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La prima vacanza con il fidanzato: consigli di sopravvivenza per i genitori!

di Alessia Calzolari - 26.05.2017 - Scrivici

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Fonte: Pixabay
Arriva l'estate e anche i ragazzi iniziano a sentire la voglia di vedere posti nuovi, magari con la propria anima gemella. Ecco come affrontare la prima vacanza con il fidanzatino, in modo che sia occasione di crescita senza far preoccupare troppo mamma e papà

In questo articolo

Ve la ricordate la vostra prima cotta seria? Quella che vi ha fatto scoprire l’amore, fatta di telefonate – passando magari dal telefono fisso e dal rischio che rispondesse il papà – scuse per vedersi, bigliettini e ricordi conservati nel diario?

Se avete figli adolescenti, prima o poi vi capiterà di rivivere tutte queste emozioni attraverso i suoi occhi (e le lenti della normale gelosia e apprensione da genitore). Adesso che arriva l’estate e siamo tutti in fermento per organizzare le nostre vacanze, anche i ragazzi non sono da meno: forse qualcuno accetterà di trascorrere una parte delle ferie in famiglia, ma chi ha una dolce metà avrà di sicuro iniziato a chiedere di poter partire anche per una breve fuga romantica. Abbiamo chiesto alla dottoressa Marta Musso, psicologa che collabora con l’Associazione CAF Onlus di Milano, come affrontare la prima vacanza col fidanzato/a.

A che età si può andare in vacanza da soli?

Secondo i pedagogisti l’età giusta è intorno ai 16 anni e di solito anche per i ragazzi scatta intorno a quest’età la voglia di essere un po’ più indipendenti dai genitori. Starà poi ai singoli genitori valutare – obiettivamente anche l’effettiva maturità del ragazzo.

Dove andare in vacanza?

L’ideale è un luogo lontano, ma non troppo. Mediare, cioè, tra la voglia di allontanarsi da casa e dai soliti posti, ma senza voler andare agli antipodi. Far andare i giovani piccioncini in un luogo che già conoscono, «può confortare per alcuni aspetti, ma rende meno prudenti per altri», avverte la dottoressa.

Perché acconsentire a una vacanza col fidanzato/a?

Anche se è dura ammetterlo, la vacanza con il proprio amore è la dimostrazione che i vostri figli stanno diventando adulti: i ragazzi rendono pubblico un rapporto e in qualche modo se ne assumono la responsabilità.

In generale, viaggiare, aiuta a conoscersi e misurarsi con situazioni che non si conoscono e, di conseguenza, a crescere ancora di più. In più, è importante assecondare - soprattutto durante l'adolescenza - il bisogno di staccarsi dai genitori: «è un bisogno sano, che porta i ragazzi a prendere le misure del proprio coraggio e della propria resistenza psicologica. Dentro, in realtà, sono però ancora piccoli e fragili, in continua lotta con se stessi e con il mondo circostante. I genitori devono avere pazienza e provare a entrare in questo conflitto, insegnandogli che non è qualcosa da evitare, ma da risolvere e che farlo, spesso, migliora una relazione».

Genitori: istruzioni per l’uso per affrontare questa esperienza


1. Non trattateli da adulti
Da un lato sarà per sempre la vostra bambina (o il vostro bambino), dall’altro è facile aspettarsi, se non addirittura pretendere, atteggiamenti e ragionamenti da adulto. Ricordatevi, però, che un teenager non è un adulto.

Durante l’adolescenza cambiano corpo e cervello: «Questo è importante da tenere in considerazione perché, anche se stanno crescendo, il cervello di un adolescente è anatomicamente diverso da quello di un adulto: le aree dell'autocontrollo e del comportamento volontario sono proprio quelle che si sviluppano per ultime. Gli adolescenti hanno quindi un senso del pericolo molto basso e uno scarso autocontrollo. Queste premesse sono fondamentali da tenere in considerazione prima di un momento importante come le prime vacanze da soli, non perché debbano essere vietate, ma perché devono essere affrontate nel giusto modo».


2. Parlatene insieme
Per affrontare la prima vacanza col fidanzato nel modo giusto, «la cosa migliore è cercare di parlare, preparare e far riflettere sul senso e sulle conseguenze di certe azioni. Non in modo giudicante o minaccioso, ma anzi sintonizzandosi il più possibile con il proprio figlio, provando a ricordare il proprio tempo da adolescenti e mettendosi nei loro panni. Se i ragazzi si “sentono sentiti”, sapranno far un uso molto migliore degli insegnamenti che vorrete dargli. I comportamenti trasgressivi calano quanto più si diventa capaci di tenere conto delle alternative e di valutare le conseguenze delle proprie azioni e se le risorse cognitive di un adolescente ancora non lo consentono, tocca alla saggezza di mamma e papà».

3. Condividete il programma
Se vi rende più sicuri, chiedete di condividere a grandi linee i loro programmi con voi, ma con il solo obiettivo di una sana e sincera curiosità, un po’ come chiedereste a un amico informazioni prima di una vacanza.

4. Abbiate fiducia
Ogni situazione, storia e contesto è diverso e va valutato a sé. La base però è sempre e solo una: «occorre dare fiducia!» Probabilmente, una volta partiti, sarete in ansia ma è bene rasserenarsi e pensare a tutti gli aspetti positivi che questa vacanza avrà sui vostri figli.

5. Concordate un contatto minimo
Un buon compromesso potrebbe essere almeno una telefonata al giorno, ma ricordando che mamma e papà sono disponibili a rispondere (e ad aiutare) a qualunque problema. «Quando li sentirete non riversategli addosso i vostri timori e le vostre paure, ma ascoltateli per la curiosità di sapere se si stanno divertendo e condividere con loro l’emozione del viaggio».


6. Ascoltate senza necessariamente raccontare

Raccontare la vostra prima vacanza col fidanzato/a non è detto che sia una buona idea: «anche i genitori potrebbero avere qualche scheletro nell’armadio e non essere proprio degli esempi virtuosi. Meglio ascoltare cos'hanno loro da dire: quali sono le loro aspettative, speranze e timori».

7. Meglio un confronto one-to-one
Ricordatevi, infine, che queste discussioni sono solo tra voi genitori e i vostri figli, «non coinvolgete anche l’altro partner, che probabilmente avrà un altro punto di vista (a meno che non abbiate concordato prima una linea comune). Meglio far mettere insieme i due confronti avuti dai ragazzi con i rispettivi genitori in un secondo momento, senza situazioni di (potenziale) imbarazzo».

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Aggiornato il 11.07.2018

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