le proprie emozioni», spiega la psicoterapeuta: «quando succede i ragazzi sfogano in rabbia i desideri e gli istinti che il loro ‘nuovo’ corpo gli suggerisce e che non vedono esauditi». Secondo la dottoressa Bignamini si tratta di una vera e proprio innesco biologico che mette a dura prova i nervi dei ragazzi, sollecitati in continuazione. Basti pensare che l’ormone sessuale maschile, il testosterone (che proprio in questi anni fa la sua comparsa) sviluppa naturalmente istinti aggressivi: l’importante è non allarmarsi e aiutare i propri figli ad incanalare nel modo giusto questi impulsi.
Lo scontro con l’autorità
Nell’età della ribellione l’autorità è incarnata dai genitori. «Durante l’adolescenza i ragazzi cominciano il naturale processo di separazione da mamma e papà, che perdono quell’aura idealizzata di super uomini e cominciano a sembrare fallibili, se non addirittura incapaci di capire» chiarisce la psicoterapeuta. In questa fase, anche se non si può parlare di scontro generazionale come qualche decennio fa, i genitori cominciano ad essere apertamente contestati, giudicati, e con i primi “no” possono arrivare reazioni spropositate di
La scuola e il confronto sociale
«I nostri ragazzi, più delle generazioni precedenti, sono afflitti da una profonda fragilità narcisistica che è il frutto dei modelli proposti dalla società – spiega la psicoterapeuta -.
Quando si trovano a dover affrontare il palcoscenico sociale si portano dietro un carico di insicurezze che li rende particolarmente permalosi». Per questa ragione, secondo la dottoressa, tendono a vivere con difficoltà gli insuccessi sia relazionali, con il gruppo dei pari (amici e compagni di classe), che scolastici.
Questa frustrazione sfoga in una vera e propria “rabbia narcisistica”. La scuola in questa età diventa un vero e proprio campo di battaglia che può diventare causa di conflitto sia con gli insegnanti che di conseguenza con i genitori. «In queste fasi è importante saper valutare bene i richiami che vengono fatti dalle professoresse – chiarisce la dottoressa Bignamini – schierarsi dalla parte dell’adolescente che si dice 'vessato' molto spesso è la scelta sbagliata». Infine scegliere di far cambiare scuola al proprio figlio, sebbene sia una possibilità da non escludere a priori, deve essere l’ultima opzione dopo aver cercato di capire i reali motivi del malessere dell’adolescente.
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Come comportarsi
- Aspettare e ascoltare. Il primo consiglio che la dottoressa Bignamini dà ai genitori è quello di prendere tempo per capire la rabbia dei propri figli. «In questi casi valgono i vecchi adagi di contare fino a cento prima di parlare. L’impulsività è sempre una cattiva consigliera e i silenzi sanno essere molto educativi». Una volta fatte calmare le acque, è necessario instaurare un dialogo franco con i propri figli «che sgombri il campo da ogni possibile condanna preventiva». Ascoltare è la parola d’ordine.
- Mettere da parte l'orgoglio. Per la dottoressa, in seconda istanza, «i genitori devono imparare a gestire il loro orgoglio. All’improvviso ci si trova in casa un ragazzo sempre sul piede di guerra, pronto a giudicare negativamente ogni cosa. In questi casi, per evitare il conflitto, bisogna lasciare da parte la permalosità e cercare di esaminare a fondo le questioni». Almeno nelle prime fasi, però, il “come” e il “quando” devono essere carte concesse al ragazzo che altrimenti attua la strategia del ritiro, tagliando i ponti con il genitore. «Bisogna saper rispettare un confine ed essere pazienti, i risultati migliori si ottengono quando si lascia un margine sufficiente tra l’emozione che ha scatenato la rabbia e la reazione educativa del genitore».
- Poche regole ma chiare. Tanto quanto la disponibilità a capire le reazioni degli adolescenti è altrettanto importante saper garantire un limite dal punto di vista educativo. Per la psicoterapeuta «non bisogna sempre scendere a patti, le regole devono essere poche ma chiare e inderogabili». Senza, però, cadere nell’errore di dire dei “no” dettati dalla propria emotività. «Gli adolescenti sono già in balia della loro, non c’è bisogno di caricarli ulteriormente».
Aggiornato il 03.12.2018