Se ne parla spesso e volentieri, soprattutto a proposito delle conseguenze che ha sulle vittime, ma non tutti i genitori sanno esattamente di cosa si tratta. Facciamo chiarezza per una volta: il cyberbullismo indica «qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d'identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche componenti della famiglia del minore il cui scopo sia quello di isolare un minore ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la sua messa in ridicolo». (Leggi anche come proteggere i bambini su internet)
Cos' è il cyberbullismo
Per la prima volta una norma definisce il concetto di cyberbullismo: è la legge 71, entrata in vigore il 18 giugno 2017. Un passo avanti importante che offre strumenti concreti per gestire un fenomeno sempre più frequente.
Come reagire a episodi di cyberbullismo
«Il genitore non deve cavalcare l’onda della rabbia – mette in guardia Alberto Rossetti, psicanalista e psicoterapeuta, autore del libro Nasci, cresci e posta -. È fondamentale porsi in ascolto del figlio e soprattutto non giudicarlo, altrimenti non parlerà. È dannoso partire in quarta con reazioni o azioni dimostrative di qualsiasi tipo, perché il bambino in classe deve tornarci».
Mai agire da soli: è importante coinvolgere gli educatori che fanno parte delle vita del ragazzo, per valutare la situazione con più lucidità. «In primo luogo bisogna quindi comprendere l’effettiva gravità e pericolosità dell’atto subito, perché una singola offesa decontestualizzata può sembrare qualcosa di diverso da quello che è. Bisogna entrare in una dimensione di confronto, coinvolgendo anche gli insegnanti».
Azioni legali contro il cyberbullismo
«Se il caso risulta essere effettivamente grave – continua Rossetti - allora inutile stare a discutere: bisogna chiamare la polizia postale affinché il post offensivo venga immediatamente rimosso, e se il caso non dovesse essere risolto tempestivamente ci si può rivolgere al Garante per la Privacy».
In caso sia coinvolta l'app di messaggistica istantanea più diffusa tra i giovanissimi l'intervento risulta lievemente più complesso: «più complicato bloccare una immagine che inizia a girare su Whatsapp: in ogni caso, le autorità alle quali rivolgersi sono le stesse. Per quanto riguarda la tipologia della foto si tratta di valutare caso per caso, se non è esplicitamente offensiva occorre conoscere il contesto e la storia, non esiste una regola valida in assoluto».
Le vittime del cyberbullismo
Il cyberbullismo riflette le modalità degli episodi di bullismo, mediati e spesso amplificati dal web: vittime e colpevoli, tendenzialmente, rispecchiano le tipologie rilevate in episodi di bullismo: «Le offese tramite web possono essere trasversali e colpire chiunque. Più spesso capita al ragazzo più introverso, chiuso, che fa un po’ più fatica a gestire la relazione, ma non è detto».
Gli esempi tristemente noti alla cronaca sono sempre gli stessi: «I cosiddetti bulli tendono a colpire il più debole, nella realtà come sul web, arrivando ai deplorevoli e purtroppo frequenti casi di attacco a persone disabili». Occorre vigilare attentamente ed intervenire tempestivamente.