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Il Preside del liceo Volta di Milano scrive ai suoi studenti: "Cercate di condurre una vita normale"

di Sara Sirtori - 26.02.2020 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
Domenico Squillace, preside del liceo Volta di Milano, ha scritto una lettera ai suoi ragazzi sul sito dell'istituto. Manzoni e Boccaccio ci insegnano che in vicende come questa, il rischio è quello dell'avvelenamento dei rapporti umani.

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La vita al tempo del Coronavirus

Le parole di Manzoni e Boccaccio dimostrano in questo momento grande attualità, e sembrano raccontare i nostri giorni col Coronavirus, mettono in risalto le nostre ansie, l'imbarbarimento e la caccia al cibo che stiamo vivendo in questi giorni.

Scrive il Preside del liceo Volta di Milano:

Tra le righe sulla peste nei Promessi Sposi, ho trovato similitudini con questi giorni di ansie sul coronavirus, la caccia al nemico: ieri gli alemanni oggi i cinesi. Così ho scritto ai miei ragazzi una mail di pensieri e consigli perché il sospetto non si trasformi in una caccia all'untore, perché non vedano nell'altro una minaccia. Perché il vero rischio di queste malattie invisibili se non si sta attenti è un imbarbarimento della vita sociale.

Riferendosi al Capitolo 31 dei Promessi Sposi, sull'epidemia di peste che colpì Milano nel 1630, il docente scrive:

In queste pagine  ritroviamo la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto "paziente zero", la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l'emergenza sanitaria.

Infine, esorta i ragazzi a non farsi trascinare dal delirio collettivo, di continuare a condurre una vita normale:

Fate passeggiate, leggete un buon libro. Non c'è alcun motivo di restare chiusi in casa. Non c'è alcun motivo per prendere d'assalto supermercati farmacie, le mascherine del mondo è figlia del nostro tempo, non esistono muri che le possano fermare.

E conclude spiegando che il rischio più grande in questa vicenda, è quello dell'avvelenamento dei rapporti umani e dell'impoverimento del vivere civile:

Rispetto alle epidemie del XIV e del XVII secolo noi abbiamo dalla nostra parte la medicina moderna, non è poco credetemi, i suoi progressi, le sue certezze, usiamo il pensiero razionale di cui è figlia per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità. Se non riusciremo a farlo la peste avrà vinto davvero. Vi aspetto presto a scuola.

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