«Se è un bambino prepotente, che deve per forza avere ragione e ottenere tutto ciò che vuole. Se è preda di crisi di rabbia e non accetta i limiti, utilizzando l'aggressività o la forza fisica per farsi valere» sono questi, secondo Serena Costa, psicologa infantile e autrice della guida "Tutti insieme contro il bullismo", i segnali che possono indicare che un bambino è un bullo o un cyberbullo.
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Eppure, non è sempre così facile “smascherarli”: «Spesso i bulli non vogliono farlo sapere ai genitori e, per questo, a casa si comportano in tutt'altro modo rispetto a quello che fanno con i pari – continua l'esperta –. Per questo è importante per i genitori mantenere un filo diretto e costante con il mondo esterno: dagli insegnanti di scuola agli educatori delle società sportive».
I bulli non sono tutti uguali
«In molti casi, un bambino bullo ripete le strategie di dominio che ha visto e imparato in famiglia. Ma può anche essere che sia stato una vittima di bullismo e che da allora si sia messo a imitare i suoi aguzzini» approfondisce Costa.
E anche i modi di agire sono diversi: «C'è quello dominante, più sicuro di sé, che sfrutta a suo vantaggio la sua intelligenza, per un tornaconto personale, senza empatizzare – continua la psicologa –. C'è poi quello che segue di più gli altri alla ricerca di una sua identità, che è più insicuro e che combatte con la forza le proprie fragilità».
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Cosa fare se il proprio figlio è un bullo?
Di certo non è semplice accorgersi da soli che il proprio figlio è un bullo: «E anche quando ce ne rendiamo conto, non è semplice accettarlo» prosegue la dottoressa. Ma se la situazione è chiara, ecco che cosa bisogna fare.
- bisogna intervenire facendosi aiutare dagli adulti di riferimento nei luoghi che frequenta il ragazzo: ad esempio la scuola e i contesti sportivi.
- collaborare con gli altri adulti, senza mettersi sulla difensiva. La difficoltà infatti è quella di assumere un atteggiamento di collaborazione, senza mettersi troppo sulla difensiva nei confronti dei figli, facendo loro capire che si devono assumere le proprie responsabilità.
- Allo stesso tempo, però, è bene che i genitori aprano un dialogo con i loro figli per capire le loro ragioni
- allo stesso tempo occorre farli ragionare sugli effetti dei propri comportamenti.
- «Quando se ne sente l'esigenza, poi, è bene rivolgersi a dei professionisti, che possano aiutare sia i ragazzi, ma anche i genitori» commenta la dottoressa.
Le cause dietro a un bimbo bullo
Di sicuro, l'influenza dell'ambiente familiare è determinante: «se tra i genitori c'è un tipo di comunicazione fatta di violenza e di forza, è probabile che possa creare le condizioni perché i figli diventino dei bulli».
Tuttavia, la motivazione che porta un ragazzo a diventare un bullo non è mai unica. Anche genitori troppo autoritari o troppo lassisti sono nocivi. «Nel primo caso, i bambini potrebbero replicare l'atteggiamento dei genitori che non danno spazio alla comunicazione e che fanno prevalere sempre la loro volontà genitoriale, senza alcuna attenzione al vissuto del piccolo. Ma anche uno stile troppo permissivo è scorretto, perché può stimolare un senso di onnipotenza nei bambini, senza limiti, e questo si ripercuote negativamente nelle loro relazioni».
Un altro motivo può essere il sistema scolastico troppo competitivo, che può favorire un sistema basato sulla prepotenza. Oppure altri fattori sociali, come la televisione o i giochi che favoriscono il ricorso alla violenza. E, infine, fattori individuali: come i bambini che si comportano da bulli perché non sono empatici e non sentono la sofferenza delle vittime.
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