Adolescenti maschi e sessualità: un binomio spesso difficile e ricco di contrasti. Eppure, è possibile fare il punto della situazione e proporre anche soluzioni concrete per crescere uomini maturi e responsabili. Ne parla in maniera approfondita, nel libro Crescere uomini. Le parole dei ragazzi su pornografia, sessualità, sessismo (Erickson), la giornalista, formatrice e attivista Monica Lanfranco, che ha provato a delineare il quadro generale dell'approccio al mondo femminile dei nativi digitali di sesso maschile, intervistando 1500 studenti tra i 16 e i 19 anni.
Dalle risposte alle domande della Lanfranco contenute nel libro è venuto fuori il ritratto di giovani uomini che, in assenza di indicazioni da parte di un mondo adulto, raccontano di internet e della pornografia on line come della principale fonte di insegnamento e iniziazione alla sessualità e di una maschilità vissuta in una pericolosa confusione tra virilità e violenza.
Abbiamo intervistato la giornalista, che ci ha spiegato di più sul suo libro, offrendo anche ai genitori che leggono Nostrofiglio.it alcuni validi consigli per crescere giovani uomini maturi e consapevoli. Monica Lanfranco gestisce anche i seguenti siti: www.radiodelledonne.org; www.mareaonline.it; http://www.radiodelledonne.org/altradimora/ e https://manutenzionilapiece.wordpress.com/.
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Il libro “Crescere uomini. Le parole dei ragazzi su pornografia, sessualità, sessismo”
Come ci spiega Monica Lanfranco, l'idea di scrivere questo libro le è venuta nel 2012, durante un viaggio in treno, durante il quale un articolo su Internazionale scritto dalla giornalista Laurie Penny (collaboratrice del Guardian) la colpì molto.
«Nell'articolo la collega inglese Laurie Penny, attenta al mondo delle donne spesso con interventi di taglio femminista, aveva stilato alcune domande rivolte agli uomini sulla loro sessualità. Penny aveva chiesto ai suoi contatti maschili quello che fin da piccola avrebbe voluto domandare agli altri bambini, poi ai ragazzi e infine agli adulti che via via ha incontrato nella sua vita: di parlare di sé, di come si sentissero nel loro corpo».
«Quindi, pensai che potesse essere un buon inizio. E provai, postando sei domande nel blog offertomi proprio in quel momento da Il Fatto Quotidiano:
- "Che cosa è per te la sessualità?",
- "Pensi che la violenza sia una componente della sessualità maschile più che di quella femminile?",
- “Cosa provi quando leggi di uomini che violentano le donne?",
- "Che significa per te essere virile?",
- "La pornografia influisce, e come, sulla tua sessualità?".
E aspettai».
«Risposero 300 lettori, e dalle 1800 risposte che avevo ricevuto nacque nel 2013 il libro Uomini che (odiano) amano le donne. Virilità, sesso, violenza: la parola ai maschi. Poco tempo dopo la pubblicazione, grazie all’incontro con l’autore teatrale Ivano Malcotti, dal testo nacque il copione del primo laboratorio in Italia per uomini contro la violenza di genere, la pièce teatrale Manutenzioni-Uomini a nudo».
«Nel 2017 ho rifatto l’esperimento delle domande (questa volta 5 delle 6 precedenti) rivolgendole a 1500 ragazzi di 5 scuole superiori, trai 16 e i 19 anni. Molte delle risposte pubblicate nel nuovo libro, scelte tra quelle fornite dai ragazzi, corroborano il comune sentire sulla sessualità maschile: molti affermano che essa è più violenta perché i muscoli li rendono più forti, e questa forza, come fosse ingovernabile, li determina, li «condanna» alla violenza. “Penso che la violenza a livello sessuale sia una componente più maschile in quanto per natura un uomo è più violento rispetto alla donna", scrive un ragazzo, e un altro chiosa: “Sì, perché noi maschi abbiamo più istinto rispetto alle femmine". Un determinismo biologico molto pericoloso, perché spesso lo si usa per motivare, attenuare e giustificare la violenza».
«Ma se la famiglia, la scuola, la società non intervengono con l’educazione e la cultura per modificare l’equazione massa "muscolare uguale potere" come fare a fermare la violenza contro le donne? Senza un’educazione ai sentimenti e all’empatia sin dai primi anni di scuola e di socializzazione, come ci si può aspettare che scompaiano i modelli sessisti e gli stereotipi che vogliono l’uomo cacciatore e la donna preda?».
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La scoperta della sessualità negli adolescenti è una fase delicata. Come avviene, in breve, e come aiutarli ad affrontarla?
«Rispondo con le parole di Marco Paolini:
“Adulto è il participio passato del verbo adolescere, ossia chi ha finito di crescere. Io oggi conosco più adulteri che adulti, adulteri a se stessi ovviamente. Vorrei chiedere ai miei coetanei per primi, di fare outing: dichiaratevi adulti. Rinunciate a quell’idea di giovinezza che ci viene venduta quotidianamente, perché c’è una confusione genetica mostruosa. Adulto è chi si è giocato delle possibilità e deve vivere con quello che ha: il resto si è seccato. Quello che sei in potenza da giovane, non ce l’hai dopo. Se non capisci questo, se impedisci a chi viene dopo di sorpassarti perché tu, cullato dal sogno di questa eterna giovinezza, rubi costantemente tutto ciò che viene prodotto da chi viene dopo di te, indossandolo in vario modo attorno a te, tu stai creando un blocco mostruoso, che ci impedisce di leggere la realtà. Dichiaratevi adulti, prendetevi delle responsabilità”».
«Il brano, tratto da uno dei racconti dell’attore e narratore mi serve per dire che l’adolescenza è una fase problematica di passaggio nella quale si possono verificare traumi soprattutto se gli adulti sfuggono al loro compito, che è appunto quello di dimostrarsi tali facendo argine e contemporaneamente ispirando chi è più giovane nella direzione della felicità e della responsabilità. Affiancare da persone adulte chi sta adolescendo, non solo i figli e le figli, ma tutte le persone in crescita con le quali si entra in contatto nell’ambito del lavoro educativo, significa indicare il cammino dell’esperienza senza tabù, ma tenendo come regola indispensabile, sempre e comunque, il rispetto verso il proprio e l’altrui corpo».
«Ai ragazzi va detto in modo chiaro e forte che la sessualità non è potere, che il consenso deve essere reciproco, mai forzato, e che la maschilità e la virilità non sono declinabili attraverso la forza e la violenza, ma bensì con l’ascolto, la meraviglia di sé e dell’altra e la condivisione del piacere».
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Virilità e ragazzi: quanto pesano i retaggi culturali e come comportarsi?
«Una cosa è lampante: nonostante il tema sia spesso proposto sotto il profilo medico/prestazionale, per come è trattato nei magazine e in generale nell’informazione, l’argomento virilità è cruciale, dal punto vista della costruzione culturale dell’identità sessuale, per un uomo. Una nota non secondaria è che la parola in sé non è molto usata, anzi per nulla, dai ragazzi, nel discorso quotidiano. Nei fatti, a leggere le risposte, il discrimine circa il proprio grado di «validità» sociale nel gruppo dei pari si misura principalmente sul livello di virilità che si esprime. Siamo di fronte a un concetto più interiorizzato che verbalizzato, una sorta di «codice» non detto ma assai fondativo dell’identità, sia per l’individuo che per il gruppo, che si tramanda di generazione in generazione».
«È quindi importante capire da dove prendano spunto gli stereotipi, e come si radichino, si sviluppino, e con quali conseguenze nelle vite individuali e nel collettivo, specialmente nella testa dei ragazzi, quando si parla di virilità. Tra i giovanissimi, come si può vedere dalle risposte, (alcune persino buffe o preoccupanti per l’ignoranza, come «Non lo so, non avevo mai sentito il termine, ci guardo dopo sul dizionario»), il termine è a malapena conosciuto. La confusione regna, come di consueto, sovrana. Uno dei problemi, dal mio punto di vista, rispetto al modello di virilità per gli uomini giovani, è anche la scarsità di modelli ai quali fare riferimento. In Svezia il fotografo Johan Bavman ha lanciato il progetto fotografico Swedish Dads, nel quale ha raccolto immagini di uomini comuni alle prese con la quotidianità di cura dei figli e delle figlie: perché c’è bisogno di immagini maschili diverse da quelle, spesso imbarazzanti, che ancora ammorbano l’immaginario legato alla incompatibilità degli uomini con lo spazio della cura».
«Ecco, nell’educazione dei maschi adolescenti è fondamentale mostrare che un vero uomo è chi sa relazionarsi con il quotidiano anche della cura, della cucina, della pulizia, della tenerezza, tutti ambiti che di solito invece sono attributi del femminile. Ed è altrettanto importante dire che il vero uomo è quello che sa ascoltare, anche nella sessualità, i desideri della compagna, e che è meritevole che ci si dedichi a lei prima che a se stesso senza che questo sia definito come un comportamento poco virile. Anzi, tutto il contrario!».
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Perché i ragazzi si avvicinano alla pornografia? Come intervenire?
«Anticipo una notizia che emerge con chiarezza e in modo inequivocabile nel libro: la quasi totalità dei ragazzi dichiara che la fonte unica, primaria e assoluta di insegnamento, apprendimento e ispirazione per la propria sessualità è la pornografia attraverso il web. È una unanimità che dovrebbe fare riflettere le persone adulte di riferimento. Internet ha reso la pornografia un argomento non solo legittimo culturalmente, alla pari della teologia o della puericultura, e in meno di due decenni l’ha eletta a parola, e tema, dominante».
«Il vocabolo più digitalizzato sulle stringhe di ricerca in rete è sex, termine con il quale, immediatamente, si accede a miliardi di siti pornografici, con video e foto di ogni tipo, bambine e bambini compresi. Dal punto di vista di chi fa educazione basterebbe questo fatto acclarato per prendere atto che di sessualità è urgente, fondamentale, decisivo parlare con le giovani generazioni. Come in modo eloquente spiegano Miguel Picker e Chyng Sun nel loro documentario del 2008 The price of pleasure, inquietante viaggio nel mondo della produzione statunitense di materiale pornografico, due generazioni di bambine e bambini, con l’avvento dell’era digitale, hanno formato il loro immaginario e attinto informazioni sulla sessualità prioritariamente attraverso il mondo della pornografia on line».
«Un immaginario per lo più violento e disumanizzante, che mostra in particolare il corpo femminile come territorio da predare, umiliare, e che veicola sessualità umana priva di empatia, di curiosità e di contesto relazionale. Parlare ai propri figli e figlie di sessualità è fondamentale, perché nel mare magnum del porno on line spezzare la solitudine e l’unidirezionalità della brutalità significa far prevalere ciò che davvero manca alla banalità della pornografia: ovvero il valore emotivo della relazione».
Come trattare il tema della violenza sulle donne con i ragazzi adolescenti? Qualche consiglio per abituare al rispetto delle donne.
«Il titolo di questo libro, Crescere uomini, è stato pensato proprio perché contiene due facce di una medaglia: si cresce da quando si nasce dal corpo della propria madre e si è poi aiutati a crescere da chi si assume questo compito, per avviarci e guidarci a costruire un’esistenza autonoma. Crescere, nelle età della vita e nell’evolvere del tempo, è ciò che accade a ogni essere umano. Crescere nel senso di affiancarci nello sviluppo di un altro essere, o di molti, come accade a scuola, è una scelta e un compito irto di ostacoli. I ragazzi entrano in contatto, come è stato detto, con la violenza maschile verso le donne molto presto, e per questo molto presto è necessario parlarne».
«Bisogna dire loro che la violenza maschile contro le donne è un fenomeno strutturale in ogni luogo e cultura sul pianeta, che crea sofferenza, rende infelice e insicura anche per gli uomini la vita sul pianeta. Se oltre la metà degli esseri umani sulla terra è a rischio di violenza, ingiustizia su base di genere e diseguaglianza solo per il fatto di essere femmina questo è un fatto pericoloso e ingiusto anche per gli uomini»
«Tra le tante cose grandi che Martin Luther King ha detto nella sua breve vita è stata: "Alla fine, ciò che farà più male non sono le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici". La cultura maschile ha taciuto rispetto alla tragedia rappresentata dalla violenza degli uomini contro le donne e i bambini. Dobbiamo educare i giovani uomini a sapere che abbiamo bisogno di rompere quel silenzio, e abbiamo bisogno di più uomini per farlo, uomini e ragazzi che si allontanino dal modello del macho e siano compagni di strada empatici delle donne, non solo di quelle che amano, ma delle donne con le quali entrano in relazione».
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Consigli per i lettori, perché crescano ragazzi che diventeranno uomini maturi e rispettosi
- «Parlate del corpo, del piacere e delle emozioni legate all’eros sin dall’infanzia. Se siete madri e padri, siete le persone che hanno contribuito attraverso un atto sessuale alla nascita dei vostri figli e figlie, e questo non può essere una cosa sporca o da nascondere».
- «Ragazze e ragazzi hanno entrambi desideri sessuali, e la sessualità maschile non è predatoria per natura; lo diventa solo se insegniamo ai maschi che le ragazze sono prede, e che in fondo la violenza se la vanno a cercare se non tengono la gambe chiuse».
- «Spiegate loro che un no è un no: solo così abituerete i giovani uomini ad accettare la libertà dell’altra e a ricevere anche rifiuti».
- «Spiegate ai ragazzi che essere veri uomini significa soprattutto ascoltare, negoziare, collaborare. E che non è obbligatorio corrispondere al modello del ‘duro’ e del ‘condottiero’ che pure ancora definiscono la mascolinità. La domanda importante è: che uomo voglio davvero essere io? Intavolate discorsi su questo con loro anche per capire i loro modelli di riferimento».
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«Dite ai ragazzi che possono essere potenti strumenti di cambiamento con il loro esempio. Come suggerisce il formatore e attivista Jackson Katz, fate capire ai ragazzi che contro la violenza sulle donne, che comincia con l’uso sessista del linguaggio e via via evolve fino allo stupro, si può fare la differenza.
Dice Katz:
"Se sei un ragazzo e sei in un gruppo di amici che giocano a poker, che chiacchierano, che stanno fuori insieme, nessuna donna presente, e uno dice qualcosa di sessista o degradante o molesto verso le donne, invece di ridere o di fingere di non aver sentito, abbiamo bisogno di uomini che dicano: "Ehi, non è divertente. Sai che potrebbe essere mia sorella? Non potresti scherzare su qualcos'altro? Non apprezzo questo tipo di discorsi". Proprio come se sei una persona bianca e senti un altro fare un commento razzista, mi auguro che tu, se sei bianco, interrompa quella esternazione razzista, pur fatta da un amico. Il tuo silenzio non è forse una forma di consenso e di complicità?".
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