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Primo soccorso in vacanza: il kit da portare

di Luisa Perego - 03.08.2023 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
Il bimbo sta male in vacanza? La dieta differente gli ha fatto male al pancino? O si è punto con un riccio? Il kit del primo soccorso in vacanza

In questo articolo

Kit di primo soccorso

Siete in vacanze e il bimbo... e il bimbo si ammala. Come comportarsi e che cosa portare con sé in caso di diarrea, puntura di medusa, di riccio o di febbre? I consigli sul primo soccorso in vacanza.

Prima di partire, cosa deve esserci in ogni cassetta del pronto soccorso?

  • Termometro per la febbre
  • Supposte o sciroppo contro la febbre (paracetamolo o ibuprofene)
  • Una pomata contro le punture di insetti
  • Una protezione solare
  • Gel anti-prurito
  • Una pinzetta
  • Cerotti di diverse dimensioni e materiali per fasciature
  • Disinfettante per le ferite
  • Gocce per lavaggi nasali
  • Medicine singole di cui si ha bisogno, ad esempio contro l'asma
  • Il numero di telefono del tuo pediatra

Che fare? Occorre cercare di rimuovere le spine rimaste nella pelle, lavare possibilmente con un disinfettante e tenere sotto controllo, per cogliere segni di infiammazione (gonfiore, arrossamento che aumenta). Immersione o impacchi con acqua calda possono attenuare il dolore. Se questo persiste, può essere utile anche la somministrazione di un antidolorifico, come ibuprofone o paracetamolo.

  1. uscire dall'acqua
  2. lavare con acqua di mare
  3. togliere i residui di tentacolo
  4. lavare con acqua molto calda per ridurre il dolore o usare creme a base di solfato di alluminio o cloruro di alluminio

Per prima cosa bisogna stare calmi e tranquillizzare il bambino. Se si agita, il sanguinamento peggiora.

Poi: far piegare il bambino leggermente in avanti per liberare le vie respiratorie e subito dopo tenere premute le narici tra indice e pollice per qualche minuto.

La pressione crea un vasospasmo che fa cessare l'emorragia.

Secondo il sito HealthyChildren, dell'Associazione americana dei pediatri, la pressione va esercitata per una decina di minuti: durante questo periodo meglio non controllare se il naso ha smesso di sanguinare, perché si rischia di far ripartire un flusso che si stava arrestando. Se dopo dieci minuti l'epistassi non si è arrestata, la pressione va ripetuta per altri 10 minuti.

Se persiste anche dopo questo intervallo di tempo, contattare il pediatra.

Anche sciacquare il naso con acqua fredda o avvicinare alla narice un cubetto di ghiaccio avvolto nel fazzoletto può aiutare ad arrestare l'emorragia o ridurre il rischio che si ripeta, dopo che si è arrestata.

L'ape (e solo l'ape) perde il pungiglione dopo avere punto.

Se il bimbo viene punto da un'ape ed è rimasto il pungiglione, occorre estrarlo dalla zona colpita aiutandosi con delle pinzette; già in questo modo si riconosce la puntura di ape da qualsiasi altro insetto. Poi (questo vale anche per le altre punture):

  • applicare ghiaccio;
  • per lenire il dolore, è possibile somministrare del paracetamolo;
  • tenere il bambino sotto controllo per circa 2 ore, il tempo necessario per verificare che non avvengano reazioni di ipersensibilità, una sorta di reazione allergica al veleno dell'insetto.

Per togliere una zecca serve una pinzetta (va bene anche quella per le sopracciglia). L'animale va afferrato il più possibile vicino alla superficie della pelle, e rimosso tirando dolcemente ma con decisione e cercando di imprimere un leggero movimento di rotazione verso sinistra.

Attenzione a non schiacciare il corpo della zecca durante questa operazione, per evitare il rischio di rigurgito, che potrebbe favorire la trasmissione di eventuali germi patogeni. Una volta rimossa la zecca, si può pulire la pelle con un disinfettante non colorato. No ai rimedi della nonna, come cercare di soffocare la zecca con olio o alcool.

Se hai rimosso la zecca, ma la testa è rimasta attaccata alla pelle, deve essere rimossa con un ago sterile (come si fa per togliere una scheggia). Chiama il medito se non riesci a togliere la zecca oppure se nella settimana successiva compaiono febbre o un'eruzione cutanea.

Cose da fare dopo aver tolto la zecca

  • Controllare se si è coperti dall'antitetanica e, in caso negativo, contattare l'Asl per effettuare questa vaccinazione.
  • Tenere sotto controllo per circa 30-40 giorni l'area colpita. Se c'è stata trasmissione della malattia di Lyme, nell'area interessata dalla puntura comparirà un eritema caratteristico, detto eritema migrante. Si tratta di un anello rosso tondeggiante che si allarga sempre più. Se compare, bisogna rivolgersi subito al medico.
  • Contattare il medico se compaiono febbre, mal di testa, malessere generale, ingrossamento delle ghiandole, dolori articolari, spiegandogli di essere stati punti da una zecca.

Per evitare infezioni, lava la parte ferita sotto l'acqua corrente e rimuovi eventuali sassolini o schegge con un panno pulito o con una pinzetta.

Bisogna poi:

  • Disinfettare con sostanze antisettiche;
  • Coprire con garze e cerotti per evitare di sporcare la ferita.

Il bambino deve essere visto da un medico in caso di:

  • persistenza del sanguinamento
  • se la ferita è profonda
  • se la ferita è conseguenza del morso di un animale
  • se un oggetto ha perforato la pelle ed è ancora nel corpo
  • se taglio coinvolge l'occhio o la cartilagine del naso o dell'orecchio
  • Bagnare con acqua fredda corrente, sia per raffreddare sia per lavare via eventuali sostanze con cui il bambino è venuto a contatto. Anche l'applicazione di ghiaccio può essere utile, se non ci sono lesioni profonde;
  • applicare una crema o un gel idratante e in grado di favorire la riepitelizzazione (per esempio preparati con acido ialuronico);
  • coprire con una garza sterile per 24 ore, evitando adesivi.

Il rischio maggiore delle ustioni anche di primo grado sono le sovra infezioni e per questo è fondamentale mantenere la massima igiene. Bisogna considerare che l'ustione procura fastidio, per cui il bambino nei giorni successivi tende a grattarsi e questo, come l'attrito con i tessuti, potrebbe favorire la penetrazione di germi.

Il primo trattamento è molto semplice: occorre cercare di abbassare la temperatura, con queste strategie:

  • spostare il bambino in un ambiente più fresco;
  • togliergli i vestiti;
  • bagnarlo con acqua fresca (va bene anche avvolgerlo in un telo umido);
  • dargli da bere, a piccoli sorsi, acqua o soluzione salina reidratante, per reintegrare i sali minerali persi con la sudrazione;
  • dargli un antipiretico – paracetamolo o ibuprofene

Nelle situazioni più superficiali bastano questi accorgimenti – in genere il bimbo si riprende in 15-30 minuti - e un controllo successivo dal pediatra. Nelle situazioni che appaiono come più serie occorre anche allertare il 112 o 118.

In estate, la gestione del bambino con la febbre non cambia rispetto all'inverno.

Occorre:

  • Misurare la temperatura con un termometro adeguato: al momento le linee guida consigliano di usare solo il termometro digitale in sede ascellare;
  • Tenere fresco il bambino, cioè non coprirlo e tenerlo in un ambiente fresco;
  • Farlo bere;
  • Usare l'antipiretico solo in caso di malessere generale (e non solo perché la temperatura è alta);
  • Come antipiretico, usare solo il paracetamolo oppure l'ibuprofene (e non altri farmaci), chiedendo il dosaggio corretto da utilizzare al proprio pediatra. Anche se oggi i foglietti illustrativi di questi farmaci riportano i dosaggi in maniera corretta (dipendono dal peso del bambino) è sempre meglio avere la supervisione del medico.

Se ha la diarrea

In caso di diarrea, la cosa più importante è bere molto! Quindi è giusto continuare a dare al bimbo dei liquidi anche se è debole: ai bambini che sono ancora allattati, le linee guida raccomandano di proseguire nell'allattamento. In alcuni casi, quelli più gravi, potrebbe essere necessario sospendere temporaneamente il latte artificiale, dando la precedenza a una soluzione reidratante, e poi reintrodotto dopo qualche ora.

Se il bambino ha più di due mesi e gli episodi non sono eccessivamente frequenti (meno di 7-8 durante il giorno) basta somministrare della soluzione reidratante orale (si trova in farmacia) per ricostituire le riserve di sale e zuccheri dell'organismo, riducendo il rischio di disidratazione.

Se alla diarrea si somma il vomito, potrebbe essere un problema la reidratazione orale: in questo caso, la soluzione va data poco alla volta, con un cucchiaino, meglio se fredda.
Occorre invece rivolgersi al medico se il bimbo ha meno di due mesi oppure se la diarrea è molto intensa (più di 8 episodi al giorno) o associata a vomito persistente (per più di 6-8 ore): il rischio è quello di disidratazione.

Se già svezzato, in molti casi, il bambino potrebbe non desiderare cibo ed è quindi bene assecondarlo e non forzarlo a mangiare
Quando però gli torna l'appetito, il digiuno non serve: il piccolo può tornare alla normale alimentazione.

L'aria e l'acqua di mare possono avere un effetto benefico sulla salute delle vie respiratorie di grandi e piccini. Ma come bisogna comportarsi se il bambino ha la tosse e il raffreddore proprio durante una vacanza al mare? Lo si può portare in spiaggia?

Se la tosse e il raffreddore sono insorti da poco bisogna essere molto prudenti, evitando stress termici come bagni al mare ed esposizione al sole. Potrebbe infatti capitare che i sintomi peggiorino nell'arco di 24/72 ore e si presenti la febbre o altre complicazioni. Quindi, sarebbe meglio evitare il mare e tenere il bambino a riposo.

Se invece il raffreddore o la tosse durano da un po' di tempo, una vacanza al mare potrebbe essere l'ideale per aiutare la guarigione visto che l'aria e l'acqua del mare aiutano a liberarsi più facilmente dal muco. Attenzione, però, bisogna prima contattare il pediatra e sentire il suo parere, soprattutto per evitare di portare in spiaggia un bambino con i sintomi di un'infiammazione ai timpani o di una bronchite.

In caso di assunzione di antibiotico, invece, è importantissimo verificare l'eventuale fotosensibilità del farmaco.

Prurito e sensazione di orecchio ovattato. Arriverà poi il dolore. La prima cosa da fare in presenza di un'otite esterna è evitare – almeno per qualche giorno – di far entrare altra acqua nell'orecchio. Non significa che il bambino, magari in vacanza al mare, non si può più avvicinare all'acqua fino a che non è passata l'infezione: l'importante è che non bagni la testa o addirittura la metta sott'acqua.

In caso di dolore all'orecchio o di presenza di secrezioni occorre ovviamente rivolgersi al pediatra, che valuterà la situazione. Se si tratta proprio di otite esterna, la terapia indicata è una terapia locale con antibiotico (o con antibiotico e antinfiammatorio), da instillare nel condotto uditivo.

Solo in – rari – casi particolari verrà consigliato un antibiotico da assumere per via orale. Per alleviare il dolore, invece, può essere utile somministrare del paracetamolo. Il pediatra valuterà anche le situazioni nelle quali potrebbe essere opportuna una visita dall'otorino, per esempio se permangono delle secrezioni.

Bibliografia

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