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Mamme di adolescenti: come esserci stando alla larga

di Nicoletta Vuodi - 15.03.2024 - Scrivici

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Le mamme e il ruolo in adolescenza. Cosa sapere? Ce ne parla Antonella Gorrino, pedagogista e formatrice

In questo articolo

Mamme e il ruolo in adolescenza

Durante l'adolescenza i ragazzi affrontano molte sfide e cambiamenti, e le madri? Qual è il ruolo delle mamme in questo periodo così delicato e cruciale? Devono continuare a comportarsi e agire come se i figli fossero ancora bambini o è necessario che la mamma assuma un altro profilo educativo?

Nell'ambito della crescita dei figli adolescenti, è essenziale che l'accoglienza materna si integri armoniosamente in un modello educativo condiviso, dove il ruolo educativo del padre assume un ruolo diretto nella gestione educativa. In questo contesto, la madre può operare più sullo sfondo, offrendo un sostegno costante e rimanendo un punto di riferimento essenziale nel processo educativo, consentendo al padre di assumere un ruolo di leadership più attivo durante questa fase critica dello sviluppo adolescenziale dei figli. Ciò contribuisce a creare un contesto che favorisce uno sviluppo positivo dei ragazzi durante questo periodo di transizione.

Abbiamo parlato con Antonella Gorrino, pedagogista e formatrice che collabora con il CPP per progetti in ambito formativo ed educativo e per consulenza pedagogica rivolta ai genitori e ai ragazzi, di quale sia il ruolo delle mamme durante l'adolescenza dei figli.

Essere madre di un adolescente: un ruolo che cambia

Come deve rapportarsi una madre con un/una figlio/a adolescente continuando ad essere presente senza essere giudicante, invadente e senza perdere la calma? Come "stare alla larga"?

Gestire un figlio adolescente rappresenta una sfida notevole, poiché ci si trova di fronte a un individuo molto diverso dal bambino che si è cresciuto. Questa difficoltà si somma all'intero carico emotivo e pratico nella gestione dei figli adolescenti che le madri tendono ad addossarsi. Tuttavia, è necessario, per le mamme, il cui ruolo è stato centrale durante l'infanzia, non assumersi interamente questo carico e riconoscere l'importanza di coinvolgere attivamente il padre per affrontare insieme le complessità dell'adolescenza.

Adottare un approccio che veda la figura paterna al centro di una strategia educativa condivisa, inserita in un gioco di squadra, consente alla madre di evitare di trovarsi costantemente in prima linea da sola, specie nelle situazioni di conflitto che l'adolescenza inevitabilmente porta con sé.

Attraverso questo gioco di squadra, il supporto attivo del padre, precedentemente meno coinvolto nelle fasi di accudimento primario, diventa fondamentale. Ciò permette alla madre di gestire la crescita del figlio adolescente riducendo lo stress legato della gestione diretta, favorendo, così, un approccio più organizzato e meno emotivo. La gestione delle regole e dei limiti, stabilite tra genitori, saranno affidate al padre che li negozierà direttamente con i figli. È importante che nessuno dei genitori disconfermi l'altro.

Tutto questo può avvenire anche se i genitori sono separati. In questo modo la madre ha la possibilità di "stare alla larga" lasciando il padre a gestire in front-office alcune questioni educative e la gestione delle regole.

A tal proposito per approfondire ed esplorare come la madre può assumere un profilo educativo meno centrato sul controllo e sull'accudimento vi invitiamo a partecipare al webinar del CPP dal titolo evocativo "Sto alla larga. Il ruolo materno nell'adolescenza dei figli"condotto da Daniele Novara (Fondatore e direttore del CPP, pedagogista e autore) e Antonella Gorrino.

Differenze di ruolo tra padre e madre

La figura paterna durante l'adolescenza

E se manca la figura paterna?

Spesso si pensa erroneamente che, in seguito alla separazione dei genitori, la figura paterna possa mancare soprattutto se i figli trascorrono la maggior parte del tempo con la madre.

Questa percezione è fuorviante; nonostante la separazione, i genitori possono e devono organizzarsi per garantire che il ruolo paterno con il suo specifico codice educativo. È importante che la madre incoraggi una gestione diretta del padre su alcuni temi specifici quali la gestione del denaro, l'organizzazione scolastica e le uscite, per fare degli esempi. La separazione riguarda la coppia, non il legame genitoriale, il quale può continuare a essere forte e attivo, permettendo così al padre di assumere la gestione diretta nella crescita del figlio.

Nel caso in cui la figura paterna sia realmente assente o non partecipe, la madre può trovarsi nella posizione di doversi assumere il codice educativo paterno. Questo compito, sebbene più arduo, è fattibile. Richiede da parte della madre un adattamento nel suo approccio educativo, spostandosi verso una posizione meno accudente e controllante, e più incentrata sulle aspettative, sull'individuazione dei limiti e sull'incoraggiamento all'assunzione di responsabilità. Questo approccio consente di bilanciare la mancanza della figura paterna, sostenendo il figlio adolescente nel suo cammino verso l'autonomia e la maturità.

Madri e dinamiche di genere

C'è un modo differente per una madre nel rapportarsi con un maschio o una femmina?

Non ci dovrebbe essere una differenza nel modo in cui una madre si rapporta con un figlio maschio o una figlia femmina, poiché l'elemento fondamentale risiede nella complementarità dei codici educativi con particolare attenzione alla convergenza educativa sul padre, in adolescenza, indipendentemente dal sesso del figlio.

È vero che il rapporto tra madre e figlia può talvolta essere segnato da una maggiore complessità a causa di potenziali meccanismi di rispecchiamento, rivalità o competizione, ma questo non è una regola universale e varia molto da caso a caso.
Allo stesso modo, l'idea che una madre possa essere più incline all'accudimento e al controllo verso un figlio maschio, proteggendolo eccessivamente, è un'altra generalizzazione che non tiene conto della specificità di ogni singolo rapporto madre-figlio.

L'importante è che entrambi i genitori lavorino insieme, in un approccio di squadra, per assicurare un'educazione equilibrata, che rispetti le individualità dei figli e che promuova la loro crescita in modo sano e costruttivo, senza lasciarsi influenzare eccessivamente da stereotipi di genere.

La funzione educativa della mamma in adolescenza

Come ridisegnare il ruolo di madre durante l'adolescenza? Quale deve essere la sua nuova funzione educativa?

Il passaggio all'adolescenza dei figli richiede alle madri di rivedere e adattare il loro ruolo educativo. Un ostacolo comune è la tendenza di molte madri a continuare a trattare i propri figli come se fossero ancora bambini, utilizzando addirittura il termine "bambino" con grande naturalezza.

Questo comportamento, pur comprensibile, non tiene conto del fatto che i figli non sono più bambini; sono adolescenti, e, questa, è una fase del tutto naturale della crescita.

Durante l'adolescenza, diventa cruciale per le madri essere meno direttive, ovvero ridurre la tendenza a dare comandi o istruzioni precise. Questo cambiamento è necessario perché l'approccio diretto e autoritario spesso non risulta efficace con gli adolescenti e può portare a frustrazione sia per la madre che per il figlio. In risposta alla frustrazione derivante dal non sentirsi ascoltati, le madri possono diventare involontariamente più controllanti e giudicanti, pur di mantenere una presa sulla situazione.

Tuttavia, questo comportamento può creare ulteriori tensioni e resistenze da parte degli adolescenti. Quindi, il ruolo di madre durante l'adolescenza si trasforma: meno direttivo e più di supporto e con un passaggio di "testimone" al padre che gestirà direttamente le questioni educative e le regole, ovviamente sempre all'interno del gioco di squadra fra genitori.

L'intervistata

Antonella Gorrino

Pedagogista e formatrice

Pedagogista, esperta nei processi formativi sulla gestione dei conflitti e counselor sistemico.
Collabora con il CPP per progetti in ambito formativo ed educativo e per consulenza pedagogica rivolta ai genitori e ai ragazzi.
Ha lavorato come educatore coordinatore e pedagogista nei servizi sociali dal 1992 al 2011 occupandosi di integrazione scolastica dei disabili, gestione di attività di aggregazione extra-scolastica, prevenzione del disagio sociale ed educazione alla genitorialità. Ha insegnato nei corsi di formazione professionale in ambito socio-sanitario.
Esperta di tecnologie didattiche, ha condotto e pubblicato ricerche per l'utilizzo di laboratori virtuali per la formazione professionale.

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