Spiegare la violenza con un libro
Dire 'no' a ogni forma di sopruso, farlo uscire forte dal petto (e forse dal profondo dell'anima), con lo sguardo fiero e la testa alta non è affatto scontato. Non ci riescono (non ce la fanno per mille ragioni, non è un giudizio) ancora oggi più di un terzo delle donne nel mondo (35,6 %) che subiscono la violenza fisica tra le mure di casa. A testimoniarlo è il primo studio completo pubblicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2013.
Quella che si consuma, spesso in segreto, nell'intimità del focolare domestico (ma non solo), è una violenza che assume mille maschere. A volte, si nasconde dietro gesti più sottili e 'ambigui' che non lasciano segni sulla pelle. Perché oltre alle botte e al sesso-stupro, esistono anche le minacce, le umiliazioni, le intimidazioni e le denigrazioni perpetuate giorno dopo giorno. Quasi come se fossero 'normali' ('una donna deve portare pazienza', c'è chi dice tutt'ora) esternazioni di un presunto amore.
Ma Chiamarlo amore non si può: così recita il verso di una canzone di Edoardo Bennato (La Fata) che è anche il titolo di un libro (importante e coraggioso), scritto da 23 autrici per raccontare ai ragazzi e alle ragazze la violenza contro le donne (come dichiara lo stesso sottotitolo). Che troppo spesso è giustificata proprio in nome di quel sentimento, di fatto, invece, calpestato e ucciso.
Questi 23 racconti esplorano tra gli infiniti risvolti della prevaricazione verso le donne cristallizzandoli in una fotografia che non mente... Pagine dure, a tratti poetiche e strazianti, a volte 'gelide' e impietose, che non fanno sconti alla verità. Perché è necessario affrontarla (senza fronzoli) per dire stop a quelle esperienze che nessuna ragazza e donna dovrebbe mai vivere.
Il potere della parola
Occorre parlarne di quella violenza, a voce alta, ancora e ancora (non solo un giorno all'anno) ai figli, maschi e femmine, come mamme e donne, papà e uomini. Questa è la premessa fondamentale alla base di questo progetto (il cui ricavato sarà devoluto all'Associazione Aidos per la prevenzione delle mutilazioni dei genitali femminili in Burkina Faso), in cui la casa editrice indipendente, tutta al femminile, Mammeonline crede fermamente.
Come si può sperare che qualcosa cambi davvero se si parla troppo poco ai più giovani di prevenzione contro la violenza e di educazione sentimentale ed affettività?
Ne è convinta Donatella Caione, l'editore, che sottolinea l'importanza di offrire ai ragazzi e alle ragazze modelli diversi, lontani dallo stereotipo della donna seduttiva (o docile, debole, meno brava) e dell'uomo 'forte', invincibile come Rambo, purtroppo ancora oggi tanto popolari. La soluzione ai crimini contro le donne non può essere ridotta a un problema penale. Secondo l'editore, è indispensabile trasmettere ai figli tutti quei valori di dignità, rispetto, pari opportunità tra maschi e femmine in ogni aspetto della vita quotidiana e nelle relazioni.
L'educazione passa (anche) attraverso il dialogo
Uno strumento fondamentale per 'passare' ai figli una visione profonda dei rapporti tra uomini e donne e dell'amore, distante da ogni pregiudizio (e ogni forma di violenza, anche sottile), è un buon dialogo. Magari, con la complicità di un libro da cui partire per prendere spunti. A pensarla così è Annalisa Strada, una delle 23 scrittrici del libro (autrice del racconto Taddeo e la pasticcera), mamma e insegnante, che ritiene la comunicazione una delle componenti essenziali dell'educazione.
"Nel dialogo con i figli è molto importante saperli ascoltare quando non parlano, osservandoli in modo attento ma garbato, per tentare di capirli al meglio in ogni momento della crescita, anche durante i cambiamenti", dice la scrittrice.
Questa capacità di ascolto da parte dei genitori, secondo Annalisa Strada, permette di cogliere i campanelli d'allarme se un ragazzo si sta trasformando in un carnefice e una ragazza in una vittima (e questo vale anche per i gesti meno eclatanti, non solo per le botte o la violenza sessuale).
Accanto a tutto ciò, gioca un ruolo centrale l'esempio che l'adulto offre tutti i giorni agli occhi dei più giovani.
Ma questo non significa essere perfetti. "In fondo, è possibile trovare la forza di reagire e cambiare un po' per amore dei figli, acquisendo più consapevolezza.
Una mamma, per esempio, che dopo 10 ore di lavoro, risponde al marito che le chiede a gran voce il suo caffè, con una frase tipo: 'Aspetta 10 minuti!' o 'Preparalo da solo', invece di limitarsi a portarlo come avrebbe fatto un tempo, dà un messaggio importante ai figli", spiega Annalisa Strada. Già, perché il rispetto inizia anche dalle piccole cose.
E poi, alla fine, i genitori dovrebbero essere presenti: "far sentire ai figli che sono un punto fermo, disposti ad andare incontro a ogni difficoltà", dice la scrittrice. Anche quando è difficile capire cosa sia davvero l'amore. Quello che lascia liberi di essere se stessi, in ogni momento, senza nessun tipo di prevaricazione, nemmeno, quelle apparentemente, 'piccole'.
Chiamarlo amore non si può, 23 scrittrici raccontano ai ragazzi e alle ragazze la violenza contro le donne, pp 184, Casa Editrice Mammeonline,
Autrici: Anna Baccelliere, Alessandra Berello, Rosa Tiziana Bruno, Fulvia Degl'Innocenti, Ornella Della Libera, Giuliana Facchini, Ilaria Guidantoni, Laura Novello, Isabella Paglia, Daniela Palumbo, Elena Peduzzi, Cristiana Pezzetta, Annamaria Piccione, Manuela Piovesan, Livia Rocchi, Maria Giuliana Saletta, Chiara Segrè, Luisa Staffieri, Annalisa Strada, Pina Tromellini, Pina Varriale, Laura Walter, Giamila Yeyia.
Il podcast: come riconoscere la violenza psicologica?
Come riconoscere la violenza psicologica su donne, mamme, figlie, ragazze, bambine? Quali sono i segnali? Risponde Pamela Pace psicoterapeuta e psicoanalista. Presidente dell'Associazione Pollicino e Centro Crisi genitori Onlus