È normale essere confusi in adolescenza?
Gli adolescenti sono difficili da comprendere, spesso perché neppure loro sanno esattamente chi sono, cosa vogliono, di cosa hanno bisogno. La confusione durante l'adolescenza è del tutto normale: sarebbe strano se non ci fosse. Per i genitori può essere complessa da gestire, specie se tocca sfere sensibili come quella sessuale. Tuttavia, con apertura mentale e spirito di accoglienza, è possibile attraversare insieme questo percorso, senza invadere la privacy dei ragazzi. Ne parliamo con Furio Ravera, psicoterapeuta, autore del libro "Anime adolescenti. Quando qualcosa non va nei nostri figli. Come accorgersene e cosa fare", edito da Salani.
Da cosa nasce la confusione durante l'adolescenza?
Da cosa nasce la confusione durante l'adolescenza?
"Durante l'adolescenza i ragazzi attraversano un lungo e complicato processo di costruzione della propria identità. Iniziano a definire sé stessi come individui separati rispetto ai genitori. Si tratta di un processo faticoso e a tratti doloroso, del quale la confusione è una componente inevitabile e assolutamente normale. I dubbi e le domande prevalgono sulle risposte, ed è giusto che sia così: questa fatica deve essere semplicemente accettata. A meno che non degeneri in comportamenti rischiosi, come l'assunzione di droghe e alcol, che gli adolescenti talvolta scelgono proprio per spegnere quel flusso di emozioni, quell'intrico di sensazioni che in alcune situazioni può mettere molto a disagio. I genitori devono esserci, mostrare la propria presenza e comprensione, offrire il proprio supporto lasciando che i figli compiano questo percorso".
Quali ambiti può toccare la confusione in adolescenza?
Quali ambiti può toccare? "La tipica confusione adolescenziale può toccare tutti gli ambiti, proprio perché, anche sul piano fisico, nasce da una modificazione delle sinapsi cerebrali, da un'evoluzione che investe l'individuo a livello globale. Non c'è da stupirsi, dunque, se i ragazzi si mostrano contraddittori o confusi per quanto riguarda i valori di riferimento, l'appartenenza a un luogo o a una comunità, la percezione di sé, del proprio corpo e così via.
Pensiamo a quando vanno in discoteca: per loro è come entrare su un ring. Si sentono addosso gli occhi di tutti. Pensano di essere costantemente giudicati, hanno bisogno di apparire nel modo giusto, di sentirsi accettati dal branco".
Dubbi sull’identità di genere e sull’orientamento sessuale
È normale che sorgano dubbi sull'identità di genere e sull'orientamento sessuale?
"Assolutamente sì. Possono essere dubbi transitori, sperimentazioni, ma più facilmente si tratta di tentativi di comprendere e poi di affermare un orientamento sessuale magari diverso da quello prevalente. È un passaggio estremamente delicato, ancora oggi. Purtroppo non è vero che le persone con orientamenti diversi da quello eterosessuale hanno davanti a sé una strada spianata: c'è ancora moltissima strada da fare. Da parte dei genitori serve tanta saggezza. Nel mio lavoro mi capita più spesso di quanto si possa immaginare di ricevere genitori che ancora oggi mi chiedono quando il loro figlio guarirà. Il lavoro da fare, in questi casi, è davvero lungo e profondo. Quello che cerco di spiegare è che l'orientamento sessuale non è una scelta; è come quando ci innamoriamo di qualcuno: succede e basta. E va semplicemente accettato. Nessuno ha il diritto di metterlo in discussione. Può poi capitare che un ragazzo o una ragazza si innamorino di una persona, maschio o femmina, in quanto è quella persona, indipendentemente dal suo sesso. Questo per i genitori è molto difficile da comprendere ma, ancora una volta, occorre fare lo sforzo di liberare la mente e accogliere, perché per i ragazzi non sarà facile: almeno in famiglia, hanno bisogno di trovare un appoggio, un porto sicuro".
Come supportare i ragazzi senza invadere la loro sfera personale
Come supportare i ragazzi senza invadere la loro sfera personale?
"Mostrandosi disponibili e presenti senza riempirli di domande e senza fare pressioni. Spiegando loro che, qualunque scelta faranno, il loro amore nei loro confronti non cambierà.
Bisogna provare a mettere da parte giudizi e pregiudizi, evitare toni arroganti e colpevolizzanti. L'ascolto è l'unica strada da percorrere. Se necessario, si può proporre ai ragazzi anche un aiuto esterno da parte di un professionista, sapendo che spesso è tutta la famiglia a doversi mettere in gioco in questi casi. Inoltre, sul piano pratico, è sempre molto utile suggerire di scrivere un diario, che naturalmente deve restare inviolato, ad esclusivo uso ed accesso dei ragazzi stessi. Però a mano, con una penna, sulla carta: la scrittura a mano aiuta moltissimo a chiarirsi le idee e a placare l'ansia e il flusso ininterrotto di pensieri ed emozioni, rende visibili i problemi, aiuta a identificare le questioni in gioco e a definire la propria identità".
L'intervistato
Furio Ravera, psichiatra e psicoterapeuta, cofondatore con Roberto Bertolli della Comunità terapeutica Crest, dirige presso la casa di cura Le Betulle un reparto per la diagnosi e il trattamento dei disturbi della personalità e le tossicodipendenze. Ha pubblicato "Un buco nell'anima" (con Guido Vergani e Roberto Bertolli, Mondadori), "Un fiume di cocaina" (Bur Rizzoli) e "Le regole o la manutenzione della Vespa" (Ponte alle Grazie). "Anime adolescenti. Quando qualcosa non va nei nostri figli. Come accorgersene e cosa fare", edito da Salani è il suo ultimo libro.